Cronaca

Treni, il 20331 con due soli vagoni, pendolari in lotta per salire. C'è il bus che non garantisce nulla

Il treno arriva. La sorpresa di stamattina è che il mezzo, al posto dei cinque vagoni, ne ha solo due. La gente si accalca, impreca sotto la pioggia leggera di febbraio. "Tutti straripati" racconta Tommaso Scolari

(Immagine di repertorio)

CASALMAGGIORE – Treno, stazione di Casalmaggiore. Il 20331 – quello che parte poco dopo le 7, uno di quelli a più alto numero di pendolari – é atteso come sempre, e come sempre con i soliti timori. Per chi inizia a lavorare alle 8, ogni ritardo è un peso e i ritardi, sulla Brescia Parma, sono ormai diventati sistemici. Fanno parte del tutto, come i vetri rotti a Colorno, i ruderi di quella che fu una stazione a Mezzani, l’inquietudine che si respira giorno dopo giorno, da anni ormai, aggravata dalla chiusura del ponte del 7 settembre scorso.

Il treno arriva. La sorpresa di stamattina è che il mezzo, al posto dei cinque vagoni, ne ha solo due. La gente si accalca, impreca sotto la pioggia leggera di febbraio. “Tutti straripati – racconta Tommaso Scolari in un’immagine che sa di licenza poetica e spiega bene la situazione – c’è gente che non riesce a salire. E’ stato scandaloso”. Altri pendolari si lamentano. Il tam tam corre sul web.

La gente si accalca e impreca. Trenord, in un gesto di ‘umana pietà’, ha predisposto questa mattina da Piadena il servizio sostitutivo con il bus di linea. Ma chi è pendolare lo sa bene che farsi un viaggio in bus passando per Viadana tra le sette e le 8 per arrivare nel parmense vuol dire ritardo garantito. Salgono i più fortunati. Anche salire su un treno, in certe occasioni, è diventata questione di fortuna.

Stipati come sardine, una storia già vista troppo spesso nel colpevole silenzio – se non peggio nello scaricabarile – delle istituzioni. RFI, Trenord, regioni emilia e lombardia, stato. La responsabilità non ha mai padri, è la figlia di nessuno. “Tanta gente è scesa poi tra Mezzani, Colorno e Torrile, ma a Casalmaggiore è stata una cosa pietosa” chiosa Tommaso. Degli altri qualcuno ha preso la macchina in una disperata corsa contro il tempo. Ordinaria amministrazione anche stamattina insomma: nessuno riesce a garantire un trasporto degno di tal nome, un trasporto normale.

Ci si arrangia e si resiste. Si impreca e si viaggia, ognuno come può, ognuno per quel che può, tra le incertezze di una delle linee peggiori d’Italia. I cittadini non sono che numeri. Son come i ciottoli, i ciottoli a cui nessuno fa più nemmeno caso di quella linea ferroviaria dimenticata da dio e – quel che è peggio – dagli uomini che qualcosa, una qualunque cosa – potrebbero almeno pensare di farla.

Nazzareno Condina

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