Cultura

L'atelier laboratorio Raku verso realizzazione: Oriente e Bassa si incontreranno a Torricella

La famiglia Fadani, che gestisce l’Agriturismo Torretta, sta approntando una stanza atelier dove Cristina Mazzotti, artista svizzero con origini casalasche che a Torricella si stabilirà da marzo 2018, potrà insegnare la tecnica Raku, particolarissima ceramica giapponese ottenuta dalla lavorazione dell’argilla.

TORRICELLA DEL PIZZO – Un angolo di Oriente a Torricella del Pizzo. Un atelier e un laboratorio per illustrare la millenaria tecnica Raku, proveniente dal Giappone, a chiunque voglia approcciarsi con la stessa, in un paesino di meno di mille abitanti. Magia della cultura, anzi molto più semplicemente concretezza di un accordo tra l’artista svizzera Cristina Mazzotti e l’Agriturismo Torretta, che già ospita il museo Amarcord e il museo di Storia Naturale, risultando un vero e proprio riferimento per il comune casalasco.

Cristina Mazzotti è ripartita assieme al marito Bruno per la Svizzera, dove vive tra Basilea e Zurigo: noi l’abbiamo incontrata poche ore prima del suo ritorno a casa per ammirarne le opere e conoscerne i progetti. Anzitutto, sveliamo subito l’arcano: Cristina, che fa parte del gruppo di artiste Gamy, tutto al femminile e con all’attivo mostre anche a livello mondiale, l’ultima due anni fa sul lago di Costanza, ha radici torricellesi, dato che i suoi bisnonni e nonni sono vissuti qui. Poi, come spesso è accaduto per questo comune che ha il record di appartenenti all’Aire, gli italiani residenti dall’estero, giusto per citare un dato statistico, la vita ha portato la famiglia Mazzotti altrove.

Ora però, da marzo 2018, Cristina e Bruno torneranno a Torricella e qui si stabiliranno. Per questo la famiglia Fadani, che gestisce l’Agriturismo, sta approntando una stanza atelier dove Cristina potrà insegnare la tecnica Raku, particolarissima ceramica giapponese ottenuta dalla lavorazione dell’argilla che, dopo 2-3 settimane di lavorazione, viene cotta lentamente per 7-8 ore in un forno elettrico a 850° C, smaltata con apposite sostanze e, infine, inserita in un bruciatore a gas dove a 1000° C cenere, carta e fuoco regalano alle sculture colori particolarissimi e unici che cambiano nel tempo e a seconda della luce. Le caratteristiche crepe sono invece figlie dello sbalzo termico, dato che la scultura, dopo i 1000° C di cottura finisce in acqua.

Il marito Bruno aiuta Cristina nell’estrazione delle sculture proprio dal bruciatore, perché spesso si tratta anche di pezzi pesanti e, di certo, incandescenti, per estrarre i quali serve una apposita pinza di un metro. Cristina ha conosciuto la tecnica Raku venti anni fa: voleva modellare l’argilla ma non in modo banale, così si è ispirata all’Oriente: del resto in Cina, nel 2000, a Shanghai realizzò una mostra di quadri, che riprendevano anche gli ideogrammi, alfabeto di quella cultura, che fece il sold out. Tutte le opere vennero acquistate. Lì Cristina imparò la lingua cinese.

L’arte e la sete di conoscenza sono sempre state nel suo Dna (la prima mostra risale al 1991 nella sua Svizzera), così come non si è mai scordata le sue origini casalasche: la riprova? Da marzo verrà a vivere proprio a Torricella, non appena il marito – d’accordissimo con questo cambio di prospettive – sarà in pensione, ma già nel gennaio scorso, durante l’ultima Festa del Pipèn, il piedino di maiale lessato, ha realizzato proprio un Pipèn Raku: il primo della storia. Quando l’Oriente incontra la Bassa possono uscire questi capolavori.

Giovanni Gardani

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...