Parma-Brescia tra le maglie nere. Dal rapporto Pendolaria anche alcune soluzioni
E' stata rinnovata la richiesta alle due regioni interessate, Lombardia ed Emilia, ed alle rispettive aziende ferroviarie, Trenord e TPER, di adottare e provare a mettere in campo una navetta ferroviaria da Casalmaggiore a Parma aggiungendo ai 29 treni giornalieri ulteriori 18 treni giornalieri.
SABBIONETA – Non vi erano grossi dubbi, ma la certezza ufficiale fa sempre male: la linea ferroviaria Brescia-Casalmaggiore-Parma è tra le dieci peggiori d’Italia, come il rapporto Pendolaria 2017 ha svelato. Un documento importante, presentato lunedì mattina in sala consiliare a Sabbioneta, con il sindaco della Piccola Atene Aldo Vincenzi a fare gli onori di casa. Con lui Paolo Antonini e Stefano Prandini del Comitato Treno Ponte Tangenziale, che hanno svelato di monitorare costantemente i ritardi dei treni sul proprio sito, e Dario Balotta, responsabile dei trasporti per Legambiente Lombardia, senza scordare il sindaco di Bozzolo Giuseppe Torchio.
Il rapporto ha preso in esame il periodo 2010-2017, è stato spiegato e ha evidenziato che in Lombardia l’età media dei treni (17 anni) è tra le peggiori tra tutte le regioni, anche se la Lombardia nel periodo di riferimento non ha effettuato nessun taglio ai servizi come le regioni Lazio, Umbria, Veneto e la provincia di Bolzano. I treni della Basilicata hanno 21.4 anni di età media, ha spiegato Prandini sottolineando il degrado delle stazioni intese come beni immobili abbandonati (è il caso di Casalmaggiore), e proprio la Basilicata è la regione messa peggio in Italia: ebbene, la Brescia-Parma ha treni più vecchi di quelli che viaggiano nella terra lucana (rispetto al 2009 la velocità media è diminuita di 20 minuti a tratta). La Lombardia è a metà classifica delle regioni come aumenti tariffari apportati +30,3%; molto peggio hanno fatto Campania con le tariffe aumentate del 48,4%, la Liguria con il 48,9% e il Piemonte con il 47,3%.
Ma entriamo nei dettagli dei disagi e delle soluzioni: è stata rinnovata la richiesta alle due regioni interessate, Lombardia ed Emilia, ed alle rispettive aziende ferroviarie, Trenord e Tper, di adottare e provare a mettere in campo una navetta ferroviaria da Casalmaggiore a Parma aggiungendo ai 29 treni giornalieri ulteriori 18 treni giornalieri. I dieci aggiunti ora, infatti, sono in un orario inefficace, secondo i relatori. “L’aggiunta di quelle corse, in orari che vanno dalle 9 di mattina alle 12 e nel primo pomeriggio – ha tuonato Antonini – sanno di presa in giro, perché non tengono conto delle effettive esigenze dei pendolari: sembra una soluzione di facciata, per dimostrare che qualcosa si è fatto, senza però risolvere il problema”.
La nuova domanda potenziale, è stato spiegato, è calcolata sul numero di auto che transitano ogni giorno sul ponte di Casalmaggiore: 12 mila veicoli al giorno con 1,1 passeggero portano a 13.200 utenti, che si raccolgono prevalentemente vicino a Casalmaggiore, Sabbioneta e altri paesi. Utenti che potrebbe raggiungere Casalmaggiore con un potenziato del servizio autobus da definire in accordo con i Comuni limitrofi. Con l’offerta aggiuntiva il treno potrebbe intercettare almeno un migliaio di passeggeri ogni giorno.
Da qui, ovvero dall’idea del servizio autobus integrato, per ridurre i costi e i tempi di viaggio della “navetta”, è stato ritenuto opportuno escludere il tragitto Parma-Piadena che porterebbe da 24 a 40 i km della tratta da gestire con un raddoppio dei costi e dei tempi di viaggio da 25 a 45 minuti. Insomma la navetta sarebbe solo da Casalmaggiore a Parma e da Parma a Casalmaggiore, con un servizio su gomma che però crei un bacino d’utenza tale da servire in tutto il casalasco. Un assist fornito per togliere qualsiasi alibi alle Regioni, indicando addirittura la tipologia di treni, due automotrici diesel 668 accoppiate, che sono recuperabili nel deposito locomotive di Iseo, di Trenord. Trenord, nel dettaglio, potrebbe mettere i treni, Tper il personale, unendo così le forze, per una spesa totale di 1.8 milioni l’anno.
L’invito di Balotta è stato anche all’Agenzia della Mobilità di Cremona e Mantova, “perché metta gli occhi sulla questione e perché la decisione su treni da aggiungere in alcune fasce, il mattino, a mezzogiorno e alla sera, venga presa collegialmente dal territorio unito. “Non c’è bisogno che vi sia Expo per fare funzionare i treni: prima di espandersi, Trenord dovrebbe rendere efficienti i servizi che offre, altrimenti lo spirito imprenditoriale viene meno e non si è nemmeno competitivi sul mercato” ha detto Balotta. “Quale opportunità migliore vi era, parlando dal punto di vista imprenditoriale, del ponte chiuso? Era questa l’occasione da cogliere al volo – ha attaccato Balotta – e invece in tre mesi è stato partorito un topolino, una soluzione che fa ridere i polli e non aiuta davvero i pendolari”.
Giuseppe Torchio, sindaco di Bozzolo, ha rimarcato l’importanza del previsto incontro di martedì mattina in Regione Lombardia con l’assessore Simona Bordonali: si parlerà di Stato di Emergenza, ma sarà il caso di parlare anche dei disagi che una piccola spolverata di neve ha causato al servizio ferroviario, ha detto Torchio, ricordando la legge dell’onorevole Baroni sui ponti di 60 anni fa, senza che più nessuno da allora se ne occupasse. Non dimenticando il caso del Consorzio Casalasco del Pomodoro e dei suoi lavoratori. “Sono 34 che ogni giorno – ha detto Torchio – vivono un disagio sui trasporti. E come questa grande azienda, ve ne solo altre, magari anche di piccole dimensioni. Noi peraltro, come comune, abbiamo messo a disposizione il nostro mezzo su gomma ricevuto con fondi lombardi sull’attrattività, senza però ricevere risposte. Siamo ancora in attesa”.
Antonini ha insistito molto sui disagi dei pendolari, Prandini e Vincenzi hanno parlato della possibilità di migliorare il trasporto aziendale, ossia dalle aziende alle stazioni e viceversa. “Ci stiamo muovendo – ha detto Vincenzi – e abbiamo saputo che il costo si attesta sui 105mila euro. Con l’aiuto delle Province qualcosa possiamo fare, ma ci serve un aiuto dai piani istituzionalmente più alti”. Tornando ai casi più estremi citati, sempre lunedì mattina alcune persone hanno atteso 2 ore e mezza in stazione, mentre la piena del torrente Enza a Sorbolo ha messo in crisi l’intero sistema. Velatamente contestata da alcuni dei presenti, infine, l’assenza di un rappresentante del comune di Casalmaggiore.
Giovanni Gardani