Ambiente

Carra (Coldiretti Mantova): "Ora dal nuovo Parlamento uno stop al CETA"

“Solo a livello mantovano – ricorda Carra – il Ceta metterebbe a rischio filiere strategiche per l’economia del territorio, come quella del Parmigiano Reggiano, che sarebbe commercializzato in Canada col nome Parmesan"

“Dal Parlamento italiano che si insedierà dopo le elezioni ci attendiamo la mancata ratifica del Ceta, l’accordo di libero scambio tra Europa e Canada, dal momento che una maggioranza assoluta e trasversale dei parlamentari eletti si era dichiarata contraria a un’intesa fortemente penalizzante del Made in Italy agroalimentare, al punto che su 292 denominazioni italiane riconosciute, ben 250 non godono di alcuna tutela nel trattato”.

Lo dice Paolo Carra, presidente di Coldiretti Mantova, che ricorda la battaglia condotta dal sindacato agricolo tramite un’alleanza ampia sul fronte “No Ceta”, alla quale hanno aderito a livello nazionale diverse organizzazioni.

Oltre a Coldiretti, infatti, avevano espresso il loro “no” anche Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food International, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch. Una mobilitazione che aveva portato ad esprimere una posizione contraria 14 regioni, 18 province 2400 comuni e 90 Consorzi di tutela delle produzioni a denominazioni di origine.

“Solo a livello mantovano – ricorda Carra – il Ceta metterebbe a rischio filiere strategiche per l’economia del territorio, come quella del Parmigiano Reggiano, che sarebbe commercializzato in Canada con il generico nome di Parmesan, o dei Prosciutti di Parma e San Daniele”.

L’accordo – spiega la Coldiretti – è entrato in vigore in via provvisoria il 21 settembre in attesa di essere ratificato da tutti i Parlamenti degli Stati membri dell’Ue ma è destinato ora a trovare lo stop di quello italiano.

La svendita dei marchi storici del Made in Italy agroalimentare non è solo un danno sul mercato canadese ma – sottolinea la Coldiretti – si è dimostrata essere soprattutto un pericoloso precedente nei negoziati con altri Paesi, dal Giappone ai Mercorsur che sono autorizzati cosi a chiedere le stesse concessioni.

Il Ceta – denuncia la Coldiretti – uccide il grano duro italiano con il crollo dei prezzi favorito dall’azzeramento strutturale i dazi per l’importazione dal Canada dove peraltro viene fatto un uso intensivo di glifosato nella fase di pre-raccolta, vietato in Italia. E pesa anche – conclude la Coldiretti – l’impatto di circa 50.000 tonnellate di carne di manzo e 75.000 tonnellate di carni suine a dazio zero da un Paese dove si utilizzano ormoni della crescita vietati in Italia.

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