Cronaca

Fusione Drizzona - Piadena: cammino in salita, tra diffidenza e campanilismi

I due sindaci ribadiscono il no all'incorporazione. A Piadena la preclusione a priori fa discutere. Botta e risposta tra il sindaco Cavazzini e le minoranza locali e drizzonesi. Per ora il dato oggettivo è la scarsa partecipazione alle prime assemblee pubbliche. Il campanilismo la fa ancora da padrone. Soprattutto sui social.

DRIZZONA/PIADENA – Il tempo per arrivare alla meta non manca. Ma il cammino intrapreso dalle amministrazioni di Drizzona e Piadena per fondere i due comuni in maniera paritaria è tutto in salita e rischia di arenarsi su questioni di principio più che di pubblica utilità. Lo si era già intuito dalle prime reazioni espresse dai cittadini sui sociali network ma se ne è presa reale consapevolezza solo lunedì e martedì sera alle prime due riunioni pubbliche con le popolazioni coinvolte. Anche se non servirà quorum al referendum, la partecipazione popolare in questa primissima fase del procedimento teso alla fusione, è stata deludente. Il timore è quello che le due popolazioni siano più trascinate dal timore di perdere identità e tradizioni che dalla voglia di sapere cosa potrebbe accadere. Anche di positivo. Le due serate organizzate ancora in modo “separato” dalle due amministrazioni, hanno infatti visto un pubblico ridotto. In proporzione, sicuramente più numeroso lunedì a Drizzona che martedì a Piadena, dove però la discussione è stata più accesa. Ma si sta comunque parlando di poche decine di persone, tra le quali amministratori dei paesi vicini. Partiamo allora dall’incontro di Drizzona.Lunedì in sala consigliare a seguire la relazione di Franco Albertoni della Teca sulle linee guida per la redazione dello studio di fattibilità che poi dovrà essere votato nei due consigli comunali, c’erano per l’amministrazione il sindaco Nicola Ricci, il vice Benedetta Leschiutta e i consiglieri Claudio Bellini e Mauro Garatti. A far sentire la voce della minoranza i consiglieri Delfo Fasani e Dante Benelli. Presenti anche i sindaci di Voltido Fabio Valenti, di Ca’ d’Andrea Franco Potabili Bertani, di Solarolo Rainerio Gianpietro Zaramella e Torre de’ Picenardi Mario Bazzani (presente anche la sera successiva a Piadena). Albertoni ha spiegato ai presenti con l’aiuto di slide, tutti i vantaggi che a livello amministrativo ed economico la fusione tra i due Comuni comporterebbe. Ribadendo quanto spiegato da Ricci e Cavazzini alla stampa pochi giorni prima sui molti benefici che la fusione porterebbe (vedi qui): ossia che l’Unione ventennale tra i due enti ha esaurito ormai tutti i suoi fattori di positività, sia a livello economico che burocratico-organizzativo (con un solo ente al posto di tre tutto si alleggerirebbe: costi, strutture, procedure) . Ma soprattutto in tema di finanziamenti statali si tornerebbe a vedere cifre importanti. L’Unione infatti nell’ultimo quinquiennio ha visto calare di quasi il 60% i finanziamenti rispetto ai primi cinque anni di vita. Si parla di circa 600 mila euro in meno. La fusione invece farebbe arrivare nuove risorse economiche che permetterebbero non solo di coprire le spese di gestione ma anche di investire (punto sottolineato più volte anche da Ivana Cavazzini a Piadena) sul miglioramento dei servizi. Tasto dolente quest’ultimo a Drizzona secondo alcuni, che in tal senso hanno lamentato un peggioramento. Motivo in più questo, per il sindaco Ricci per dire sì alla fusione. Da fare alla pari però. Nessuna incorporazione, e con il mantenimento delle due Municipalità in rappresentanza delle due comunità, come la modalità di fusione paritaria permetterebbe. Insomma i drizzonesi presenti all’incontro, minoranze comprese, non hanno espresso contrarietà alla fusione in sè, anche perchè ormai l’Unione avrebbe “sdoganato” il fatto che per ogni servizio bisogna recarsi a Piadena, purchè il paese ne tragga reale beneficio e soprattutto non sia ridotto appunto ad una frazione. Decisamente più acceso il dibattito a Piadena, dove le stesse minoranza di Drizzona e in parte quelle locali, hanno costretto il sindaco Cavazzini (affiancata dal vice Elisa Castelli) a tirar fuori il meglio della propria indubbia capacità oratoria. (In sala anche gli assessori Marica Dall’Asta e Fulvio Notari e i consiglieri Andrea Volpi e Andrea Cantoni).Detto di un centro civico riservato a “pochi ma interessatissimi intimi”, (tra cui il sindaco Ricci di Drizzona e il consigliere Emanuele Della Valle) l’assemblea nella prima parte ha ricalcato quella della sera prima nella sala consigliare drizzonese. Ovvero con il dottor Albertoni a sviscerare slide dopo slide tutti i benefici economici e non solo che il nuovo ente nato dalla fusione avrebbe rispetto ai tre attuali e quali i possibili vantaggi per i cittadini. A partire da una riqualificazione dei dipendenti comunali e dell’Unione che potrebbe portare non solo ad erogare meglio servizi già attivi ma anche ad approntarne di nuovi. “Come il rilascio di certificati on line senza passare dagli uffici, la consegna di documenti a domicilio per i cittadini più anziani e anche- ha spiegato il sindaco Cavazzini –  l’istituzione di un ufficio di consulenza per la diagnosi della qualità energetica delle abitazioni che potrebbe far risparmiare molti drizzonesi e piadenesi. Questi sono solo alcuni esempi”.

Dalle 22 in poi invece è stato il dibattito piuttosto acceso a tenere banco, con il primo cittadino di Piadena a difendere strenuamente il percorso intrapreso. “Nel ’98 i due sindaci sottoscrissero l’Unione con obbligo poi della successiva fusione. Dopo la nuova legge in merito del 2000 Drizzona non ha più voluto farla – è intervenuto il consigliere di minoranza Pietro Francesconi – . Non si andrà a votare per decidere se sarà fusione paritaria o per incorporazione perchè si è già deciso visto che Drizzon ha già detto che non sarà frazione. Ciò è sbagliato perchè si esclude l’incorporazione ancora prima che i cittadini possano discuterne. I Municipi che nasceranno non avranno alcun potere decisionale. Ritengo giusto tutta la parte che riguarda il potenziamento dei servizi ma non sono favorevole alle due municipalità”. Più o meno sulla stessa linea Delfo Fasani di Drizzona, in sala con Dante Benelli, anche lui intervenuto: “Piadena non vuole il proprio nome accanto a quello di Drizzona perchè si ritiene più importante, sarebbe anche comprensibile visto le dimensioni del paese rispetto al nostro. Il nostro Comune non esiste più – ha detto – . Per ogni cosa dobbiamo venire a Drizzona. Drizzona si è seduta alla tavola di Piadena. Due amministrazioni “colorate di rosso” si sono accordate per la fusione paritaria senza chiedere ai cittadini se sono d’accordo, mentre con l’incorporazione non ci sarebbero più doppioni con i municipi ecc ecc. Va però detto che il revisore dei conti di Drizzona da tempo dice di rivedere l’unione con Piadena perchè per noi non è vantaggiosa…Il sindaco Cavazzini comunque deve spiegare come mai è stata folgorata come San Paolo sulla via di Damasco, visto che fino a qualche anno fa la fusione l’aveva aborrita” . “Ringrazio per l’opportunità che mi viene data di chiarire la mia posizione – ha risposto il primo cittadino di Piadena -. Sono sempre stata contraria perchè prima la legge prevedeva solo l’incorporazione. Da Sindaco di Drizzona quale sono stata per 10 anni, non accettavo che un paese più grosso fagocitasse il più piccolo.  A Damasco sono “arrivata” nel 2014 con la legge Delrio che prevede 5 anni per armonizzare gli standard e gli organi di rappresentanza per i due comuni. E’ legittimo cambiare idea quando le cose cambiano. Comunque saranno i cittadini a decidere con il referendum. La fusione è una proposta non un obbligo, che facciamo per far sì che i cittadini che pagano le tasse abbiano servizi efficienti. Drizzona si è seduta alla tavola di Piadena ma ha sempre pagato il conto. Le due comunità sono già mescolate. Molti drizzonesi di oggi sono ex piadenesi e viceversa. Anche quello del nome è un falso problema. Io sono originaria di Castelfranco d’Oglio. Cosa toglie a Piadena il doppio nome? I campanilismi non vanno tolti, sono un valore. Ma non devono frenare la contemporaneità e il miglioramento. Che sarebbe ottimale se la fusione la facessero insieme i comuni dell’Ac12, per arrivare ad un unico ente sui 10 mila abitanti, anche se mi rendo conto che i tempi ora non sono ancora maturi, nonostante in passato se ne sia già parlato. Un domani chissà”. I timori per le spinte campanilistiche però sono fondati. In sala un altro interrogativo già sorto è stato quello relativo a cosa rappresentare sul nuovo gonfalone.. Senza contare le dispute sui social tra cittadini dei due paesi e il fatto, come sottolineato dal presidente della Pro Loco piadenese Fabio Abbà “molti di quelli che non hanno presenziato all’ incontro non sono interessati ad approndire e ad informarsi, pronti a votare solo per le questioni come quella del nome e con la paura di perdere la propria identità”. In sintesi, la fusione, paritaria piuttosto che per incorporazione, è possibile. Ma la strada appare ancora lunga. A spianarla ci si proverà accogliendo i suggerimenti dei cittadini sia sul web che sul cartaceo presso i Comuni (pratica su cui Fasani ha invocato massima trasparenza, anche per le minoranze) e soprattutto con le prossime assemblee pubbliche “congiunte” con sindaci che hanno già sperimentato la fusione con successo. Serate per le quali gli amministratori di Piadena e Drizzona auspicano una platea più numerosa.

MLR

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