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Forza Italia? Nel Casalasco in guerra un gruppo di frondisti: "Non accettiamo diktat da nessuno"

"Noi siamo sempre stati nel partito, anche in tempi in cui qualcuno se ne andava in NCD e poi decideva di tornare indietro, abbiamo sempre lavorato per Forza Italia, anche quando altri si schieravano dall'altra parte"

CASALMAGGIORE – Frondisti, e pure piuttosto incazzati. Per nulla disposti a piegarsi agli ordini di scuderia provinciali o regionali per mera opportunità politica. Informalmente Forza Italia, a Casalmaggiore, strutturalmente non esiste più, anche se – per accordi presi – la vera e propria resa dei conti è solo rimandata a dopo le elezioni.

Formalmente le dimissioni del coordinatore Fabio Ferroni sono state – da quanto da lui riferito – ‘congelate’. E’ solo una questione di lana caprina, se vogliamo, ma la realtà è questa. “Mi hanno detto che ci saranno chiarimenti dopo le elezioni, ma per me è già tutto chiaro. La mia scelta è stata chiara ed inequivocabile – ha spiegato Fabio Ferroni, che funge da coordinatore per il casalasco del partito – ed è contraria alle scelte provinciali. Noi siamo sempre stati nel partito, anche in tempi in cui qualcuno se ne andava in NCD e poi decideva di tornare indietro, abbiamo sempre lavorato per Forza Italia, anche quando altri si schieravano dall’altra parte. E’ stato il partito ad abbandonarci, a fare altre scelte, ne abbiamo solo preso atto. Non accettiamo imposizioni da nessuno, che questo sia chiaro, soprattutto quando i candidati ce li abbiamo qui, e non è necessario andarseli a cercare altrove. E’ a questo territorio che serve una rappresentanza. Ci siamo confrontati con chi ci ha sempre sostenuto, gente tesserata da anni, e senza esitazioni, ed abbiamo preso la decisione di appoggiare Orlando Ferroni”.

Fabio chiarisce che la candidatura di Orlando Ferroni è nata proprio per colmare quel gap tra regione e casalasco: “Mio fratello Orlando ha sempre dimostrato interesse per questa terra, non è capitato qui solo per la campagna elettorale. E sulla questione del ponte si è battuto e continua a battersi sin dal primo momento. Ora sono in tanti a sostenere che la soluzione dell’incerottamento non garantisce sicurezza. Lui lo dice dall’inizio. Come dall’inizio non ha avuto timori nello scontrarsi con tutti, da Sorte a Pizzetti”.

Orlando Ferroni è in piazza, come tutti gli altri candidati. La sua è una campagna elettorale naif. Sul suo volantino campeggia l’immagine di Lara – il suo cane – sull’infrastruttura chiusa il 7 settembre scorso: “Anche prendessi e solo 100 voti, io ho già vinto – spiega – perché comunque un lavoro ce l’ho, e non ho investito i soldi degli altri candidati per la campagna elettorale. Ed avrò portato alla luce, in maniera diversa, la questione del ponte. La mia vuole essere anche una risposta al Consiglio Comunale che mi ha contestato. Io non sono un politico, nel senso che a me della politica interessa sino lì. Il mio intento è quello di far capire che se le cose possono essere fatte devono essere fatte. Se raggiungo il fine di aprire gli occhi alla gente, sono già soddisfatto”.

Il 2 marzo, in Auditorium, incontro conclusivo della campagna elettorale: si parlerà, manco a dirlo, di ponte. Invitati i rappresentanti dello studio legale milanese che si occupa di finanziamenti europei a progetti che chiariranno come sia possibile finanziare un ponte tramite fondi BAI e gli ingegneri della Janson Bridging che spiegheranno modalità e tempi di costruzione di un ponte provvisorio: “Anche se una decisione ormai è già stata presa, sarà un modo per dimostrare che Orlando Ferroni non diceva cose campate per aria, ma offriva un’alternativa valida – chiude Fabio Ferroni – anche perché di parole su mio fratello ne ho sentite davvero tante, soprattutto di gente che diceva che lui non era credibile. Vedremo chi è credibile, e chi no”.

Nazzareno Condina

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