Cronaca

Cingia, bimbo morì sotto lo scuolabus: autista assolto, ma ora Cassazione riapre caso

In particolare è stato stabilito che l’autista deve verificare che i bambini si siano portati a debita distanza dal mezzo durante la manovra di ripartenza, proprio per evitare rischi di qualsiasi genere.

Immagine di repertorio

CINGIA DE’ BOTTI – Si riapre in Cassazione, terzo e ultimo grado di giudizio, un caso che risale al 14 aprile 2000 per un episodio che avvenne a Cingia dè Botti. Un caso tragico, che portò alla morte di Angelo, un bambino di 5 anni che venne investito dallo scuolabus, in ripartenza poco dopo essere arrivato alla fermata alla quale il piccolo doveva scendere. Il primo e il secondo grado di giudizio avevano scagionato l’autista, ora però – dopo che i genitori di Angelo hanno continuato a lottare rivolgendosi in Cassazione e avvalendosi del Codice della Strada – la Cassazione stessa ha riaperto il processo.

In particolare è stato stabilito che l’autista deve verificare che i bambini si siano portati a debita distanza dal mezzo durante la manovra di ripartenza, proprio per evitare rischi di qualsiasi genere. Accertamento che, evidentemente, l’autista in questo caso potrebbe anche non avere compiuto. Da qui la riapertura del caso: secondo i genitori di Angelo, che come detto citano il Codice della Strada, l’autista avrebbe dovuto non solo limitarsi a verificare che il bambino fosse stato preso in consegna dalla mamma, vista la sua giovanissima età, ma anche accertarsi che sia il piccolo che la donna fossero a distanza di sicurezza dal mezzo in manovra. Angelo era infatti scivolato sotto la ruota posteriore del mezzo ed era rimasto schiacciato, spirando poi poche ore dopo in ospedale a Parma.

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