Fronda in provincia: Paolo Abruzzi presenta mozione pro ponte provvisorio
La mozione presentata va contro a ciò che è stato deciso in provincia di Parma, cioé di incerottare il vecchio e riaprirlo al traffico nel 2019.
CREMONA – Il ponte provvisorio e l’esigenza di pensare ad una soluzione alternativa all’incerottamento del vecchio sarà al centro della discussione del Consiglio Provinciale grazie ad una mozione presentata da Paolo Abruzzi, sindaco di Sospiro e consigliere provinciale.
La mozione va contro a ciò che è stato deciso in provincia di Parma, cioé di incerottare il vecchio e riaprirlo al traffico nel 2019.
La Mozione urgente cautelare con priorità di delibera per intervento di progetto provvisorio parte da numerose considerazioni relative al ponte vecchio. “Visto che, il ponte sulla ex SS343 ”Asolana” di collegamento tra le Province di Cremona e Parma – spiega la mozione – e tra i Comuni di Casalmaggiore (CR) e Colorno (PR) è attualmente chiuso al traffico a causa di un cedimento strutturale e dalla relazione di rilievi, studi, indagini a seguito della chiusura al traffico del ponte sul Po del 07/09/2017 si evince che il ponte ha raggiunto la fine della sua vita utile.
Visto che, da una attenta lettura della relazione di rilievi, studi, indagini a seguito della chiusura al traffico del ponte sul Po del 07/09/2017 emerge quanto segue: sono esclusi (par. 3.1.1.1.2, pag. 14 e par. 4, pag.25) interventi di tipo “Adeguamento sismico” o “Miglioramento sismico” (ai sensi delle Norme Tecniche per le Costruzioni 2008, cap. 8) ==> corretto; l’intervento proposto è classificato, pertanto, come “Riparazione o intervento locale” ==> la norma (par. 8.4.3) dice che gli interventi di “riparazione o locali” devono riguardare singole parti e/o elementi della struttura e interessare posizioni limitate della costruzione; gli interventi proposti sono in verità piuttosto estesi, riguardando 16 campate (2 travi per ogni campata) su 39 (totale 156 travi): 41% delle campate e 21% delle travi; a pag. 13, par. 3.1.1.1.1, si afferma che “l’intervento di riparazione corre … il serio rischio di realizzare opere ingenti e dispendiose non garantendo la necessaria vita utile al manufatto”; nel par. 4, pag. 25 e 26, si afferma che è possibile, a seguito degli interventi di riparazione proposti, riaprire il ponte a doppio senso di marcia con carico massimo transitante pari a 20 t; dalle tabelle riportate nella relazione mi sembra di poter desumere che al massimo si può aprire al traffico ai soli autoveicoli (peso inferiore a 3,5 t); si intende che i mezzi da 20 t devono essere opportunamente distanziati tra loro (ad esempio di 50 m); non si sono trovati riferimenti a calcoli svolti per giustificare questo tipo di accesso; prima di fare l’intervento di riparazione sarebbero necessarie ulteriori indagini conoscitive (pag. 26: “surplus di indagini”) ==> nella relazione, con riferimento alle armature di precompressione, si tende a dare più credito ai dati desunti dal progetto originale rispetto a quelli dell’indagine ANAS del 2003; con riferimento ai dati sull’armatura di precompressione (diametro dei fili e resistenza del materiale): nell’indagine del 2017 non è stato effettuato il controllo del diametro (vedi penultimo paragrafo a pag. 9); sembra che non siano state effettuate nemmeno verifiche di resistenza dell’acciaio su campioni prelevati dalle travi ==> sembra una mancanza grave, in quanto questi due parametri influenzano pesantemente la resistenza delle travi (confrontare, ad esempio, i valori di momento resistente riportati nelle due tabelle di pagina 20); i costi sommariamente riportati alla pag. 28 ammontano tra 2.800.000 € e 5.200.000 € (considerando costi della sicurezza pari 1 15% del totale e aleatorietà pari a +20%); il costo del monitoraggio è stimato in circa 30.000€; giustamente si esclude la possibilità di aprire il ponte a senso unico alternato (pag.29).
Riassumendo: allo stato attuale vanno considerati i dati delle indagini ANAS 2003 e non quelli di progetto originari;
sulla base di quanto sopra e sulla base dei dati riportati nelle tabelle della relazione, sia pur a seguito degli interventi di riparazione e della messa in opera del monitoraggio, risulta difficile giustificare anche la sola apertura ai veicoli fino a 3,5 t e con i marciapiedi interclusi al traffico ciclo-pedonale; anche dopo le riparazioni, è possibile che il ponte vada chiuso o subisca ulteriori limitazioni (veicoli fini a 2,3 t/singola corsia a senso unico alternato) se il monitoraggio evidenziasse valori anomali (pag. 27, ultimo paragrafo).
Si ricava che l’unica soluzione che dà certezza e sicurezza sia del passaggio dei mezzi che della durata nel breve e lungo termine di risolvere il problema è la realizzazione di un ponte provvisorio. Considerando che: la chiusura del ponte ha provocato un grosso disagio agli studenti, ai lavoratori, alle aziende e industrie inserite nel territorio, scaricando sui due ponti vicini i 13.000 mezzi ogni giorno, i quali si trovano già in situazioni gravi; il ponte di San Daniele attualmente viene utilizzato a senso unico alternato e il ponte di Viadana non versa in ottime condizioni strutturali passando da 14.000 mezzi al giorno a 23.000.
Considerando altresì: che i Comuni, le Province, le Regioni e lo Stato non hanno i fondi necessari per intervenire in tempi brevi per un nuovo ponte e vista la vigente normativa nazionale che regola il project financing, ossia la realizzazione di opere pubbliche senza oneri finanziari per la pubblica amministrazione e considerando che tale normativa per il finanziamento e la realizzazione di opere pubbliche dovrebbe porre rimedio alla scarsità di fondi pubblici.
Si chiede, di impegnarsi ad attivare uffici competenti per la realizzazione di un ponte provvisorio tramite un project financing, attivando un bando il cui progetto deve tenere conto delle seguenti necessità: che ripristini la viabilità precedente alla chiusura del ponte con una portata di seconda categoria italiana come da N.T.C. 2008 D.M. 14/01/2008, che venga realizzato nel più breve tempo possibile, che il ponte provvisorio sia messo a disposizione per un periodo di almeno cinque anni, rinnovabile poi di anno in anno per un periodo ulteriore di dieci anni in attesa del nuovo ponte, che alla fine del suo utilizzo venga smontato e ripristinata la situazione precedente la sua messa in opera”.
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