Ponte, Orlando Ferroni critico: "Ripararlo non servirà al territorio"
"Si vuol far credere - ha detto - che con quei soldi si metterà in sicurezza la struttura. Questo è il modo più irrazionale che avevamo per affrontare la questione"
CASALMAGGIORE – Uno stanziamento che non servirà al territorio, almeno a guardare al lungo periodo. Perché i problemi – con un ponte incerottato – resteranno tutti sul tavolo.
Era stato zitto per un po’, Orlando Ferroni, ma poi a fronte dell’entusiasmo per i 6 milioni destinati alla provincia di Parma per “Bendare il cadavere” (la definizione è dello stesso consigliere comunale), non ce l’ha più fatta a starne fuori, seguendo i consigli degli amici.
“Si vuol far credere – ha detto – che con quei soldi si metterà in sicurezza la struttura. Questo è il modo più irrazionale che avevamo per affrontare la questione e non avevo dubbi che si sarebbe imboccata questa strada. La cosa più razionale era pensare subito ad una struttura provvisoria, lo dico dal principio di questa vicenda. Bendare il ponte sono sei milioni di euro buttati via, che non consentiranno neppure il passaggio al traffico pesante”.
I costi per le industrie e gli artigiani, a ponte incerottato, resteranno tali. Saranno le imprese a pagare il prezzo più alto, anche dopo che il ponte verrà incerottato. “Che faranno le imprese del territorio quando il ponte incerottato verrà riaperto? E soprattutto quanto durerà l’illusione del ponte riaperto se già i tecnici di Parma, nella famosa relazione dei mesi scorsi, lo avevano definito un ponte a fine vita? Ripeto, la cosa più razionale era pensare ad un ponte provvisorio, demolire il vecchio e ricostruirlo dov’é adesso. I soldi? Con quelli dello Stato, i bandi europei (i famosi fondi BEI o in estrema soluzione il project financing, ndr) si coprivano i costi del provvisorio. Poteva essere interamente fatto dal pubblico, una compartecipazione pubblico privato o fatto da privati”
“I fondi BEI – prosegue Orlando – avrebbero coperto il 40% dei costi, il resto tra i sei milioni dello stato, le regioni e le province avrebbe potuto essere coperto senza particolari problemi. Il privato avrebbe accorciato i tempi, ma anche col pubblico i tempi sarebbero stati gli stessi dell’incerottamento. Così invece avremo un ponte a metà, e solo per pochi anni, forse dieci o meno. E il nuovo ponte lo costruiranno altrove. Non è un caso che ultimamente si parli con più insistenza della TiBre. Io una previsione la voglio fare. Alla fine, il ponte nuovo che avremo quando sarà costruito, sarà quello di un’autostrada, e non sarà a Casalmaggiore”.
“E non mi si venga a dire che gli interessi difesi – conclude Ferroni – sono quelli dei cittadini. E’ chiaro a tutti che i cittadini da questa cosa non ci guadagneranno nulla. E non ci guadagneranno le imprese. Un politico mi ha detto, qualche settimana fa, che su questo tipo di operazioni gli interessi in gioco sono tanti. Ribadisco, non sono gli interessi dei cittadini”.
Non domo Orlando promette di continuare a seguire la questione. Vuole garanzie – ammesso che si proceda nella riparazione – sui tempi, sulla sicurezza, sulla durata dell’intervento quando e se sarà concluso. Chi ci mette la firma, insomma, dovrà metterci pure la faccia. Il territorio e i cittadini vogliono garanzie, non solo nel breve periodo, ma a lungo termine.
Le risposte, almeno alcune, le avrà dopo il 24 febbraio, data in cui la provincia di Parma presenterà il piano d’intevento per l’incerottamento. Sarà solo dopo quella data che si potrà capire qualcosa in più. Sul domani, ma pure sul dopo.
Nazzareno Condina