Economia

Confcommercio, i dati sulla sofferenza del casalasco. Un quadro destinato ad aggravarsi

Per i negozi di vicinato, il calo indiscutibile del flusso di soggetti avventori che dalla sponda parmigiana si spostavano a Casalmaggiore ha causato in genere una diminuzione degli incassi

CASALMAGGIORE – I dati di Confcommercio non sono quelli più recenti. Risalgono a un paio di mesi fa. Ma il quadro sulle ricadute (di natura economica) sui commercianti della chiusura di Ponte Po è abbastanza significativo. Poi ogni storia è una storia a se, ne abbiamo raccontate tante in questi mesi, ed ogni attività vive in maniera diversa la – crisi indotta – che si assomma a quella di sistema.

Abbiamo dato conto di attività che han chiuso. Studi di liberi professionisti che vivevano quasi esclusivamente delle sinergie venutesi a creare tra le due sponde del fiume. Conto anche dei danni (valutabili attorno al 30%) economici per l’Oglio Po, l’ospedale, che resta comunque la più grande azienda del territorio.

L’analisi di Confcommercio naturalmente è impostata per categorie e non ci sono tutte. Il dato è un dato medio per categoria. Una breve indagine dunque, ma comunque significativa: “Nello specifico – spiega Giulio Adami nella sua relazione – abbiamo interpellato i rappresentanti dei negozi di vicinato in genere, della ricezione alberghiera e della ristorazione.

Per i negozi di vicinato, il calo indiscutibile del flusso di soggetti avventori che dalla sponda parmigiana si spostavano a Casalmaggiore ha causato in genere una diminuzione degli incassi e quindi del fatturato rispetto allo stesso periodo dello scorso anno quantificato tra 15 e il 25 % a seconda della categoria merceologica, con una maggior sofferenza nel settore dell’abbigliamento e accessori in genere.

Le aziende riconducibili alla ricezione alberghiera, lamentano anch’esse una diminuzione attorno al 20% delle presenze dovuta in gran parte alle cancellazioni intervenute all’indomani della chiusura del manufatto poiché il tragitto a volte più che radoppiato sia in termini chilometrici che temporali ha fatto desistere parecchi soggetti dal partecipare o visitare le diverse manifestazioni fieristiche sul territorio di Parma, i quali avevano eletto in Casalmaggiore la propria temporanea residenza.

In merito infine alla terza componente, quella della ristorazione, abbiamo forse la testimonianza di maggior sofferenza, poiché il traffico ‘di frontiera’ essendosi notevolmente ridotto ha fatto si che gli offerenti tale servizio si siano scontrati con la drastica riduzione dei frequentatori giornalieri che per lavoro si spostavano dal nord al sud e viceversa lamentando una diminuzione attorno al 25% con punte massime di superamento anche del 30%”.

A questi dati vanno assommati quelli – inquantificabili – ai pendolari: maggiori spese di spostamento, erosione dei permessi, minor tempo da trascorrere in famiglia. Un quadro in cui – a parte le agevolazioni TARI – predisposte dal comune di Casalmaggiore per i commercianti, nessuna altra iniziativa in merito è stata prese per andare incontro ai cittadini, a nessun livello.

Nazzareno Condina

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...