Cronaca

"Racconto in un romanzo la mia tossicodipendenza. E lo faccio nella mia Cingia"

La storia di Giulia Mancastroppa, 27 anni. Perché hai messo la tua esperienza in un libro? «Nasce tutto dalla morte per overdose di un mio amico. Volevo raccontare questo mondo, di cui ho fatto parte».

CINGIA DE’ BOTTI – Giulia Mancastroppa è una ragazza di Cingia che da tempo combatte contro la dipendenza da eroina, ma ha trovato la forza di raccontarsi in un libro che presenterà quest’oggi, sabato 18 novembre, alle ore 17 presso la Biblioteca Comunale del suo paese, in via Giuseppina 79. Il libro si intitola “Craving” (in inglese: irrefrenabile desiderio di assumere una sostanza psicotropa sintomo di dipendenza), edito da Vertigo che distribuisce le sue pubblicazioni da Messaggerie Libri. Un’opera che ha visto una lunga gestazione: Giulia, nata a Cremona nel 1990, lo iniziò nel 2008, finendolo solo nel 2014, quando si trovava in una comunità di recupero. In precedenza Giulia aveva concluso gli studi al liceo linguistico, e ora studia Scienze Psicosociali. Il romanzo è in parte autobiografico, in quanto racconta di una ragazza che ha iniziato la sua tossicodipendenza all’età di 17 anni. Purtroppo ancora oggi, a distanza di dieci anni, Giulia lotta ancora contro la tossicodipendenza, con la grande speranza di poterne uscire. “Craving” è il suo romanzo d’esordio, e verrà presentato da Claudio Ardigò, presidente del Csi di Cremona.

Non c’è nulla di meglio, per presentare il romanzo, che riportare la presentazione sul dorso. “Giulia è un’adolescente inquieta, con spiccate tendenze autolesionistiche manifestatesi già in tenera età. Non si sente a posto da nessuna parte, ha difficoltà a stabilire relazioni “normali” coi suoi coetanei e trova precocemente nel bere un aiuto a sciogliere questi nodi caratteriali. Probabilmente la sua identità instabile è il risultato di un ambiente familiare negativo e malato: un padre assente e più dedito alle sue amanti che alle figlie, una madre egocentrica e schizoide e una sorella prepotente e avida. Sempre più sola e vuota, Giulia trova presto nell’eroina la soluzione ai suoi rpoblemi, l’antidoto a un malessere inespugnabile. Ha solo 17 anni quando lascia la scuola e inizia a bucarsi, senza aver mai nemmeno fumato una canna. E assieme all’eroina trova Jim, l’amore, purtroppo anche lui tossicodipendente, e col quale sprofonderà vertiginosamente in un abisso di autodistruzione e degrado, colorato tuttavia da un sentimento splendente.
Un romanzo vero, ruvido, capace di colpire forte allo stomaco e di penetrare ogni anfratto della mente, sfidando certezze e smascherando illusioni costruite per sorreggere false impalcature di perbenismo”.
Alla vigilia dell’incontro pubblico odierno, abbiamo sentito Giulia, cui chiediamo quanto del libro sia autobiografico: «E’ un romanzo; ho ovviamente preso spunto da tante cose che ho visto e vissuto, ma resta un romanzo. Ad esempio è fondamentale la famiglia, frutto della mia immaginazione. La mia famiglia vera non è così malsana».

Perché hai messo la tua esperienza in un libro? «Nasce tutto dalla morte per overdose di un mio amico. Volevo raccontare questo mondo, di cui ho fatto parte, e dare voce alle turbe mentali che ho vissuto in passato. E in generale parlare di questo tema purtroppo sempre attuale». Parli al passato. «In realtà sto ancora combattendo ma sono stata in una comunità di recupero e sto seguendo un programma specifico, affiancata da psichiatri e psicologi». Un’ultima cosa: non deve essere facile metterti a nudo di fronte al tuo paese e alla gente che ti conosce. «Infatti, non è facile per me. Questo libro è stato scritto in diversi anni, ed è come aver partorito, perché c’è molto di me, pur non trattandosi, come detto, di un’autobiografia».

V.R.

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