Ponte riaperto a gennaio 2019 Quello nuovo? "Può sorgere a fianco e costerà 80 milioni"
Il ponte di Casalmaggiore dovrebbe riaprire a gennaio 2019; il nuovo ponte costerà all’incirca 80 milioni di euro e potrà sorgere a fianco dell'esistente nel giro di 4-6 anni. Queste le novità principali - non le uniche - emerse dall'incontro "Il ponte che vorrei".
CASALMAGGIORE – Qualche sorpresa svelata, idee un po’ più chiare su cifre e tempistiche e un’esigenza: si pensi già adesso al ponte nuovo, pur tenendo conto che, anche per la situazione attuale, era pressoché inevitabile che si parlasse molto di più dell’intervento relativo al vecchio.
L’incontro “Il ponte che vorrei”, organizzato da vari soggetti tra cui Comitati Ambientalisti, Federazione Italiana Amici della Bicicletta e Slow Town presso l’oratorio Maffei e moderato dal giornalista Marco Bazzani, ha raccolto un centinaio di persone. Prima novità, illustrata dall’architetto Dante Benini, già all’opera sul ponte di Alessandria molto apprezzato pure esteticamente, sta nella possibilità di costruire il nuovo ponte a fianco di quello attuale, sfruttando una buona viabilità stradale e usando il vecchio manufatto come appoggio del cantiere. Benini ha evidenziato l’opportunità di costruire un ponte funzionale ma anche bello, rimarcando l’importanza del cicloturismo. Il nuovo ponte, è stato spiegato, potrebbe essere costruito nel giro di 4-6 anni.
Il sindaco di Colorno Michela Canova ha invece chiarito che a marzo dovrebbe partire il bando per l’assegnazione lavori al ponte oggi chiuso seguendo il progetto a breve pronto dell’ingegner Fabio Scaroni e la modalità dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Tra settembre e ottobre via ai lavori di incerottamento, a gennaio 2019 la riapertura. Il sindaco di Casalmaggiore Filippo Bongiovanni ha in seguito svelato un particolare: due ingegneri casalesi hanno contattato un professore in pensione del Politecnico di Milano che possiede disegni originali del ponte risalente al 1954: la loro idea di progetto, per un costo di 8.5 milioni di euro e una tempistica di ristrutturazione maggiore rispetto a quella oggi prevista, era quella di sostituire solo le travi, lasciando i piloni. Ma non vi sarebbero sufficienti garanzie: l’intenzione di questo progetto alternativo, infatti, era di prolungare maggiormente il tempo di vita del manufatto rispetto ai 10 anni pronosticati.
Dal sottosegretario Luciano Pizzetti la novità riguardante il fatto che la nuova società Lombardia Mobilità, con 60 milioni di euro di dotazione per interventi di manutenzione, prenderà a breve in carico l’Asolana, dunque pure il ponte, e la Statale 10. Il ponte nuovo, però, dovrà giocoforza passare dalla forza economica di Anas. Sulle competenze si è registrato un battibecco proprio tra Pizzetti e il consigliere comunale Orlando Ferroni. Altro contrasto tra Bongiovanni e Massimo Iotti, consigliere di Regione Emilia, sull’assegnazione dei fondi. Iotti ha parlato di gioco delle tre carte da parte di Regione Lombardia, Bongiovanni ha spiegato che senza i soldi lombardi e di Cremona, ad esempio, sul ponte di San Daniele non si sarebbe mai fatto nulla.
Altri temi sono stati messi sul tavolo da Ezio Corradi dei Comitati Ambientalisti: elettrificazione della linea ferroviaria, più attenzione alle stazioni e Tibre ferroviaria da rilanciare. Sempre sui treni, tema indubbiamente connesso alla questione del ponte, il consigliere regionale Carlo Malvezzi ha spiegato che i primi investimenti devono essere sulla rete, cioè statali, e che in ogni caso le gare d’appalto dovrebbero essere più snelle, con maggiore fiducia e senza sospettare sempre una “corsa tra fuorilegge”. Iotti, che ha svelato che il nuovo ponte dovrebbe costare 80 milioni di euro, ha invece suggerito di rispettare i tempi dell’appalto, per evitare guai e lungaggini superiori con eventuali ricorsi. Malvezzi ha infine lodato sia Regione che Governo per avere agito in rapidità nell’emergenza.
Sono state registrate critiche tra il pubblico, in particolare da parte dei pendolari, mentre il consigliere di minoranza Pierluigi Pasotto ha parlato di scelte e investimenti che hanno sempre svantaggiato la Parma-Brescia. Paolo Antonini del Comitato Treno Ponte Tangenziale s’è detto rammaricato per la mancata concessione dello stato di emergenza e soddisfatto per la possibilità di costruire un ponte nuovo vicino all’attuale, evidenziando però come a suo avviso la chiusura totale del ponte sia sbagliata ed eccessiva: “Anche sui treni ci dissero che non potevano viaggiare con più di una-due carrozze perché non sarebbero stati supportati dalla linea e invece oggi abbiamo treni a cinque vagoni” ha detto Antonini, facendo un parallelo. In chiosa l’ambientalista di Drizzona Cesare Vacchelli ha parlato di serata proficua, con l’augurio che anche la popolazione interessata possa intervenire con suggerimenti, o almeno essere ascoltata dai tecnici, in fase di progettazione.
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