Cronaca

Stazione di Colorno, rischio quotidiano. Ragazza non vedente fa denuncia ai Cc

I carabinieri mi han detto che a parte la segnalazione non possono fare nulla, per RFI mi è arrivata invece la risposta automatica, quella che credo arrivi a tutti quando viene compilata una segnalazione

COLORNO – Anna (il nome è fittizio per espressa richiesta della protagonista) sente solo i rumori e le voci, la vista l’ha persa del tutto qualche anno fa. In stazione a Colorno muoversi è già un’impresa per chi ci vede, figurarsi per chi non ci vede più. La strada, quella adesso interrotta, la faceva anche prima, da Colorno a Casalmaggiore, andata e ritorno, due volte alla settimana per motivi personali. Dal 7 settembre quella stessa strada la affronta in treno, con tutti i rischi ed i pericoli che il viaggio comporta.

“Sino a che il ponte non ha chiuso – ci racconta – prendevo il taxi sociale. Adesso è tutto più difficile”. S. di anni non ne ha ancora 30. Un bambino di due anni, e i genitori che le danno una mano”. I primi problemi li affronta già in stazione, qualche giorno fa ha pure rischiato di farsi male. “Io mi muovo autonomamente – ci spiega – con il bastone. Qualche giorno fa, arrivato all’accesso in stazione, con il bastone ho toccato la porta ed un’asta in lamiera della porta è caduta giù. Ero in compagnia di mia mamma e di mio figlio, e l’asta è caduta vicino ai suoi piedi, fortunatamente senza toccarlo, insieme a pezzi di vetro. E se fosse stato un pezzo di vetro, se gli fosse caduto addosso? Mio figlio si è spaventato e sono mi spaventata anch’io. Ho fatto anche denuncia ai carabinieri, oltre ad aver denunciato la situazione anche ad RFI. I carabinieri mi han detto che a parte la segnalazione non possono fare molto, per RFI mi è arrivata invece la risposta automatica, quella che credo arrivi a tutti quando viene compilata una segnalazione”.

Anna la vita la affronta ogni giorno al buio, ma con grande forza d’animo: “Mi arrangio da sola anche negli spostamenti su una linea che non ha servizi per noi disabili. Quando mi sposto da Parma a Bologna, ti aiutano in stazione. Qui il personale fa quello che può quando può. Devo dire di aver trovato soprattutto personale disponibile. Non penso tanto a me, ma vi siete mai chiesti che succede quando arriva un disabile in carrozzina? Spesso non può neppure salire sul treno, se non caricato in braccio da qualche volenteroso, che carica prima il disabile e poi la carrozzina su vagoni che non hanno neppure spazi idonei. Questa è un’umiliazione per loro”.

I treni che prende Anna sono sempre gli stessi. Partenza a 13.29 da Colorno, ripartenza a 15.15 da Casalmaggiore. “Poi a Casalmaggiore chiamo il servizio taxi. Anche lì, per noi disabili, non è prevista nessuna assistenza, né in stazione né dopo. Spero che qualcuno legga, e faccia qualcosa. Perché così non si può andare avanti”.

In un paese civile si tende a far di tutto per favorire i cittadini più deboli. In un paese civile un disabile può spostarsi con una certa sicurezza sui mezzi pubblici che sono suoi quanto di chi – normodotato – ha meno problemi da affrontare. In un paese civile gli organi preposti sollecitano le istituzioni a fare in modo che il cittadino abbia meno problemi possibili. Da tempo ormai però queste lande, a cavallo tra due regioni separate da un fiume hanno smesso di esserlo. Hanno smesso con i cittadini normodotati, costretti ogni giorno a subire i disagi dei continui disservizi stradali e ferroviari, e ancor di più con chi avrebbe bisogno di maggior attenzioni. Ha perso la politica, hanno perso le istituzioni ed i cittadini. Ha perso Anna e insieme a lei, abbiamo perso tutti.

Nazzareno Condina

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