Cà d'Andrea-Torre, fusione ok dai Consigli. A giugno arriva referendum (senza quorum)
Il referendum sarà anzitutto senza quorum, ma il Sì alla fusione dovrà arrivare dalla maggioranza sia di Torre sia di Cà d’Andrea, perché di fatto di tratterà di due quesiti referendari distinti. Uno è riferito al nome del nuovo comune che sorgerà.
CA’ D’ANDREA/TORRE DE’ PICENARDI – La prima fusione in provincia di Cremona sarà nel Casalasco. E partirà ufficialmente, salvo imprevisti e voti contrari, come vedremo, il 1° gennaio 2019. Tre sono i processi in corso, ricordando anche i passaggi che dovrebbero portare alla fusione di Piadena con Drizzona, sempre nel Casalasco, e di Castelleone con Fiesco. Tuttavia saranno Torre dè Picenardi e Cà d’Andrea ad anticipare tutti, prendendosi così questo singolare primato. I sindaci di Ca’ D’Andrea Franco Potabili Bertani e di Torre de’ Picenardi Mario Bazzani martedì sera, nei rispettivi consigli comunali riunitisi ad un’ora di distanza l’uno dall’altro (alle 19 e alle 20), hanno visto approvare all’unanimità le delibere che danno il via al progetto di fusione tra i due paesi.
Cosa accadrà ora? La delibera di approvazione finirà in Regione, poi l’iter prevede 60 giorni perché chiunque possa presentare proposte, osservazioni, migliorie rispetto al progetto che ha avuto il via libera dai due consigli comunali. Un progetto portato avanti assieme al dottor Maurizio Pellizzer di Mantova, sempre a stretto contatto con i due sindaci. I quali poi, come vuole la legge, dovranno riapprovare il nuovo documento con eventuali modifiche in consiglio e successivamente rimettersi alla volontà popolare: il referendum si terrà in un giorno compreso dal 1° al 15 giugno, ancora da definire.
E qui qualcosa in più va spiegato: il referendum sarà anzitutto senza quorum, ma il Sì alla fusione dovrà arrivare dalla maggioranza sia di Torre sia di Cà d’Andrea, perché di fatto di tratterà di due quesiti referendari distinti. All’interno della scheda i cittadini del papabili futuro unico comune, nel caso specifico da 2.200 abitanti, troveranno anche la richiesta relativa al nome: ovvero, siete d’accordo – trattandosi in questo caso di fusione “per incorporazione” – nel mantenere il nome di Torre dè Picenardi, ossia del comune più grande, oppure preferite un nome diverso? A tal proposto emergeranno alcune proposte: le prime due conducono a Cà di Torre Picenardi o a un fantasioso Torre Picenardi d’Andrea. Si può fare meglio, mettiamola così. Se il referendum passerà in entrambi i comuni, a quel punto entro sei mesi la Regione potrà legiferare e dal 1° gennaio 2019 si avrà un unico comune anziché due. I vantaggi di questa specifica fusione sono il risparmio annuale di 60mila euro sulle spese del personale e l’arrivo, da Roma, di un contributo di 391mila euro valido per dieci anni.
Intanto, restando al Casalasco, nelle vicine Drizzona e Piadena, già insieme nella struttura dell’Unione, si è iniziato a discutere di un progetto che però in questo caso parla di fusione alla pari e non per incorporazione, dunque di un processo un po’ più lungo nelle tempistiche. L’esigenza alla base è soprattutto quella di natura economico-amministrativa: il nuovo ente che nascerebbe dopo la fusione beneficerebbe di una quota di finanziamenti a cui l’istituto ormai ventennale dell’Unione non potrebbe più nemmeno aspirare.
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