Cronaca

Lentigione, si contano i danni. Poviglio corsa agli aiuti: c'è anche Cicognara

Nulla, del piccolo centro di un migliaio di anime appoggiato all’Enza ha resistito: l'acqua è penetrata dappertutto. Le auto ed i mezzi dei vigili del fuoco continuano a passare.

LENTIGIONE/POVIGLIO – L’ondata di piena è passata in paese. Ora resta il fango, e la rabbia. La gente tira fuori dalle case di via della Chiesa tutto ciò che le acque hanno lambito. Acqua, fango e rabbia.

“Nessuno ci ha avvertito – spiega un ragazzo furioso – ho svegliato io i miei vicini di casa. Quando me ne sono accorto l’acqua era già in paese, c’era poco da fare”. Sta tirando fuori le moto dal garage. Le auto sono già sulla strada, lambite da un’aria gelida e un pallido sole. “Ditelo che qui nessuno ci ha avvertito – prosegue – avremmo almeno potuto salvare qualcosa. Siamo ancora senza corrente elettrica, quella è la muraglia di casa mia”.

La muraglia esterna è posata a terra, sul giardino. poggiata sull’erba e sul fango. In paese è tutto un via vai di mezzi anfibi dei vigili del fuoco, fuoristrada della protezione civile e gente a piedi, vestiti e mani sporche di fango. C’è anche un commerciante casalasco, che abita a Lentigione, tra coloro che sono stati portati via, ieri sera alle 23, da casa.

“Ero al secondo piano – racconta – sono rimasto 18 ore ad attendere, senza luce, senza telefono. Ho la stufa a legna, fortunatamente almeno sono riuscito a scaldare. Probabilmente c’era gente più in difficoltà di me, si è pensato prima agli anziani e a quelli maggiormente isolati. La protezione civile ha fatto quel che può, loro sono volontari. E’ tutto il resto che non si è mosso per tempo”.

La piena, come ci raccontano in paese, ha avuto due fasi. La prima ondata, dopo la rottura dell’argine, da via Imperiale superiore poi l’acqua si è insinuata in via Stradone, ricollegandosi alla prima ondata nella piazza della Chiesa sino a giungere alla provinciale. Invadendo tutto quel che trovava.

“Quella che vedi in piazza è la mia legnaia – ci racconta ancora il commerciante – era dietro casa mia”. La legnaia è alle soglie della piazza, un centinaio di metri più in là di dove era collocata. La furia della corrente è stata feroce. In alcuni punti del paese l’acqua è giunta sino ad un metro e mezzo di altezza.

Nulla, del piccolo centro di un migliaio di anime appoggiato all’Enza ha resistito: l’acqua è penetrata dappertutto. Le auto ed i mezzi dei vigili del fuoco continuano a passare. Se nella città, lungo la strada, è solo fango, nella campagna ci sono ancora problemi. Mentre parliamo passa un’auto della polizia municipale. A bordo un uomo, e un cane. Sono stati portati via da una cascina.

Percorriamo l’argine che separa l’Enza da Lentigione. Dopo poco più di 200 metri, si interrompe. Dapprima franato a metà e poi crollato del tutto. Cento metri di argine, che non ci sono più. In paese si parla delle nutrie, delle talpe o di quell’argine troppo esile per contenere una massa d’acqua cresciuta velocemente in brevissimo tempo. Qualche problema c’è stato, secondo alcuni, a valle dell’Enza, verso Brescello. Anni di manutenzione mancata, scarsa pulizia dei greti, il Po che per qualche motivo non ha da subito garantito l’accesso dell’imponente massa d’acqua: ognuno ha una sua spiegazione.

La gente racconta, parla. Il bar si è salvato, la chiesa no, e qualche altra attività commerciale paga dazio. L’unica consapevolezza è che – vedendo le condizioni in cui è stato ridotto l’argine, sbriciolato, poco o nulla si sarebbe potuto fare da quando la pioggia è iniziata a cadere forte. I mezzi sono al lavoro. Lentigione è al momento, senza barriera alcuna al fiume. Bisognerà provvedere alla svelta, nell’eventualità che possa cadere altra acqua e provocare altri danni.

Chi è rimasto resiste, cerca di tirare fuori le cose dal piano terreno, almeno quello che è ancora salvabile. Una coppia di ragazzi, poco distante dalla stazione ferroviaria, va ad aprire la macchina. E’ andata completamente sotto, dentro è un disastro. Altre vetture le incontri a bordo strada, due sono l’una sopra l’altra. Altre lasciate lì.

Sulla strada mezzi dei vigili de fuoco e della protezione civile, oltre che pattuglie dei carabinieri, della polizia e della guardia di finanza. C’è pure la protezione civile trentina scesa a dare una mano.

Parte degli sfollati sono alloggiati in palestra a Poviglio. Li raggiungiamo. Sono un centinaio di persone, assistite in maniera continua dai volontari della parrocchia, dalla Croce Rossa e dalla Protezione civile. A coordinare il tutto il parroco di Boretto, Brescello e Lentigione don Evandro Gherardi. E’ lui che ci spiega che la macchina della solidarietà si è immediatamente mossa, che a Poviglio continua ad arrivare materiale. Vestiti, coperte, scarpe, ma anche giochi per i bambini.

Al piano superiore del centro sportivo è stato allestito il dormitorio. Nella stanza a fianco c’è una stanza luminosa, dove giocano i bambini, seguiti da un paio di animatrici. Sorridono e corrono. Ieri era la notte di Santa Lucia. Nonostante la piena per loro è arrivata lo stesso. La maggior parte dei giochi arriva e arriverà dalla parrocchia di Cicognara che si è attivata immediatamente per i più piccoli. Ma anche associazioni e altre parrocchie dell’Oglio Po si stanno dando da fare.

Alloggiati nella palestra molti anziani. “Abbiamo tanto materiale – ci spiega una volontaria – ma manca l’intimo per uomini e donne, soprattutto anziani e soprattutto taglie forti”. La gente è scappata di casa, o è stata portata via, con quel che ha potuto prendere su. Poche cose messe in un sacco della spesa, piccole borse colorate appoggiate a fianco delle brandine. In una di questa un uomo riposa, dopo una notte passata nell’angoscia.

Poco distante una mamma di colore tiene in braccio il suo bambino. Il bimbo si guarda intorno, poi s’addormenta pochi minuti dopo in braccio ad una ragazzina, sua sorella. C’è comunque qualcuno che si prende cura di tutti: sono almeno una trentina i volontari operativi nella palestra. C’è anche – per merito della Croce Rossa – un presidio medico all’ingresso per qualunque necessità e un centro funzionale provvisorio dove viene vagliata ogni richiesta.

Diamo le spalle alla struttura, stanno arrivando altre auto. “Scusate, dov’è il centro dove ci sono gli alluvionati?” ci chiede una coppia di anziani. In mano due borse della spesa, con generi di prima necessità. Ed è un via vai di gente che porta qualcosa. L’alluvione ha spaccato l’argine, invaso le case ma ha anche messo in moto un’imponente macchina della solidarietà. E’ il cuore della bassa. Reggiana, parmense, mantovana poco importa. Un cuore che pulsa al fianco degli sfollati, e della loro inquietudine.

Nazzareno Condina

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