Cronaca

Ponte e crisi. Palazzo Porcelli, 90 prenotazioni in 4 mesi, zero dal 7 settembre

La chiusura del ponte ha spento i sogni di Chiara. “Un disastro, un vero disastro - racconta- sono a zero prenotazioni. E le spese sono rimaste le stesse di prima. Chi aveva prenotato ha disdetto"

CASALMAGGIORE – Oltre 90 persone ospitate da maggio a settembre. Quasi nessuna da settembre in poi. La crisi, il significato e i risultati della chiusura di un ponte, la gravità del momento per tante imprese locali potrebbe essere condensata in questo dato nudo e crudo. Terribile per chi lo sta vivendo sulla propria pelle.

La politica parla e pontifica, lo stato di emergenza – con molte probabilità – non verrà neppure concesso. E intanto il territorio paga un prezzo altissimo e muore, a poco a poco.

Quella di stamattina è la storia di un’imprenditrice, Chiara Mina, che decide di investire e di trasformare l’ex Convento benedettino di Palazzo Porcelli acquistato dai suoi avi in una struttura di accoglienza turistica tra le più caratteristiche – e belle – di tutta la provincia. Da maggio in poi, grazie ad una sapiente comunicazione e soprattutto al passaparola, molti gli ospiti, soprattutto stranieri. Inglesi, tedeschi, cinesi, olandesi, francesi, messicani. Magari solo di passaggio, ma ben lieti di risiedere facendo un salto ‘nel passato’, a poche decine di metri dal fiume, in quei miniappartamenti ricavati nelle antiche stanze. E ben lieti poi di descrivere, con termini assolutamente lusinghieri, la propria permanenza, la gentilezza e la scoperta di un area golenale, quella casalasca, di cui poi – irrimediabilmente – ci si innamora.

Per chi è di passaggio tra Parma, Mantova, Sabbioneta, Verona, il Lago di Garda un’area strategica importante. con la possibilità di  “soggiornare in un palazzo storico di Casalmaggiore, già convento nel 1600 e vicino all’argine maestro del Po”. 4 appartamenti in completo restauro conservativo prospicenti sul parco del convento “con una splendida serie di loggiati da dove godere di un panorama fuori dal tempo e vivere romantiche emozioni nelle stanze con volti ed affreschi incantevoli”. Affreschi in ogni stanza e bagno con vasca in porcellana pentagonale, possibilità di accedere ai loggiati, colazione nella cucina del convento insieme alla proprietaria dell’immobile”.  Il tutto a pochi chilometri da Parma (17Km), Cremona (40km), Mantova (50km), Lago di Garda (50km).

La proprietaria, Chiara Mina, ci ha investito parecchio. Mettersi a disposizione per lei ha sempre significato farlo in tutto: dagli itinerari turistici ai mezzi per spostarsi, dai consigli all’impegno costante per soddisfare ogni richiesta alla ricerca culinaria – uno dei suoi interessi – che l’ha portata a proporre le eccellenze del territorio ai propri ospiti.

Tornano i cinesi, i tedeschi, gli olandesi, tornano gli altri ospiti, in buona parte stranieri e a loro se ne aggiungono nuovi. Grazie ai feedback positivi e grazie proprio alla posizione strategica della struttura. Per gli stranieri, soggiornare in un luogo storico è la ‘ciliegina sulla torta’ di un viaggio in Italia. Nei loro messaggi, francese, tedesco, inglese, è proprio la storicità del luogo la cosa più apprezzata. Ma non mancano i riconoscimenti ad una piccola città (di cui ci si ricorda solo in tempo di elezioni) appoggiata al fiume.

Poi, il 7 settembre, il naufragio. Tutte le prenotazioni vengono annullate. Non ne arrivano nuove. La chiusura del ponte ha spento i sogni di Chiara. “Un disastro, un vero disastro – racconta- sono a zero prenotazioni. E le spese sono rimaste le stesse di prima. Chi aveva prenotato ha disdetto. Abbiamo sempre puntato sul fatto di essere punto importante tra Parma, Mantova ed i centri turistici e le fiere di zona. Con la chiusura del ponte non lo siamo più”.

Il vuoto complessivo delle istituzioni non l’aiuta: perché poi, quando si tratta di pagare le tasse, di versare l’obolo allo stato, alla regione, ai comuni della chiusura del ponte non frega niente a nessuno. La tassa va versata a prescindere e – senza stato di emergenza – dovrà essere versata comunque. Difficile il pensiero di far fruttare un’impresa senza clienti. L’ultima disdetta quella di un cliente di Hong Kong.

“Avevo fatto grossi investimenti e con il ritmo che avevo prima della chiusura del ponte, sarei rientrata nelle spese. 90 persone ospitate in quattro mesi, le cose stavano andando bene. E adesso non so che fare”. La struttura peraltro dispone di ambienti idonei a corsi di aggiornamento, un laboratorio attrezzato per l’alimentare ed una parte storica tra le più pregevoli di tutta la città. La cucina – solo per citarne una – mantiene la struttura originaria del convento.

Tra le ipotesi quella di vendere. Ma difficile farlo con una struttura di quelle dimensioni (11 mila euro solo l’IMU) con ancora una buona parte che potrebbe essere recuperata e sfruttata. Il valore è altissimo, nessuno farebbe un investimento del genere in un area depressa.

“Per me la chiusura del ponte é questo” chiude sconsolata. Difficile raccontare la crisi. Un salto al buio in un futuro incerto. Un’agonia di una terra che a fatica cerca di immaginarsi non solo il futuro che è troppo lontano – ma lo stesso presente.

Nazzareno Condina

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