Cultura

Leonardo Da Vinci architetto a Casalmaggiore per la Rocca nel 1482. La scoperta in un saggio

Il 6 marzo 1483 una lettera conservata all’Archivio di Stato di Firenze conferma la venuta di Ludovico il Moro e di Federico Gonzaga, marchese di Mantova, proprio per analizzare la situazione dopo averla comunque già commissionata a Leonardo. Le prove in un saggio ripresa dal professor Guido Sanfilippo.

Nella foto un ritratto giovanile di Leonardo e il disegno che raffigura il progetto per la Rocca di Casalmaggiore

CASALMAGGIORE – Un genio legato al Casalasco. E non solo per Villa Medici del Vascello a San Giovanni in Croce. Sembra infatti che nel passato di Leonardo da Vinci, simbolo del Rinascimento italiano, artista poliedrico e tra le figure più creative passate nella storia dell’umanità, non vi sia stata soltanto Cecilia Gallerani, la dama con l’ermellino, la cui dimora sorge appunto a San Giovanni.

Una ricerca rispolverata dopo qualche anno e pubblicata sull’ultimo numero del periodo “Casalmaggiore”, in distribuzione gratuita presso la locale Pro Loco che lo edita e le edicole, associa infatti il nome del genio vinciano al Torrione di Casalmaggiore. Che oggi cade a pezzo e ha seri problemi in particolare al tetto, che in passato ospitò anche le carceri, ma che è stato soprattutto una parte dell’antico baluardo della Rocca casalese. L’anno è il 1482, l’America sta per essere scoperta e il duca di Milano Ludovico il Moro, della famiglia degli Sforza che ha da poco riconquistato Casalmaggiore, incarica proprio Leonardo di preparare un progetto per ristrutturare e rafforzare il castello e la rocca estense a Casalmaggiore.

L’articolo, che riporta anche un disegno manoscritto di Leonardo, la prova forse più tangibile che non si tratta di una storia inventata ma di una verità nascosta dai secoli, è a firma del professore di liceo in pensione Guido Sanfilippo, da sempre appassionato di storia locale e curioso ricercatore, oltre che meticoloso esaminatore delle fonti. La ricerca però appartiene a Pietro Marani, uno dei più autorevoli studiosi di Leonardo, che parlò della presenza dell’artista toscano a Casalmaggiore in un saggio presentato a Mantova nel 1999, pur in una discreta indifferenza a livello locale. Una scoperta che si basa, come detto, su un documento d’archivio e su un disegno autografo di Leonardo, il Manoscritto B di Parigi, che raffigura proprio il progetto redatto dall’uomo di Vinci in queste casi in vesti di architetto.

Il Castrum, castello di Casalmaggiore, spiega Sanfilippo nel suo articolo, risale al 1012 stando ai documenti medievali: un momento storico in cui Casalmaggiore era dotata di un imponente sistema difensivo, del quale ora rimane, appunto, solo il Torrione. Castel Vecchio e Castel Nuovo toccavano, tra recinzioni e fossati, le attuali via Fantini, piazza Turati, piazza Garibaldi, via Pozio, via Bixio e via Vaghi. E ancora, nella parte nuova, edificata tra il XII e il XIII secolo, oltre alle strade già citate, pure le attuali via del Lino e via Garibaldi. Milano e Venezia si contendevano, come noto, il dominio su Casalmaggiore e le opere di difesa erano considerate quanto mai necessarie, specie in un anno, il 1482, in cui le guerre tra gli stati regionali erano all’ordine del giorno.

Il 6 marzo 1483 una lettera conservata all’Archivio di Stato di Firenze conferma la venuta a Casalmaggiore di Ludovico il Moro e di Federico Gonzaga, marchese di Mantova, proprio per analizzare la situazione dopo avere comunque già commissionato il progetto a Leonardo. Che dopo pochi anni realizza anche il capolavoro del Cenacolo milanese e dunque alla corte di Ludovico il Moro è già inserito. Alla fine del progetto non se ne fece nulla, tra ‘600 e ‘700 le già deboli difese scomparvero per sempre, rafforzando però gli argini e realizzando l’idrometro da poco riportato alla luce. Perché la storia è ciclica e tutto alla fine ritorna: e se questa scoperta fosse la leva per coinvolgere i più alti “stati” a rimettere mano al malandato Torrione?

Giovanni Gardani

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