Da Casalbellotto l'orgoglio e la rabbia: la storia del gruppo Paletnologico casalasco
Undici anni di passione e ricerca. Un presente di delusione, se non di rabbia. Riassunta in poche righe, la storia del Centro Casalasco di Studi Paleontologici può essere questa.
QUATTROCASE – Undici anni ininterrotti di scavi e di ricerca. Undici anni di passione. Un presente di delusione, se non di rabbia. Riassunta in poche righe, la storia del Centro Casalasco di Studi Paletnologici può essere questa.
La storia di quel periodo di passione e di ritrovamenti importanti è stata riportata alla luce ieri sera dai ‘reduci’ di quel tempo: Brunivo Buttarelli, Giovanni Sartori e Arcangelo Pirovano Todeschini alla presenza di chi a quel gruppo diede una grossa mano, i fratelli Sergio e Antonio Anghinelli. Buona la presenza di pubblico nell’incontro organizzato dagli amici di Quattrocase è viva, ospitati nella sala civica di Casalbellotto.
E’ stato un racconto intenso il loro, dagli albori, dalle prime scoperte al lavoro serale e notturno di catalogazione e di recupero dei reperti del neolitico padano, dal lavoro in concerto con la soprintendenza al credito guadagnato dai casalasco-viadanesi in ambito universitario. Tutto, come le più belle cose, era nato per caso: “Ero ancora un ragazzino – ha spiegato Brunivo Buttarelli – quando in un terreno in cui stavano lavorando, quasi per caso emersero dei reperti”.
Erano due vasi dell’età del bronzo medio e recente di quelli che erano nominati villaggi terremare (1650-1150 a.c.). Le radici più lontane della nostra storia. A quei reperti ne seguirono altri, quel gruppo lavorò raccogliendo un’infinità di reperti, catalogati uno per uno e ricostruiti, partendo dai pezzi, dalle mani esperte di Brunivo Buttarelli.
Fossacaprara al tempo si rivelò un giacimento di storia fondamentale. in uno scavo di 7.50 metri per tre, sino alla profoondità di 3.50 metri furono rinvenute varie stratificazioni risalenti a periodi diversi, ognuna con i propri oggetti. Straordinario fu il recupero di un forno per la terracotta praticamente integro.
Casalmaggiore avrebbe potuto avere il suo museo archeologico e paleontologico, si iniziò a lavorare per quello sino a quando amministrazioni ‘poco accorte’ non decisero di poterne fare a meno. Tutto il materiale venne inscatolato e giace adesso nelle cantine della soprintendenza.
Da qui la rabbia, soprattutto quella di Brunivo: “Di undici anni di lavoro in cui oltre a lavorare quasi tutte le sere mettemmo noi dei nostri soldi per proseguire le ricerche, non rimane nulla se non le pubblicazioni. Il gruppo si sciolse anche per quello”. A fare nomi poi ci ha pensato Arcangelo Pirovano: “Avevamo la possibilità di mettere in piedi un museo, ma l’assessore Ferruccio Martelli non credette in quel progetto. Erano 3 milioni di lire da investire, ricordo ancora la cifra, ma non se ne fece nulla. Allora funzionava che ciò che non nasceva direttamente dall’amministrazione non era degno di nota.
Avevamo acquisito una credibilità importante, ricevuto la collaborazione di centri universitari all’avanguardia che ci aiutavano nello studio scientifico con l’analisi dei reperti e del terreno. Dallo studio dei pollini si era riusciti a ricostruire la vita di quelle terre. A parte le pubblicazioni, tutto ora giace in qualche scatolone della soprintendenza con la quale ho continuato ad avere rapporti sino a cinque anni fa, sino al pensionamento di chi ci aveva seguito un tempo”.
Una storia, quella più antica del nostro territorio, che rischia di andare perduta e sulla quale non si è proseguito. “Soprattutto per quanto riguarda il neolitico – ha aggiunto Buttarelli – basterebbe scavare per riportare alla luce tanto. Negli scavi della Fontana riportammo alla luce un piccolo villaggio, per quel che riguarda Fossacaprara quegli scavi invece non portarono alla luce che una minima parte di quel che si sarebbe potuto studiare”.
Dai fratelli Anghinelli, due giovincelli appassionati di archeologia ed autori di numerosissimi scavi e ricerche, una lezione di vita e di realismo. Una cultura enciclopedica la loro non solo legata al passato, ma con i piedi ben piantati nel presente. A loro il riconoscimento finale, due pergamene che hanno sottolineato l’importanza del loro lavoro. I due hanno sottolineato la difficoltà di fare ricerca oggi per la cronica mancanza di fondi.
Dalla sala l’auspicio che si possa – in una qualche maniera – ritrovare il filo di quelle ricerche nel casalasco e che si possa riportare indietro e dare una giusta dignità al nostro passato remoto “La soprintendenza – ha spiegato Pirovano – ci diede la possibilità di avere nel casalasco un museo delle piroghe, oltre a quella del museo paleontologico. Ma alla amministrazione non interessava nulla di quel lavoro”. Il sogno è quello di riportare tutto qui, rendendolo fruibile alle presenti e alle future generazioni: chi è dimentico del proprio passato ha già perso parte del proprio presente e del proprio futuro. L’impegno di Quattrocase è viva, sottolineato da Costantino Rosa, organizzatore della serata, sarà quello di proseguire l’approfondimento sulla storia antica. Alle amministrazioni, presenti e future, il guanto di sfida è stato lanciato: Casalmaggiore merita un proprio spazio in cui quel passato possa trovar posto.
Nazzareno Condina