Sabato festa all'idrometro. L'ingegnere, il filosofo ed il pragmatico
"Un luogo a cui tutti dovremmo chiedere scusa per averlo dimenticato nel corso degli anni. Ma il pieno recupero è anche la dimostrazione che anche la dimenticanza non è irrimediabile"
CASALMAGGIORE – L’ingegnere, il filosofo ed il pragmatico. Potrebbe essere l’inizio di una disquisizione dotta, o un di simposio sull’umana natura, è solo la presentazione dell’iniziativa che sabato, a partire dalle 15.30, vedrà, in un clima di festa, l’inaugurazione dell’idrometro rimesso a lucido dopo la fine dei lavori.
Il – solo – naturalmente è notevolmente riduttivo perché qualcosa di importante, quei ragazzi, tutti del gruppo del Listone (ma non solo) l’hanno fatto. Hanno recuperato un pezzo di storia importante della città, di una città che col suo fiume vive in simbiosi da sempre. “Sono stati tre mesi di lavoro duro – ha spiegato Alberto Fazzi (l’ingegnere) – un’opera che rispetto alle altre ci ha duramente provato. Ora che è finita abbiamo deciso di fare festa con una merenda nostrana, pane, salame e vin brulee. Cibo di tradizione comprato dai nostri commercianti da consumare in un luogo di tradizione”.
Un opera di cui andare orgogliosi. Ci voleva un gruppo di ragazzi volenterosi (o incoscienti, in senso positivo) per fare un lavoro che nessuno aveva avuto in mente di fare. Solo per dare un piccolo particolare: l’ultima scalinata, quella ripulita per intero, di gradini ne aveva 23. E’ stata rimossa la terra o meglio, quella che i contadini chiamano ‘Tuer’, un misto di sabbia terra ed argilla che diventa un composto che si rimuove solo a forza di piccone. “E’ stato un lavoro immane – ha aggiunto Alessandro Rosa (il pragmatico) – e inizialmente eravamo partiti in tre. Alla fine ci siamo trovati con altre 10, 12 persone a darci una mano ogni volta ed è la cosa che ci ha fatto maggiormente piacere, una prima conferma che le iniziative civiche che stiamo prendendo sono sulla giusta strada. Quello che restituiamo alla città è un manufatto importante a livello di comunità. E’ il suggello nel marmo delle storie di questa terra. Ogni data è un ricordo d’ansia, ed in questo periodo difficile per tutto il territorio con la chiusura del ponte, è comunque un richiamo all’unità: quella stessa che si è sempre riscontrata nei periodi di piena”.
Un monumento che data 1770. Naturalmente l’alveo del fiume ed il suo corso si è modificato pesantemente da allora. “Sono tornato a affezionarmi – ha spiegato Giuseppe Boles (il filosofo) – perché mi ero quasi dimenticato di quell’area. E’ stato un restauro potente perché ha riportato in vita un luogo di potenza storica ed affettiva. Un luogo a cui tutti dovremmo chiedere scusa per averlo dimenticato nel corso degli anni. Ma il pieno recupero è anche la dimostrazione che anche la dimenticanza non è irrimediabile. Di irrimediabile c’è solo la morte, tutto il resto può essere affrontato, con la voglia di credere che il domani possa essere migliore di oggi”.
L’incontro è stato anche occasione per parlare del domani. Punto d’osservazione privilegiato, luogo di meditazione e di un’opera che – probabilmente nell’estate prossima – vedrà la luce con il contributo fondamentale di Brunivo Buttarelli. Il viadanese Gianni Pagliari ha regalato a quello spazio lontano dalla frenesia e dal tempo una panchina ricavata da un tronco. Sarà un punto di meditazione e i rami dei pioppi, intrecciati tra loro, saranno lo schermo di formidabili tramonti. Quelli della bassa, che danno malinconia ed incendiano il cuore.
“La cosa più bella? – aggiungono i ragazzi – E’ vedere i genitori che accompagnano i bambini a scendere quella lunga scala”. Appuntamento a sabato alle 15.30 dunque, con la festa, che prevede anche un’esposizione di immagini storiche della vita di fiume.
Ci saranno anche loro, l’ingegnere, il filosofo ed il pragmatico. Sono dentro, in parti diverse, in ognuno (l’ingegnere è pure un po’ filosofo e un po pragmatico, il filosofo è ingegnere per eccellenza dell’etereo e pragmatico quanto basta a non perdersi, ed il pragmatico, quello più strano, è pure un inguaribile sognatore capace di costruire) e – questo quello che il loro lavoro ha insegnato un po’ a tutti – potenzialmente dentro ad ognuno di noi.
Nazzareno Condina