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Artemis, MUVS, Dimensione Danza. Francesca Cerati, parte di uno spettacolo intenso

A rendere straordinaria la serata è stata - protagonista indiscussa - l'emozione. I ballerini di Artemis Danza sono stati cibo per l'anima e la trilogia del secondo tempo dello spettacolo - Violetta, Tosca e Aida - una piccola perla

CASALMAGGIORE – Dietro a un palco, dentro a un palco, dentro le cose. Nell’ombra di quando le luci poi si spengono e nella luce intensa dei fari di scena. Ieri sera, in un teatro comunale completamente esaurito, a un anno esatto da quell’8 marzo del 2017, è andato in scena lo spettacolo degli amici di Francesca Cerati, a cui hanno lavorato con tantissima forza mamma Laura Passerini e papà Vincenzo Cerati.

A rendere straordinaria la serata è stata – protagonista indiscussa – l’emozione. I ballerini di Artemis Danza sono stati cibo per l’anima e la trilogia del secondo tempo dello spettacolo – Violetta, Tosca e Aida – una piccola perla, incastonata in una collana di coralli. Davvero meravigliosi gli amici di Francesca, davvero intenso ogni passo, ogni espressione corporea, ogni istante di quella danza.

Capisci tante cose. Capisci perché di quel susseguirsi di emozioni Francesca era parte, capisci che non avrebbe potuto far parte di null’altro che di quella eterea, anche se molto fisica, emozione. La musica di Verdi, i passi così, come li ha disegnati per ognuno di loro, Monica Casadei. Lo stato d’animo della sala: una miscela sublime, dall’intensità difficilmente spiegabile.

Ma straordinaria è stata anche la performance dei MUVS guidati in maniera egregia da Pamela Carena. “Quando il tuo nome è una mano che non posso più stringere”. Una mano che non si può più stringere, un’anima che si è fusa comunque nella musica e nei passi. Anche Dimensione Danza e Nilla Barbieri hanno dato il loro contributo, tanti giovani e giovanissimi volti, tanti piccoli passi. Unici, appassionati, leggeri.

Nilla non se l’è sentita di leggere cosa ha rappresentato per lei Francesca, la sua storia intrecciata con quella della ballerina casalasca partita per l’altrove per sempre, per sempre presente. Ha avuto paura di emozionarsi, di fermarsi, di quel pubblico la cui carica era pari a quella di chi poi si esibiva sul palco. Non se l’è sentita di prendere parte sotto le luci intense, davanti a 300 sguardi fermi, a cuore aperto, nudo. Lo ha fatto – con un’intensità indicibile – dietro il sipario, sotto la luce fioca di una lampada. Ma l’emozione non si è comunque arrestata, è arrivata tutta in sala.

Francesca c’era, Francesca c’è. E non è un modo di dire di chi resta, una frase di circostanza, da dire a chi resta per frenare, per fermare il dolore. Quello non si ferma. Resta sospeso, insieme ai sorrisi e ai bellissimi ricordi. Francesca c’è, nelle splendide foto di papà Vincenzo, quelle foto che sembrano parlare e raccontare ogni volta, che perpetrano la bellezza, l’energia, la forza ed il coraggio.

Francesca c’è. In ogni iniziativa (e sono state davvero tante) che da quell’8 marzo si è susseguita a suo nome. Nei tanti – tantissimi – gesti di solidarietà che da un anno a questa parte si legano alla ballerina casalasca, nei bandi che premiano alcune piccole ballerine che ripercorranno la stessa strada. Francesca c’è, nei banchi di tanti mercati, ed ogni volta che tra quei banchi un sorriso si posa. C’è nei piccoli segni raccontati da mamma Laura, in quella presenza dei segni impossibili da spiegare come fossero tutti frutto del caso.

Francesca c’era, Francesca c’è. Nelle parole e nei ricordi. Quasi almeno uno al giorno, da 365 giorni a questa parte nei tanti che le hanno voluto bene e che la portano nel cuore. Alcuni pensano – compreso chi scrive – che tutti gli esseri viventi siano carne ed energia vitale. E che quell’energia sia della stessa sostanza di quella dell’universo, di quella dei luoghi.

Quando si parte per l’altrove, così come è stato per Francesca, l’energia – quella che qualcuno chiama anima – torna a far parte di quella dei luoghi, di quella dell’universo. Cambia soltanto forma. E l’energia dello splendido teatro comunale casalese, ieri sera, non era solo quella degli splendidi interpreti – tutti davvero splendidi – che hanno danzato sul palco. Non era solo quella della bella interpretazione di Tommy, chitarra e voce, di ‘whish you were here’ di David Gilmour suonata in ricordo della sorella. Non era solo la somma di quella energia con quella – emotiva, emozione pura – di tutto il pubblico, dei familiari. Non era solo nelle parole e nel momento semplice di convivialità messo in campo a fine spettacolo dai volontari di MIA, the alla menta e biscotti della tradizione subsahariana, sorrisi ed abbracci. C’era un – di più – di energia difficilmente spiegabile.

In quel – di più – ai confini dell’ombra e dentro l’intensa luce, Francesca c’era. Francesca c’è. E ci sarà, immensa come sempre, pure nei giorni che verranno.

Nazzareno Condina

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