Cronaca

Treni, Pamela Vitali scrive a Delrio, Sorte e Maroni: "Di nuovo a casa dal lavoro"

"A continuare a chiedere permessi ferie arrivare tardi al lavoro o uscire anticipatamente per sperare di prendere un treno che ogni settimana viene soppresso si rischia che molte persone il nuovo anno lo passeranno senza un lavoro"

CASALMAGGIORE – La Regione ha promesso maggior attenzione per quel che riguarda il servizio ferroviario sulla Parma Brescia. Aumenteranno le corse – anche se al momento è impossibile sapere con che mezzi – e forse l’attenzione sulle strutture. Ma dopo anni di quasi completo sfacelo alle parole non crede più nessuno.

Non ci credono i pendolari, e non ci crede il comitato TrenoPonteTangenziale che sta portando avanti la battaglia legale con l’esposto in Procura per le inadempienze e la qualità del servizio offerto sulla tratta.

I pendolari intanto si attivano anche da soli. Pamela Vitali, come già era successo qualche tempo fa per altri viaggiatori, ha scritto al presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni, all’Assessore ai trasporti di Regione Lombardia Alessandro Sorte, e al ministro Graziano Delrio affinché si attivino per cambiare – davvero – le cose.

“Sono una delle tante pendolari – racconta Pamela Vitali – che vivono il dramma della rottura tra regione Lombardia e Emilia-Romagna che ormai da due mesi sembra diventata una Mission Impossible. Sono di nuovo a casa dal lavoro in quanto il treno delle 7:15 è stato soppresso e con le strade ghiacciate rischiare la vita per tre ore di lavoro non mi sembrava il caso. Al che ho deciso di scrivere all’assessore Sorte, al presidente della Regione Maroni e al ministro Delrio”

Un atto legato all’esasperazione. Il testo della lettera lo pubblichiamo in maniera integrale: “Buongiorno presidente… o almeno spero sia per lei una buona giornata. Perché la mia come quella di altri pendolari non lo è sicuramente. Il lavoro è un diritto dice la Costituzione italiana, ma ormai da mesi per noi casalaschi non lo è più”.

“La giornata parte alle 6.50 armata di tanta pazienza e buoni propositi si parte per raggiungere la stazione al freddo con le strade ghiacciate,augurandosi lungo il tragitto di non cadere o uscire di strada con la macchina. Si aspetta su una banchina un annuncio che non arriverà mai se non tramite lo smartphone di ragazzi pendolari universitari che tramite la app riferiscono il messaggio di Trenord:
Il treno 20331 oggi non sarà effettuato per guasto agli impianti dovuto alle avverse condizioni meteo” Trenord dà anche la soluzione. “I clienti diretti a Parma possono prendere il 20333 (Brescia 6.50 – Parma 8.48)”.

“Forse Trenord, e chi si occupa dei trasporti, non pensa che avanti di questo passo, a continuare a chiedere permessi ferie arrivare tardi al lavoro o uscire anticipatamente per sperare di prendere un treno che ogni settimana viene soppresso si rischia che molte persone il nuovo anno lo passeranno senza un lavoro, perché i contratti a tempo determinato, alla scadenza non verranno mai rinnovati”.

“Siamo arrivati veramente sulla soglia dell’esasperazione non se ne può veramente più questo dovrebbe essere un periodo spensierato di gioia invece è un periodo con pensieri che da due mesi a questa parte non lasciano la mente di chi ogni giorno deve affrontare un viaggio che ormai mi viene proprio da chiamare viaggio della speranza. So già che questa mia email è una goccia che andrà persa nell’oceano dell’indifferenza che sta regnando in quest’ultimo periodo. Ma la speranza, almeno lei, è l’ultima a morire. Vi auguro una buona giornata”.

Speranza? Poca. Ogni giorno abbiamo a che fare con gente che rischia – per una gestione ballerina del servizio ferroviario – la perdita del lavoro o il mancato rinnovo dei contratti a termine. Il lavoro è un diritto, e pure il trasporto pubblico dovrebbe esserlo. Dovrebbe, perché nel quarto mondo del trasporto, a cavallo tra Emilia e Lombardia, anche prendere un treno per poter lavorare è divenuta un’incognita pesante. Un’incognita sul futuro di tanti cittadini.

Nazzareno Condina

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