Renata e Marina, la cura dei gatti con deficit cerebrali: "Sanno amare più forte"
"Sono esattamente come gli altri gatti. Con una prerogativa in più: sono oltre vent’anni ormai che seguo colonie e gatti ed i gatti con deficit sono non solo adottabili, ma anche consigliabili per chi vuole prendersi cura di un gatto"
GUSSOLA – Li chiamano gatti difficili, gatti con complicazioni di carattere neurologico o handicap di vario genere. Ma di difficile hanno solo la definizione. Renata e Marina, volontarie dei 4Cats, quei gatti un po’ strani se li sono presi a cuore. Li hanno presi in casa, li curano con un amore infinito. Li coccolano. Perché poi – handicap o meno – sono gatti come tutti gli altri. Anzi, a voler ben vedere anche più aperti in genere per quel che riguarda l’iterazione con le persone.
Non sarebbero sopravvissuti, e non sopravviverebbero all’esterno dove la natura, e la legge del più forte, avrebbe presto avuto ragione di loro. Ma Renata e Marina sono testarde e caparbie. Perché ogni felino – a prescindere dalle condizioni – merita una possibilità, merita di essere al mondo e seguito. Entri in casa di Renata e, dopo il saluto dei suoi due cani, ti rendi conto di essere entrato in un’altra dimensione. Renata – che dei 4 Cats è presidente – è specializzata in missioni impossibili.
A partire da Full, il cane di casa. Sta con lei da anni ormai. Lo ha portato in casa che ringhiava a tutti, dopo un’esistenza di maltrattamenti. Con pazienza se ne è presa cura, lo ha rieducato. Ora Full ti accoglie festante e poi ti porta i suoi giochi e si lascia accarezzare: “Quando è arrivato – racconta Renata – ringhiava a tutti, soprattutto a uomini e bambini. Nessuno si poteva avvicinare. Ma io in quegli occhi vedevo solo paura”. In quegli occhi c’era solo il passato. A quel cane lei e suo marito Juri hanno dato un presente ed un futuro.
I gatti circolano per casa, Full li guarda e poi si accomoda sul suo materassino con i suoi giochi. “Ha cominciato a fare da grande quello che avrebbe dovuto fare sin da cucciolo, a giocare”. Ci vuole pazienza, servono educatori, e serve soprattutto credere sino in fondo a quel che si fa.
Crederci, come con i gatti con handicap. Sfatiamo, prima di tutto un mito: i gatti con handicap sono esattamente come gli altri, bisogna solo prestare loro qualche attenzione in più. Si trova un equilibrio, lo trovano alla svelta i felini col proprio handicap, e ti riservano sorprese in positivo che un gatto ‘sano’ difficilmente regala sin dal primo istante.
Il primo dei felini con cui facciamo conoscenza è Simons. Ha problemi neurologici, dorme tranquillo sulla sedia del salotto. E’ un siamese bellissimo, ti avvicini, ti guarda, lo accarezzi (e lui si lascia docilmente accarezzare) e fa le fusa, poi comincia a giocare col tuo braccio e la tua mano: “Hanno questo di particolare che sono gatti che spesso hanno in meno di altri le barriere con le quali si difendono dal mondo. Regalano affetto subito, sono gatti da coccole, ti seguono come un ombra”.
Ray il rosso invece è cieco. E’ stato recuperato in un gattile di Milano. Che sia cieco lo vedi dagli occhi e lo attestano i medici, ma a vedrlo muoversi con sicurezza non lo penseresti mai: ormai conosce a memoria la casa in cui vive, si muove come se ci vedesse davvero. “Va su e giù per le scale, gioca con i suoi giochi, segue i miei passi. Io non so come faccia, ma sembra vederci davvero. Quando vuole salire sul divano, sente con le zampe se può esserci su qualcuno, poi sale”. Anche Ray è tutto coccole, e fusa.
Il terzo dei gatti che conosciamo è Micra. Non è un gatto come gli altri. Il suo sviluppo si è arrestato, sia quello fisico che in parte quello psichico: come grandezza dimostra la metà del tempo che ha. E’ un affido che è stato fatto a Renata dall’ASL, il presidente dei 4 Cats, quando è stata chiamata in causa, non si è tirata indietro.
“E’ la mascotte di casa – ci dice sorridendo – e resterà qui con me sino a che ce ne sarà bisogno, e se nessuno se ne interesserà, questa è comunque casa sua”. Qualcuno invero se ne è interessato come ai fenomeni da baraccone: “Lo volevano perché é nano, e per la riproduzione. Naturalmente ho rifiutato”.
Infine, il quarto dei felini. Lo va a prendere in garage, dove ha i suoi spazi. Per un motivo particolare. Sheep è un gatto fobico con un ritardo mentale. “E’ stato quello più impegnativo – confessa Renata – ha paura di tutte le cose che si muovono. Di giorno si rintana nel suo spazio in garage e poi di notte si muove e fa tutte le sue cose. I primi tempi non lo potevo neppure prendere in braccio che cercava di graffiarmi e di divincolarsi in ogni modo. Ho capito subito che aveva dei problemi, e che non erano problemi fisici, guardando il suo sguardo. C’era qualcosa che non andava. Grazie al dottor Donzelli e agli specialisti che poi se ne sono presi cura sta migliorando”. Sheep è un ammasso di pelo nerastro. Lo vedi dagli occhi, da come ti guarda che conserva comunque la paura. Devi stare assolutamente fermo con lui, non azzardare nessun movimento. “Ha seguito cure neurologiche grazie allo specialista. Oggi è un gatto diverso. Riesco a prenderlo in braccio, ad interagire con lui”. Non ha vinto del tutto le sue paure e fa sempre la vita che faceva quando è arrivato, ma riuscire ad interagire con lui è una grande conquista.
Tutti e quattro i gatti, compreso Ray, utilizzano la lettiera per i bisogni, sono gatti con qualche handicap ma, a parte quello, come tutti gli altri. A due portoni da casa sua vive Marina. Anche da lei i gatti vanno e vengono, con l’eccezione dei tre con problemi che sono sempre in casa. Appena aperta la porta ci viene incontro Gy. Bianco e nero, ad un certo punto della sua vita si è fermato, completamente paralizzato. Un problema serio a carattere neuronale. Lo hanno curato, lei e Renata, sin dai primi tempi, giorno e notte: “Ci avevano dato pochissime speranze, ci avevano detto che se superava i quattro mesi avrebbe potuto sopravvivere. Siamo stati con lui e, dopo i quattro mesi, abbiamo tirato un grosso respiro di sollievo”.
Gy non ha il controllo dei movimenti, ogni passo sembra frutto del destino. Dalla paralisi iniziale il suo muoversi caracollante, il suo rialzarsi e cadere di continuo sono comunque un grande passo in avanti, se si muove lentamente riesce a reggersi: ogni zampa e il tronco vanno per conto loro. Fa tenerezza. Renata prende in mano il suo topo in pezza preferito, sembra impazzire e cerca di giocare con tutti i limiti della mancanza di controllo dei movimenti. Alla fine dopo un po’ di tentativi arriva a prendere la coda con una zampa.
“Gy è un miracolo – spiega Marina mentre il gatto si fa accarezzare – in cui abbiamo creduto”. Anche lui, nonostante il grave handicap (mangia steso come il tappeto davanti al camino ed ha una particolare lettiera con sponde vicine e rialzate, ricavata da un vaso rettangolare per fiori adattato per tenersi in piedi) ha una vita abbastanza normale accanto a due persone speciali. Non è l’unico. C’è anche Sanny a casa di Marina. Un deficit neurologico anche per lui. Si muove molleggiato, alternando ai passi un saliscendi con tutto il corpo. “E’ l’Adriano Celentano di casa – ci spiega sorridendo Marina – ma come vedi ha la sua vita ed i suoi spazi”.
Infine c’è Hiro, che è il diminutivo di Hiroshima. E’ idrocefalo. Si muove, e non sai come faccia a stare in piedi. Non ha coordinamento, passa da un punto all’altro della casa e sembra che debba crollare da un momento all’altro, fa passi laterali, tremanti. Ma sta in piedi: Hiro è un miracolo davvero.
E’ l’ora della pappa, gli altri gatti della colonia (che sorge dietro alle case, una ventina di esemplari tra Marina e Renata) vanno e vengono. “Quando un gatto ha lesioni di natura cerebrale o neurologica – spiega Renata – arriva ad un picco massimo e poi il deficit di ferma lì. Può solo migliorare, apprendere qualcosa di nuovo pian piano, adattarsi a stare al mondo. E loro si adattano, i cechi sviluppano gli altri sensi, i neurologici imparano a muoversi per come sanno fare, ed in casa sono esattamente come gli altri gatti. Con una prerogativa in più: sono oltre vent’anni ormai che seguo colonie e gatti ed i gatti con deficit sono non solo adottabili, ma anche consigliabili per chi vuole prendersi cura di un gatto. Non hanno barriere, si affezionano e ti danno tutto quello che possono darti. Sono gatti meravigliosi, davvero”.
Gatti meravigliosi, parola di chi li segue da oltre 20 anni e ne ha conosciuti un’infinità. Sono tanti piccoli miracoli, d’una dolcezza incredibile: Renata e Marina lo sanno e sperano che adesso anche tutte le persone possano saperlo. I limiti – come insegna Andrea Devicenzi – sono spessissimo solo nella nostra testa. Vale per le persone ma vale pure per i felini che si adattano a vivere una vita il più possibile normale, con persone in grado di voler loro bene.
Nazzareno Condina