Cronaca

Ponte, niente scherzi: con Parma Capitale della Cultura opportunità per Casalasco

La nomina di Parma quale Città Italiana della Cultura 2020 può avere ricadute molto positive sul Casalasco. Ecco perché risulta ora ancora più importante terminare in tempo i lavori di sistemazione del ponte sul Po.

CASALMAGGIORE – Nel 2020 non dovrebbe esserci ponte che tenga, e per fortuna: perché l’opportunità di avere a soli 20 km di tangenziale la Capitale Italiana della Cultura è davvero ghiotta e sarebbe un delitto farsela sfuggire. Il successo di Parma potrebbe fare da volano per un territorio, quello casalasco, che per conformazione geografica più di altri si affaccia sulle terre del Ducato, con le quali condivide non solo due fondamentali ponti sul Po, Casalmaggiore e San Daniele, ma anche buone fette di storia e cultura comune.

Rivali acerrime nel calcio e magari pure in cucina, Parma e Cremona vivono soprattutto nel Casalasco il loro rapporto di amore e odio, come logico che sia tra campanili poco distanti. E allora ecco che l’opportunità di Parma Capitale Italiana della Cultura può davvero essere colta dal territorio a sud-est della provincia di Cremona. Dal punto di vista della promozione del territorio, dunque turistico e gastronomico, e ovviamente dell’accoglienza.

Se qualche studente che si è iscritto all’Università di Parma si è in questi anni appoggiato, considerando gli affitti meno cari rispetto alla città di Parma, su appartamenti del Casalasco, ecco che lo stesso ma su larga scala potrebbe/dovrebbe accadere per Parma Capitale Italiana della Cultura, eletta subito dopo Matera, con la città lucane che ospiterà l’evento nel 2019. Sono infatti attesi, tra il Duomo, il Battistero, la Pilotta e non solo, milioni di visitatori nel corso di un’annata intensa e ricca di manifestazioni già studiate e che sono valse per la loro completezza la nomina ufficializzata nella mattinata di venerdì. Tutto questo tenendo conto del recente successo di Mantova Capitale della Cultura e dell’esperienza di raccordo tra Parma e Casalmaggiore già sperimentata con il Gola Gola Festival 2016.

E’ possibile, per non dire probabile, che ristoratori e albergatori del comprensorio Oglio Po abbiano subito fatto due conti: non tanto in tasca, per quelli ci sarà tempo, quanto piuttosto sulla cronologia dei lavori. Da questo punto di vista nessun patema. Il ponte dovrebbe riaprire, pur raffazzonato e incerottato, a inizio 2019, c’è chi dice a gennaio e chi a marzo. Dunque in tempo (ampiamente) per cogliere la palla al balzo. Salvo clamorosi ritardi che ora hanno un grande motivo in più per essere evitati, fermo restando il disagio quotidiano dei pendolari che deve continuare a rappresentare il tema cardine.

Giovanni Gardani

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