I guai del ponte casalese "sbarcano" in Svizzera Ecco il servizio di radio SRF
Alla fine il servizio si lancia in una disamina che è un pronostico inquietante: l’autunno porterà inondazioni, con queste niente lavori al ponte (che però dovrebbero partire proprio tra settembre e ottobre) e struttura chiusa fino a metà 2019.
CASALMAGGIORE – Che si trattasse di un problema non solo territoriale ma anche nazionale, lo si sapeva ed era stato ripetuto da subito, da più parti. Ora però il ponte di Casalmaggiore chiuso da quasi sei mesi al traffico stradale (e teoricamente anche ciclopedonale) varca i confini italiani e finisce sulla radio svizzera.
Non era sfuggita la presenza di un giornalista giunto proprio dalla vicina nazione elvetica intento a intervistare vari pendolari e alcuni membri del Comitato Treno Ponte Tangenziale fermi in attesa del treno a Casalmaggiore durante l’evento del 31 gennaio scorso “Colazione in Stazione”. Ora quella esperienza e quella raccolta certosina di informazioni e testimonianze diventa un articolo pubblicato dal sito di SRF con a corredo un servizio radio, dunque audio, e alcune fotografie del ponte chiuso. Problemi e storie che conosciamo bene ma che grazie a SRF vengono ora portate come esempio di quello che non funziona in Italia. “Bella Italia” si intitola propio il servizio audio, mentre il titolo dell’articolo è emblematico e contestualizza il tutto all’imminente tornata del 4 marzo: “L’Italia alle elezioni – Il ponte rotto, il Po e la crisi”.
L’articolo parla di Fausto Salvini, produttore di formaggio andato incontro a enormi disagi con la chiusura del ponte, riporta l’esperienza di un pendolare che parla di fatturato delle aziende crollato del 30-50%, cita pure il pensiero del consigliere comunale Orlando Ferroni e la sua idea del ponte d’emergenza, che noi meglio conosciamo come ponte provvisorio. Un percorso fatto di parole e di interviste realizzate proprio a Casalmaggiore. Si cita il sindaco Filippo Bongiovanni che parla di ponte come di un simbolo di ciò che non funziona in Italia, rifacendosi ai tagli delle risorse destinate alle Province, e non manca il riferimento a Paolo Antonini, disincantato e che non s’aspetta miracoli dalle elezioni, nonostante il pellegrinaggio di politici di queste settimane.
Alla fine il servizio si lancia in una disamina che è un pronostico inquietante: l’autunno porterà inondazioni, con queste niente lavori al ponte (che però dovrebbero partire proprio tra settembre e ottobre) e struttura chiusa fino a metà 2019. Speriamo che almeno sull’ultimo punto la Cassandra svizzera, difficilmente criticabile sugli altri temi, venga smentita.
Di seguito ecco il link dell’articolo e la traduzione in italiano (a cura di Francesco Gardani):
https://www.srf.ch/news/p/die-kaputte-bruecke-der-po-und-die-krise?ns_source=srf_app
L’Italia alle elezioni
Il ponte rotto, il Po e la crisi
Fausto Salvini, produttore di formaggio, ricorda come il settembre passato un contadino vede che l’accaio del ponte sul Po è tagliato. Riferisce alle autorità, vengono esperti e iniziano a scrivere perizie. Il ponte di Casalmaggiore ha 60 anni e ha raggiunto la fine del suo percorso di vita. A settembre viene chiuso.
La chiusura del ponte causa a Salvini grossi disagi: 13000 mezzi di trasporto circolavano ogni giorno da una parte all’altra del Po; molti venivano per comprare il suo formaggio pregiato. Ora che la strada è chiusa, Salvini è costretto a vendere all’ingrosso e a prezzi competitivi. Dall’altra parte del ponte chiuso, i pendolari aspettano il treno alla stazione ferroviaria di Casalmaggiore. La distanza che prima dovevano coprire per raggiungere le loro fabbriche era di 4km. Ora sono 45. E l’offerta della ferrovia è „tra le più miserabili in Italia“, lamentano i pendolari, citando un rapporto di Legambiente. Le stazioni sono in cattivo stato, i treni vecchi, pieni e cronicamente in ritardo.
Un altro pendolare dice che la rabbia aumenta e che la chiusura del ponte è una catastrofe per negozi e artigiani. Il fatturato è crollato del 30-50% e molte ditte potrebbero essere costrette a chiudere i battenti. Alla sponda del Po, Orlando Ferroni va a passeggio col cane. È nato qui, d’estate nuota e va in barca in Po. È membro del consiglio comunale e chiede che si costruisca un ponte d’emergenza. Il governo cittadino chiede che il ponte vecchio venga provvisoriamente aggiustato (6 milioni) e che poi si costruisca un ponte nuovo (40 milioni).
“L’Italia è così”, lamenta Ferroni: si rappezza provvisoriamente, non si fa prevenzione, non si fanno piani di lungo respiro. Il catrame delle strade si stacca pochi mesi dopo la costruzione, niente funziona. Questa non è solo la fine del ponte ma di tutta l’Italia. Anche per il sindaco, Filippo Bongiovanni, il ponte è un simbolo di tutto ciò che nel paese (l‘Italia) non funziona. Le risorse della Provincia sono state tagliate, il personale licenziato. Anche quello preposto al controllo dei ponti (70 in tutti, di cui almeno 10 in cattivo stato). Non si investe più in ferrovie, scuole, ospedali e ponti.
Paolo Antonini è a capo di una commissione che fa pressione sulle compagnie ferroviarie perché adeguino l’offerta dei treni allo stato di emergenza. Ma alle domande dei cittadini le risposte arrivano lentamente o non arrivano proprio. Antonini non s’aspetta miracoli dalle prossime elezioni. La regione è zona di pellegrinaggio politico per cui si fanno tante promesse. Dopo le elezioni si dovrà ricordare ai politici le loro promesse. Uno dei pendolari alla stazione di Casalmaggiore si chiede: “Qual è il problema dell’Italia?” e risponde: si investe in grandi progetti, cattedrali nel deserto, mentre servirebbe una nuova cultura politica che inietti denaro in piccoli e sensati progetti regionali. L’impazienza dei pendolari aumenta. Così come quella di Fausto Salvini dall’altra parte del ponte chiuso. Lui e la sua gente continuano ad organizzare proteste affinché i lavori di riparazione finalmente iniziano. L’autunno porterà inondazioni. Con queste niente lavori al ponte che rimarrà chiuso fino al prossimo anno.
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