Cronaca

Piadena-Drizzona, cosa pensano i cittadini? Primo mini sondaggio E tanti dubbi sul nome...

Abbiamo chiesto ad alcuni cittadini il loro punto di vista sulla questione che a giugno diventerà oggetto di un referendum popolare. Ecco cosa hanno risposto tra opportunità e perplessità...

PIADENA – Prende forma il progetto di fusione dei comuni di Piadena e di Drizzona, non l’unico caso nel casalasco ma uno dei più significativi. Abbiamo chiesto ad alcuni cittadini il loro punto di vista sulla questione che a giugno diventerà oggetto di un referendum popolare.

P. ha circa 60 anni, è un imprenditore di Piadena. «Sono d’accordissimo sulla fusione – afferma -, anzi dovrebbe allargarsi anche a Voltido e ad altri comuni limitrofi, sempre che l’operazione porti davvero a risparmi per i cittadini, non come nel caso del provvedimento sulle province che ha creato solo disagi. Quando ero ragazzo Cappella de’ Picenardi aveva 1800 abitanti, ora ne ha un decimo, come può gestire i servizi quando un eventuale costo improvviso rischia di far sballare il bilancio?». E sul nome? «Non mi interessa, importante è ottenere risparmi nel tempo». Pare ce ne siano da subito, coi contributi dello Stato. «Sì – qui parla l’imprenditore – ma quelli escono sempre dalle nostre tasche».

«Fusione? Perché mai?». Risponde così G., 20 anni, piadenese dalla nascita, mentre le parliamo del progetto che sta interessando il suo comune e quello di Drizzona. Il suo “no”, però, è motivato. E ce lo spiega lei, mentre ci dice che «c’è un po’ di disinformazione in questo progetto». E aggiunge: «Se mi spiegheranno nel dettaglio le motivazioni che dovrebbero portarmi a votare “sì” al referendum, sarò disposta a ricredermi e a dare parere favorevole, purché siano chiari i vantaggi che l’operazione della fusione porterebbe nella vita di tutti i giorni». Lei, qualche motivo, lo ipotizza. «Sicuramente alla base di questa idea ci saranno motivi economici. Se così fosse tutto avrebbe un senso». E il nome? «Sicuramente – ci spiega – converrebbe mantenere il nome di Piadena, che è il centro con più abitanti ed è sicuramente il riferimento più conosciuto per chi viene da fuori provincia».

A darle man forte è un altro studente poco più che ventenne, R., che ci spiega che «Piadena e Drizzona sono storicamente due realtà distinte. Perché dovrebbero unirsi proprio ora? Forse – ipotizza – perché per come stanno oggi le cose in Italia non ha più senso avere due comuni distinti di così pochi abitanti nel raggio di pochi chilometri. Conosco anche il caso di Torre de’ Picenardi e di Cà d’Andrea, diverso ma uguale nei princìpi, e credo che un po’ di chiarezza in più, che sicuramente l’amministrazione comunale farà nelle prossime settimane, potrà essere decisiva».

Anche M. è imprenditore, di poco sopra i 40 anni. «Sono a conoscenza dell’operazione fusione, anche se non sono mai andato alle riunioni informative. Devo dire che non ho ancora deciso cosa voterò, in quanto sulla fusione sono d’accordo, sul nome molto meno. Credo sarebbe meglio mantenere il nome di Piadena, che è un centro molto più grande rispetto a Drizzona. In ogni caso importante è arrivare al risultato, per questo al momento sono leggermente orientato per il sì. Anche in famiglia e tra i parenti l’indirizzo è lo stesso».

I. è agente di commercio di 60 anni, ed è “fusionista” convinto: «Penso sia necessario farla, tenuto conto che il comune inteso come comunità non viene toccato, e la salvaguardia delle tradizioni e della cultura locale spetta ai cittadini. Anzi, il Comune inteso come centro di servizi lo vedo limitato se si fermerà a Piadena e Drizzona; credo si debba arrivare a un bacino di 10mila abitanti per limitare davvero i costi». Il nome? «Quando si parla di qualità dei servizi il nome passa in secondo piano, tanto più che l’ulteriore allargamento che auspico potrà modificarlo. Non sono né per “Piadena-Drizzona” né per “Piadena e Drizzona”, credo dovremmo individuare un terzo nome legato al territorio». In famiglia? «Siamo abbastanza allineati, solo qualcuno ha riserve proprio sul nuovo nome».

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