Cronaca

Ponte, incontro tecnico ma i tecnici sono solo tre: le province danno buca

Tanto per rendere l’idea: nessuna slide e nessun disegno progettuale è stato mostrato. Critiche sono però arrivate per il progetto di Scaroni, perché non dà alcuna garanzia dopo la riapertura, hanno sottolineato sia Agostino che Gerevini.

GUSSOLA – Un incontro che doveva essere tecnico, ma al quale alcuni dei tecnici invitati non si sono presentati: non c’era l’ingegner Fabio Scaroni, che ha redatto il progetto di incerottamento del ponte sul Po Casalmaggiore-Colorno, non c’erano i tecnici delle due Province, per Parma Gabriele Annoni, per Cremona Patrizia Malabarba.

Non c’erano, ma la cosa era del tutto prevedibile: difficile sperare infatti che i tecnici della provincia, su un progetto che non offre moltissime garanzie soprattutto su tenuta e durata, si sottoponessero alle domande ‘tecniche’ di ingegneri e geologi altrettanto esperti in materia e piuttosto critici sulla soluzione che sta avanzando. Quando è così, con i politici in maggioranza sui tecnici, appunto, è difficile pensare di rispettare quello che voleva essere il senso iniziale dell’incontro, comunque interessante proprio per la presenza dei tecnici anche se non propriamente ricco di novità.

Sono state proprio le critiche dei tecnici la parte interessante della serata anche se, in assenza del contraddittorio, si sono rivelate un po’ fini a se stesse. Sarebbe stato interessante sentire le risposte alle critiche precise e puntuali di Gerevini, Agostino e Dieci. Non è stato possibile.

Un mezzo flop dunque, quello del Comitato TPT, quanto meno per intenti. E che il malcontento fosse piuttosto evidente lo si è capito dalle reazioni non solo dei membri del comitato stesso, ma da quelle di alcuni amministratori presenti. “Ho organizzato un incontro per far fare passerella alla politica – ha detto al termine un piccato Stefano Belli Franzini – visto come è andata aveva senso farlo prima, ed in maniera diversa. Avrei dovuto essere, come gli altri amministratori presenti, tra il pubblico ad ascoltare, poi siamo stati chiamati al tavolo dei relatori”.

Progetti a confronto, questo il titolo, scelto dal Comitato Treno Ponte Tangenziale, che ha organizzato a Gussola questo vertice per provare a fare il punto della situazione. I progetti, in particolare, erano da un lato quello di Scaroni, dall’alto quello del professore del Politecnico di Milano Edmondo Vitiello, rappresentato dall’ingegnere casalese Aldo Gerevini, unico tecnico presente assieme a Maurizio Agostino, tecnologo del calcestruzzo e a Massimo Dieci, ingegnere. Per il resto, al tavolo, sedevano Davide Viola, presidente della Provincia di Cremona, Stefano Belli Franzini, sindaco di Gussola e dunque padrone di casa, Filippo Bongiovanni sindaco di Casalmaggiore e Paolo Antonini, presidente del Comitato Treno Ponte Tangenziale. Tra il pubblico Stefano Capaldo del Movimento 5 Stelle assieme a Marco Degli Angeli, neo consigliere regionale sempre per i pentastellati, Gabriel Fomiatti e Alberto Fazzi del Listone e Orlando Ferroni, che alla fine è intervenuto sostenendo ancora l’opportunità di un ponte provvisorio, del quale però non si è parlato. Tra il pubblico anche Pierluigi Pasotto e Annamaria Piccinelli (CNC) e il sindaco di Martignana Po Alessandro Gozzi.

Così l’incontro, non per colpa degli organizzatori ma degli assenti, rimarcati da Antonini con una certa stizza, non è stato quel che doveva essere. Tanto per rendere l’idea: nessuna slide e nessun disegno progettuale è stato mostrato. Critiche sono però arrivate per il progetto di Scaroni, perché non dà alcuna garanzia dopo la riapertura, hanno sottolineato sia Agostino sia Gerevini. Gerevini ha sottolineato che, al posto dei tecnici della provincia di Parma non dormirebbe sonni tranquilli, Agostino ha parlato di una relazione contraddittoria per quello che è il suo ambito di competenza, ossia il calcestruzzo, dato che in alcuni punti si specifica che lo stesso è ammalorato dal fenomeno della carbonatazione avanzata, quando poi però i carotaggi, sempre stando al progetto, non avrebbero dato problemi. “O è vera la prima, o è vera la seconda”.

Il malcontento del pubblico è stato palese. La soluzione adottata dalla provincia di Parma non offre nessuna garanzia. Impietosi i tecnici sullo stato del ponte e sul monitoraggio. Il rischio – non fittizio ma reale – è quello che possa venir chiuso nell’immediato appena uno dei sensori segnalerà la più piccola delle anomalie. Al pubblico è stato pure spiegato che il ponte, nelle condizioni in cui era, non aveva altre prospettive se non della chiusura totale: “Per come era messo – ha spiegato Gerevini – avrebbe potuto crollare anche per il suo stesso peso”. Lo stesso Gerevini ha parlato di rischi, spiegando che non tutte le rotture sono prevedibili con anticipo.

L’impressione è che in sala vi fossero più sostenitori per il progetto di Vitiello, quello che porterebbe alla sostituzione completa delle strutture orizzontali, mantenendo i piloni verticali, in buone condizioni. Questo consentirebbe di dare al ponte una vita utile di 35-50 anni investendo un anno di lavoro, dunque terminando qualche mese dopo rispetto alla consegna prevista del progetto di Scaroni, ossia dopo maggio 2019, ma con garanzie maggiori sul lungo periodo. Alla fine però tutto è già stato deciso, con il progetto di Scaroni premiato dalla Provincia di Parma che del resto lo aveva affidato, e dunque la sensazione di impotenza ha prevalso sul resto. Anche sulle polemiche, incentrate come sempre sulle lungaggini burocratiche e sul disastro ferroviario quotidiano della Parma-Brescia, che dovrebbe – ma non è – essere una alternativa valida al ponte chiuso.

G.G. & N.C.

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