Cronaca

Tre secoli riportati alla luce in tre mesi: così i giovani del Listone illuminano l'idrometro

Il segretario del Listone Alberto Fazzi ha ricordato gli altri interventi che hanno interessato la civica, quello della sistemazione del parco del Romani, con panchine rimesse a nuovo e Muro dei Campioni. Poi è toccato a Boles prendere la parola: un discorso ispirato, il suo, che ha parlato di un progetto che non ha sfiancato il gruppo.

CASALMAGGIORE – Una storia lunga oltre 300 anni riportata alla luce in tre mesi: il miracolo del Gruppo Giovani del Listone, la missione perseguita ogni singolo giorno in queste ultime settimana a forza di vanga, piccone e picozze, ha raggiunto il suo apice sabato pomeriggio alle 15.30: personalità politiche, di maggioranza come di minoranza (per l’amministrazione era presente il vicesindaco Vanni Leoni), culturali, sportive e tanti cittadini, del centro come delle frazioni, si sono ritrovate lungo l’argine maestro per riscoprire quell’idrometro che oggi parla di epoche lontane e lancia un messaggio. Mai più incuria, mai più dimenticanza.

Spostando il “tuer”, il terriccio misto ad argilla depositato dal passaggio del Po nelle varie piene di questi tre secoli, i ragazzi del Listone con l’autorizzazione di Aipo, l’appoggio della motonave San Carlo, della ditta Sartori di Casalbellotto per pareggiare l’argine maestro dopo gli scavi e di Giuseppe Zani, cittadino che ha aiutato quotidianamente la missione, hanno scoperto per intero il manufatto che esiste da quando l’uomo ha capito che per controllare il Grande Fiume era anche necessario poterlo misurare. Alberto Fazzi, segretario della lista civica, ha salutato i presenti, alcuni con il tipico “tabarro” invernale, e ha ringraziato due persone: Giuseppe Boles per il grande lavoro fisico, e Carlo Gardani, fondatore del Listone, per la curiosità mostrata verso qualcosa che nemmeno lui ricordava così. “Noi non siamo volontari, perché questa per noi è politica, nella sua accezione più nobile, quella cioè che ha come destinatario diretto il cittadino, al quale oggi restituiamo un pezzo di storia del nostro fiume Po” ha detto Fazzi.

Il segretario del Listone ha altresì ricordato gli altri interventi che hanno interessato la civica, quello della sistemazione del parco del Romani, con panchine rimesse a nuovo e Muro dei Campioni in primis. Poi è toccato proprio a Boles prendere la parola: un discorso ispirato, il suo, che ha parlato di un progetto che non ha sfiancato il gruppo, anzi lo ha consolidato e fatto lievitare di numero (tanti i giovani coinvolti), cancellando finalmente anni di incuria. “Il civismo è imprescindibile nella società moderna, e il nostro scopo era quello di eliminare il senso di abbandono che è la piaga e il cancro di piccoli paesi ma spesso anche delle città” ha detto Boles.

Lo stesso ha poi riportato l’esempio del coccio di bottiglia, della serie “lascia sporco e sarà più facile trovare ancora più sporco”, per quello spirito di emulazione in negativo, osservato però in questo caso dall’esatto punto opposto. “Se dimentichiamo le persone o anche le cose, allora queste muoiono nell’oblio – ha aggiunto Boles, anima artistica, ma anche uomo di fatica del Listone – . Anche le pietre vanno curate perché possano parlare (ricordiamo che l’evento si intitolava “Storie nel marmo”, ndr). E a proposito di quanto abbiamo realizzato al parco del Romani, voglio ricordare che una signora, pochi giorni fa, mi ha svelato che oggi quel parco è più pulito: la bellezza attira bellezza”.

Da Boles anche un passaggio della visione dal passato (con le fotografie di alcune piene storiche del Po, dal 1951 al 2000) verso il futuro. “Un luogo non è storico quando è vecchio, ma quando è senza tempo – ha detto Boles – . Una signora mi ricordò nei giorni scorsi che qui aveva dato il suo primo vero bacio. Poi poco tempo fa ho visto due adolescenti mano nella mano. Allora ho capito che questa terra l’abbiamo spostata, ridando vita all’idrometro, non per i baci passati ma per quelli che ancora qui verranno scambiati”.

Anche per questo, idealmente per quegli adolescenti, è stata sistemata una panchina in faggio, dove posare il peso del corpo e la leggerezza dei pensieri, come scrive il messaggio lasciato dallo stesso Boles sopra quel manufatto. Poi spazio al saluto di don Claudio Rubagotti. “Sono da poco a Casalmaggiore, ma quando si tira via qualcosa che adombra la realtà e la storia è sempre un sogno che si realizza” ha detto il neo parroco di Casalmaggiore. A chiudere il pomeriggio una merenda nostrana a base di vin brulè, pane e salame. Dinnanzi a uno dei tramonti più belli che il Po sa regalare sul proprio percorso.

Giovanni Gardani

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