Stucchi a Viadana: "Con il Pot solo vantaggi: paziente al centro di un percorso completo di cura"
Cosa accadrà, in sostanza? I trenta posti letto - dei quali 21 a contratto del servizio sanitario regionale e 9 fuori dal contratto - tutti e trenta oggi gestiti dalla cooperativa Proges, passeranno dal 1° gennaio 2018 in capo ad Asst Mantova, dunque dal privato passeranno al pubblico. E cambieranno funzione, completando una rete.
VIADANA – Viadana come seconda gamba del sistema sanitario del distretto Casalsaco-Viadanese, un unicum a livello regionale affidato alla regia della responsabile Simonetta Bettelini. Accanto all’ospedale Oglio Po di Vicomoscano, ergo di Casalmaggiore, si intende così creare una piccola grande rivoluzione che ruoti attorno a una parola: rete. A parlarne, mercoledì pomeriggio in comune a Viadana, invitati dal sindaco Giovanni Cavatorta, sono stati Luca Stucchi e Renzo Boscaini, rispettivamente direttore generale e socio-sanitario dell’Asst di Mantova, e la stessa Bettelini.
Tutto parte dalla creazione a Viadana di un Pot, Presidio Ospedaliero Territoriale, che passa dalla trasformazione dei trenta posti letti della cosiddetta Lungodegenza, che si trovano in largo De Gasperi, nella sede del vecchio ospedale viadanese. Cosa accadrà, in sostanza? I trenta posti letto – dei quali 21 a contratto del servizio sanitario regionale e 9 fuori dal contratto – tutti e trenta oggi gestiti dalla cooperativa Proges di Parma, passeranno dal 1° gennaio 2018 in capo ad Asst di Mantova, dunque dal privato passeranno al pubblico. Questo, secondo Stucchi, porterà a completare quel percorso che deve rientrare in un concetto di rete a livello di distretto sanitario dell’Oglio Po. Peraltro sarebbe il secondo Pot in zona comprensoriale: il primo infatti dovrà partire a Bozzolo, che fa riferimento all’ospedale di Asola.
Restando su Viadana, Stucchi ha spiegato che i trenta posti letto verranno convertiti nella loro funzione: se fino ad oggi infatti facevano parte della geriatrica e delle cure riabilitative, dal 1° gennaio saranno dedicati alle cosiddette cure intermedie, per una gestione più varia della cronicità e non solo. Il fatto di acquisire poi anche i nove letti oggi fuori contratto consentirà di privilegiare maggiormente il paziente casalasco-viadanese, attorno al quale, anche nella sua cronicità, dovrà ruotare la rete creata, che punta a superare la storica divisione, dettata anche dai confini provinciali, tra Casalmaggiore e Viadana. Il percorso dovrà essere completato con l’offerta dei medici del territorio e con la gestione della cronicità all’interno, appunto, di una connessione più completa anche con le altre strutture, siano esse per acuti come l’Oglio Po, oppure domiciliari o, nei casi estremi, riferite a cure palliative. Un percorso secondo Stucchi più completo, perché questa è la sfida non solo su Viadana, ma sull’intera riforma regionale. Dalla cura della malattia alla cura della persona, con capacità di far fronte a più malattie e problemi, per così dire.
I punti critici sono due, secondo Stucchi: da un lato il problema della continuità di gestione, che però è già stato superato con un dialogo con Proges. I pazienti in carico al 31 dicembre 2017 saranno quelli che dal 1° gennaio prenderà in consegna Asst. Dall’altro, problema più serio, quello occupazionale. “E’ indubbio che non perderemo nessuna delle 25 figure professionali a livello numerico, ma si assisterà a un passaggio: vi sarà più assistenza infermieristica – ha detto Stucchi – e meno di supporto, perché cambia la tipologia della cura”. Per questo ai 25 dipendenti di Proges è stato offerto di partecipare, nelle forme previste dal pubblico ossia gare e concorsi, per una eventuale nuova assunzione, che però non potrà essere diretta e dunque garantita, come avviene nel privato. Il contratto con Proges, del resto, partito nel 2008, dura nove anni e dunque va in scadenza, senza rinnovo.
Viadana diventerà Pot dal 1° gennaio prossimo: ma Stucchi, che ha incontrato peraltro proprio i dipendenti di Proges per spiegare questo passaggio, ha chiarito che manca solo una nomina formale. In realtà a Viadana già troviamo la specialistica ambulatoriale, il punto prelievo, la presenza di medici del territorio, il consultorio e ora, con i nuovi letti di cure intermedie, viene a completarsi l’ultimo tassello: “Di fatto il Pot a Viadana esiste già” ha chiosato Stucchi. E a Bozzolo? “Troppo spesso – ha detto Stucchi – si fa coincidere la realizzazione del Pot con interventi di edilizia. In qualche caso è vero, ma a Viadana ad esempio questo non serve. A Bozzolo siamo già intervenuti per 4.5 milioni di euro: resta inteso che un Pot non è dato da elementi strutturali ma contenutistici”. Passando ai costi, Stucchi ha spiegato che, trattandosi di un passaggio dal privato al pubblico, non vi è più l’esigenza del profitto, ma solo della copertura dei costi: e la saturazione dei posti letti, già oggi al 100% di copertura, consentirà di ripianare i costi con i ricavi. La grande differenza sarà il cambiamento dell’appartenenza del personale medico, che passerà da Proges ad Asst.
Giovanni Gardani