Cultura

Daniela Bellini, l'arte oltre le macerie: dal negozio dismesso al centro espositivo

Un ringraziamento speciale va a Eleonora Tognetti, la compagna di vita di suo figlio, che l’ha aiutata in questa impresa apportando, oltre che supporto e condivisione, una buona dose di talento e maestría

CASALMAGGIORE – “Guardando le macerie e il rottame che c’erano all’interno mi si è accesa una lampadina e l’idea ha preso forma. Così ho chiesto al proprietario, che molto gentilmente me lo ha concesso, se potevo usufruire del negozio dismesso”.

Queste le prime parole di Daniela Bellini mentre mostra la sua strabiliante installazione all’interno di un negozio dismesso da un po’ di tempo a ridosso della piazza. Daniela è una donna sensibile e creativa, dotata di fantasia e intraprendenza; le sue borse, i suoi cestini per le biciclette, i suoi abiti, spesso disegnati da lei, e tanto altro ci parlano della sua natura artistica e del suo buon gusto.

Ma Daniela non è solo questo, è anche curiosa e attenta alle tendenze da cui pesca per esprimere al meglio il suo estro e aggiungo anche che la sua mente è avanti cent’anni. In tante città sia in Italia che all’estero, ha preso il via il recupero di luoghi abbandonati, fatiscenti come negozi appunto, fabbriche, capannoni, vecchie abitazioni, per essere adibiti a spazi espositivi per mostre, installazioni o eventi.

Questo permette il recupero di tante aree dismesse che diventano teatro del bello, dove si respira aria frizzante e che restituiscono al cittadino il piacere di tornare a godere di una zona prima ritenuta morta. E questo ha fatto Daniela a Casalmaggiore, ha ridato vita ad un occhio vetrina, proprio in centro, che non aveva più nulla da offrire se non polvere e un filo di tristezza.

Uno spazio espositivo prevalentemente dedicato alle donne e a temi a loro correlati. la prima installazione ci parla di violenza e di abusi. Le macerie e il tulle nero rappresentano il trauma profondo della violazione, del tormento, della ferita in cui versano l’anima e il corpo di una donna che subisce maltrattamenti, un abisso scuro evidenziato anche dalla luce bassa, un’atmosfera che trasmette a chi guarda senso d’angoscia.

Poi, quando l’occhio si distoglie da questo enorme ammasso di macerie e comincia ad osservare tutto lo spazio, ci si accorge che la speranza non manca; ce lo dicono le scarpe, adornate come quelle delle principesse, per solcare i passi della rinascita, le borse che portano messaggi e slogan di ribellione, i bijoux per tornare a curare il proprio aspetto e le foto che vedono volti tristi, sguardi vuoti e mani incatenate trasformarsi in donne eleganti, forti e sorridenti. Una grande idea messa a disposizione di chiunque abbia voglia di esprimersi, di dire qualcosa attraverso una sua opera e di chi invece le opere se le vuole gustare o comprare. Periodicamente verrà trattato un tema che darà spazio ad un nuovo allestimento e chiunque voglia in qualche maniera farne parte, non ha che da contattare l’ideatrice di questo bel progetto, che oltre a dare spazio agli artisti, impreziosisce un angolo della nostra città.

Un ringraziamento speciale va a Eleonora Tognetti, la compagna di vita di suo figlio, che l’ha aiutata in questa impresa apportando, oltre che supporto e condivisione, una buona dose di talento e maestría e al proprietario del locale, senza la cui gentilezza questa bella idea sarebbe forse rimasta solo un sogno.

Giovanna Anversa

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