Cultura

Un caso esemplare di fede popolare a Rivarolo Mantovano nella ricerca di Renato Mazza

La Repubblica Cisalpina nata in nome di “liberté, fraternité, egalité”, categorie valoriali cristiane, che, quando sono svincolate dal Creatore, grantiscono assenza di libertà e grandi cimiteri, ha spazzato via assurde sudditanze; ma non ebbe fortuna nel Casalasco e nel Mantovano.

RIVAROLO MANTOVANO – Il 14 luglio 1798 Antonio Smancini, commissario dell’Alto Po, destituisce il parroco di Rivarolo Mantovano don Carlo Antonio Manfredini per aver presieduto la processione del Corpus Domini, violando, così, le disposizioni della Repubblica Cisalpina, che proibivano ogni manifestazione religiosa al di fuori dell’edificio della chiesa: né campane, né turiboli, neppure le candele rette dai chierichetti che portavano col parroco l’eucarestia e l’olio santo ai morenti.

Il 7 giugno il parroco viola il decreto proibitivo del 2 giugno, fa la processione con grande afflusso di fedeli provocando la denuncia di Giuseppe Cantoni, 31 anni, commerciante benestante, ebreo. Fatta scattare l’applicazione del decreto napoleonico, l’aspetto più interessante della vicenda è la difesa corale che i fedeli hanno garantito al loro parroco e vicario don Giuseppe del Bue, a cominciare dagl’impiegati di questi giacobini, a diversi livelli, nell’amministrazione pubblica, in primis proprio il responsabile della sicurezza a Rivarolo.

Durante gli interrogatori processuali, tutti i testimoni della vicenda, una cinquantina, non solo hanno difeso il parroco, ma ne hanno celebrato le benemerenze anche civiche oltre a quelle pastorali unitamente al suo vicario accusato di aver utilizzato la cappelletta della Madonna per scopi equivoci! Il ricorso ben circostanziato del Parroco contro l’ingiusta sentenza dello Smancini è stato così più che confermato anche da testimoni di alto livello come Emanuele Finzi, capitano dei Cacciatori delle Alpi, reggimento della Guardia Nazionale.

Il 3 ottobre veniva ripristinato nella sua carica. Il lavoro impegnativo, sistematico nel pubblicare tutti i documenti del caso, storicamente inquadrati, è stato eseguito dal ricercatore Renato Mazza, rivarolese orgoglioso della sua terra in omaggio a don Luigi Carrai, dimissionario dopo due generazioni; la bella stampa del volume, la diffusione attuata dai suoi parrocchiani è andata a beneficio della parrocchia, il tutto in nome della “liberté fraternité égalité”.

La Repubblica Cisalpina nata in nome di “liberté, fraternité, egalité”, categorie valoriali cristiane, che, quando sono svincolate dal Creatore, grantiscono assenza di libertà e grandi cimiteri, ha spazzato via assurde sudditanze; ma non ebbe fortuna nel Casalasco e nel Mantovano: per dispetti ai danni del santuario della “Fontana”, la rivolta armata dei casalesi e casalaschi ha assicurato alla guarnigione giacobina, fatta di ladri e violenti, una dura punizione.

Giovanni Borsella

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