Treni, Parma Brescia insostenibile: "Mancanza di rispetto per chi viaggia"
"Vergogna ai dirigenti di Trenord la costante mancanza di rispetto che continuano a mostrare verso gente alla quale da un giorno all’altro è cambiata la vita ma soprattutto verso chi li paga"
CASALMAGGIORE – Tutti in ritardo, l’uno dopo l’altro. E poco importa che in stazione, a Casalmaggiore, ci fosse la solita marea di gente ad aspettare di poter andare a scuola, all’università o al lavoro. Il solito vecchio caos di sempre, umiliante per chi viaggia, frustrante per chi ha appuntamenti, deve rispettare orari. Il rispetto dell’utenza è solo una parola scritta su carta. E le parole sono nulla, come nulle sono tutte le promesse.
La chiusura del Ponte Po avrebbe potuto (o dovuto) essere volano per migliorare i trasporti su ferro, renderli al passo con i tempi. Qui al passo non c’è nulla. “Il treno delle 8.15 – ci spiega Simone Storti – è arrivato a 8.35. Quello delle 8.43 alle 8.55. In direzione opposta, verso Piadena, il treno delle 8.45 è giunto a 9.20. C’è un sacco di gente, e il solito caos”.
Ormai i viaggiatori hanno imparato a segnalare ogni disservizio. Non a Trenord (ha lo stesso effetto che parlare col muro), ma agli organi di informazione. Disservizi spesso corredati da foto col telefonino, da screenshot della pagina dell’ente che fornisce il servizio. Servizio? E’ una parola grossa. Una tra le tante che si assommano. Al niente.
“Anche stamattina – scrive Laura Scaravonati, una che il tempo e da atleta lo ha sempre sfidato cercando di limarlo – tutti questi lavoratori e studenti arriveranno a destinazione con più di mezz’ora di ritardo e con tutte le conseguenze del caso. Vergogna ai dirigenti di Trenord la costante mancanza di rispetto che continuano a mostrare verso gente alla quale da un giorno all’altro è cambiata la vita ma soprattutto verso chi li paga e verso la loro stessa coscienza”. Una chiusa dura la sua, ma gli stati d’animo sono questi.
Non ne ha sentore la politica che poi deve prendere decisioni, agire. O fa finta di niente. Ma basterebbe aprire l’hastag #trenord per rendersi conto di cos’è viaggiare il Lombardia, nell’opulenta Lombardia. E di cos’é viaggiare sulla Parma Brescia, la falla più seria di una rete che fa acqua da tutte le parti. “Non ho mai la speranza di arrivare puntuale” ci spiega Sonia. Lei lavora a Parma “La mia fortuna è che il mio datore di lavoro é comprensivo e riesco a recuperare il tempo che perdo la mattina al pomeriggio. Ma non è giusto che debba organizzare la giornata a seconda dei ritardi del treno. No, non è giusto”.
“Una vergogna indicibile” ci scriveva qualche giorno fa Laura Dusi. Lei che abita a Casalmaggiore fa l’insegnante a Cremona. Non di rado a causa dei ritardi perde la coincidenza a Piadena. Di “Beffe continue” ci racconta Lorenzo Mariotti con tanto di foto scattate col cellulare del tabellone dei treni alla stazione di Parma. Di “Situazione indecente” ci raccontava qualche tempo fa Tommaso Scolari. Non sono i soli. Ogni giorno telefonate o messaggi a segnalare l’ennesimo problema, l’ennesimo disservizio, l’ennesimo treno che arriva in ritardo, o come a volte capita, non arriva affatto.
E poi ci sono le foto (quella a corredo del pezzo è di questa mattina e l’ha scattata Laura Scaravonati) delle genti in attesa e delle condizioni dei treni, quelle che abbiamo già avuto modo di pubblicare nei giorni scorsi. Sono sempre i pendolari ad inviarcele. Plafoniere stoppate con la carta, impianti elettrici precari e schock da pacchi a tenere le guarnizioni, o insieme i pezzi. Stazioni sempre chiuse, bagni che ci sono ma non ci sono. I viaggi da sardine, l’odor di diesel delle camere a gas viaggianti. Uno sfacelo sotto gli occhi di tutti.
Non riusciamo sempre a dare conto di tutto, perché è peraltro difficile stare dietro ad ogni disservizio. Forse è vero, anzi lo è, è così da anni. Ma alla triste situazione viaria del Casalasco, condita da assessori che promettono, politici in passerella, battaglie legali all’inizio (c’è l’esposto del Comitato Treno Ponte Tangenziale sul tavolo), dissesto continuo non sembra esserci rimedio se non l’adeguarsi. La politica che decide – quella da frecciarossa – lo ha già fatto da tempo.
“Se tutti i treni – spiega sarcasticamente il consigliere Orlando Ferroni – sono in ritardo di almeno dieci minuti, che Trenord cambi gli orari. Sposta in avanti di dieci minuti tutti i mezzi viaggianti e forse avremo la soddisfazione di vedere le cose che funzionano”. Poco più di una boutade, un paradosso.
La verità, al di là del facile sarcasmo, è l’indecenza quotidiana, sotto gli occhi di tutti, è la mancanza di rispetto nei confronti di tanti cittadini divenuti tantissimi dalla chiusura del ponte po in poi. Tantissimi che vorrebbero trorasi ad utilizzare un servizio degno di tal nome e si ritrovano, all’opposto, in una sorta di bolgia dantesca nella quale non è possibile prevedere nulla. Neppure gli orari per organizzarsi la propria vita così, come dovrebbe essere in qualunque paese civile.
Nazzareno Condina