Cronaca

Ponte, l'ipotesi di mezzo scartata: "12 mesi, 10 milioni ma durerebbe 50 anni"

Inquietante l'allarme lanciato da Vitiello sull'intervento scelto dalla Provincia di Parma. "Il rischio è di avere problemi quasi ogni mese se il monitoraggio segnalasse anomalie. Tradotto? Il ponte potrebbe essere chiuso preventivamente su periodi di media lunghezza".

Nella foto un momento della serata

CASALMAGGIORE – Una via di mezzo tra l’incerottamento previsto del ponte attuale e la realizzazione di un ponte nuovo? Sì, ci sarebbe. O meglio ci sarebbe stata, dato che la Provincia di Parma, a colloquio con i tecnici e gli ingegneri, ha chiuso loro la porta con un cordiale ma fermo rifiuto. Un lavoro che avrebbe garantito altri 40-50 anni di vita al ponte attuale con un costo di 10 milioni di euro, sostituendo di fatto le travi e i mensoloni, ossia le strutture orizzontali, e lasciando ciò che di buono c’è, ossia le pile e le strutture verticali, eventualmente solo da rinforzare. Un progetto del quale aveva parlato il sindaco Filippo Bongiovanni durante la serata del 9 febbraio all’oratorio Maffei, e ora ripreso nel dettaglio. L’occasione per parlarne è emersa giovedì sera in Auditorium Santa Croce a Casalmaggiore durante la serata sul tema delle infrastrutture nell’Oglio Po organizzata dal Movimento 5 Stelle.

Al di là dello sfondo elettorale, ovvio visto il periodo, dell’incontro, il progetto presentato dal professore del Politecnico di Milano Edmondo Vitiello e dall’ingegnere strutturista casalese Aldo Gerevini ha riscosso consensi e, al contempo, aumentato la rabbia proprio per il fatto di essere stato scartato senza tanti rimpianti. “Io iniziai questa professione pochi anni dopo la conclusione del ponte di Casalmaggiore – ha detto Vitiello – e quindi sono legato a questa infrastruttura anche affettivamente. Abbiamo rivisto il video dell’epoca della costruzione del ponte, parliamo di fine anni ’50, e abbiamo provato a studiare una soluzione alternativa partendo proprio dalla composizione del ponte attuale. Ringrazio il deputato Alberto Zolezzi del Movimento 5 Stelle per avermi coinvolto, in modo da poter ora illustrare questo progetto”.

Nella foto Vitiello e Gerevini

La struttura del ponte è semplice ma scollegata, è stato detto, il che è un bene perché se cede una pila non fa danni al resto della struttura, ma da un lato è anche un male, perché se il vincolo viene a mancare quella parte crolla. In acqua si hanno pile a quattro gambe su cui poggiano grossi mensoloni ai quali sono appoggiate a loro volta travi precompresse. Il problema sta nella corrosione dei cavi all’interno delle travi. “Queste travi precompresse sono frutto di un brevetto francese – ha spiegato Vitiello – e realizzate con materiale italiano: si tratta di una tecnologia abbandonata negli anni ’70, dunque poco dopo la costruzione del ponte di Casalmaggiore. Cosa accade? I cavi non sono aderenti rispetto ai calcestruzzi e all’interno si forma aria che crea poi la ruggine. Il cavo però, essendo interno, non ravvisa il punto di corrosione, perché non visibile all’esterno e questo è il motivo per cui il ponte è stato chiuso, anche in via cautelativa. Spiegandomi meglio, non è detto che tutte le travi siano ko, ma non è possibile sapere a che punto siano il danneggiamento e la corrosione. Da qui la scelta, in generale, di mettere cavi di precompressione esterni che consentano di notare la corrosione, facendo da avvisaglia”.

Vitiello prima si è soffermato sulle criticità dell’intervento prescelte dalla Provincia di Parma. “L’intervento locale che verrà effettuato è parziale e prevede un monitoraggio costante. Significa che, non potendo sapere dove è la corrosione con precisione, servono un sacco di centraline per il monitoraggio. Il rischio è di avere problemi quasi ogni mese se il monitoraggio segnalasse anomalie. Tradotto? Il ponte potrebbe anche essere chiuso preventivamente su periodi di media lunghezza. E questo ovviamente sarebbe il dato più grave per il problema del traffico stradale sulla struttura, che è quello che maggiormente ci interessa. Dopo di che si passa, è ovvio, alla demolizione, che prima o poi, presto o tardi, deve essere comunque contemplata”.

Nel corso della serata è stato svelato che, probabilmente, il progetto dell’ingegner Fabio Scaroni subirà qualche ritardo. In ogni caso serviranno ora due settimane perché il Decreto Ministeriale passi dalla Corte dei Conti, mentre lunedì la Provincia di Parma approverà il proprio bilancio, altro passaggio essenziale. Ricordiamo che la scadenza indicata per il progetto era quella di sabato 24 febbraio. Vitiello ha anche analizzato la soluzione del ponte nuovo, prospettando tempi di realizzazione di 10-15 anni e costi di 36 milioni di euro. Stime, queste ultime, che hanno lasciato un po’ perplessi dato che stridono con altre presentate in passato che parlavano di 80 milioni di euro circa e di 4 anni per la realizzazione.

In ogni caso Vitiello ha poi illustrato nel dettaglio la “via di mezzo”, ovvero il progetto da lui stilato assieme ad Aldo Gerevini. “E’ tutto da buttare?, ci siamo chiesti. E abbiamo convenuto che le pile sono messe bene e comunque si possono rinforzare con il traffico già aperto. Quindi vanno cambiate le travi, sostituiti i mensoloni e lasciate le pile. Peraltro i nuovi mensoloni sarebbero di acciaio e peserebbero circa 100 tonnellate in meno rispetto a quelli attuali, dunque sgraverebbero le pile di un peso notevole. In totale si parla di 10 milioni più iva, 4 milioni in più rispetto all’incerottamento ma con una vita media allungata di 30-40 anni rispetto all’altra soluzione. Purtroppo la Provincia di Parma ha scelto la propria ipotesi: eppure credo vi siano strumenti per farsi sentire e spingere un ente amministrativo a rivedere le proprie convinzioni, optando per la strada migliore”.

Gerevini è poi entrato nel dettaglio tecnico. “Esistono aziende specializzate che quasi quotidianamente danno vita a passaggi che possiamo considerare spettacolari, ma sono in realtà molto precisi e sicuri. Vi è cioè la possibilità, in acqua così come su terra, di tenere sollevata la struttura verticale del ponte, sfilare mensoloni e travi e sostituirli grazie a chiatte che hanno in dotazione cavallette telescopiche idrauliche pensate proprio per questa tipologia di maxi operazioni. Il porto di Casalmaggiore sarebbe la base di appoggio dove realizzare il prefabbricato orizzontale e dove appoggiare i mensoloni di calcestruzzo e acciaio, che ditte specializzate potrebbero demolire, riutilizzando poi il materiale sano. In totale servirebbero 12 mesi per la realizzazione, ma forse ne varrebbe la pena perché a quel punto il ponte sistemato avrebbe una garanzia di vita media importante e senza il rischio costante di continue chiusure”.

Giovanni Gardani

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