Economia

ConfCommercio annuncia: "Prime chiusure a causa del ponte interrotto"

Intanto, cosa è possibile fare subito? "Abbiamo sollecitato la sensibilizzazione in primis dell’Amministrazione comunale di Casalmaggiore per individuare sgravi fiscali, ad esempio sull’Imu. Poi abbiamo svolto un’indagine normativa per ottenere sgravi fiscali a livello nazionale".

Foto: Cristiano Antonino

CASALMAGGIORE – Da oltre un anno Giulio Adami è il referente per il Casalasco di Confcommercio. La più grande rappresentanza d’impresa in Italia, che associa oltre 700mila imprese, ha oltre 70 anni di vita. Adami fa parte della squadra scelta da Vittorio Principe, il presidente di Confcommercio Cremona, il quale, poco dopo l’elezione per acclamazione, disse: «Siamo una Associazione del commercio ma anche del turismo e dei servizi, della logistica e delle professioni. Vogliamo essere protagonisti dello sviluppo delle imprese e del territorio».

E certo parlare di sviluppo del territorio e delle imprese oggi nel Casalasco, alle prese con la questione del ponte chiuso per chissà quanto tempo, diventa problematico. Giulio Adami è la persona giusta, non solo perché imprenditore e rappresentante delle imprese, ma anche in quanto ex amministratore: è stato infatti sindaco di Gussola, il suo Comune. Da questo osservatorio privilegiato può valutare sia i danni alle imprese sia il percorso burocratico che lentamente si sta cercando di avviare. Partiamo dai danni. «Da quanto emerso già nell’incontro pubblico di Casalmaggiore c’è un malessere generalizzato dei commercianti che non ne avevano certo bisogno. Chi è riuscito a superare la grande crisi economnica, e già si trova in un territorio penalizzato sotto diversi aspetti, ora deve fare i conti con questa mazzata. La riduzione del traffico veicolare e commerciale è sensibile, tanto che a noi di Confcommercio risulta che qualcuno abbia già cessato l’attività a causa del ponte chiuso, sperando di poter riaprire qualora la situazione si sblocchi. In ogni caso tutti i commercianti e gli imprenditori hanno lamentato la grave problematica ed un calo del fatturato. Non è vero come sento dire che la parte parmigiana si muove verso il loro capoluogo, ma era diretta anche nel Casalasco».

I dati lo dimostrano ampiamente. A proposito, di dati ne avete già raccolti? «Confcommercio ha effettuato delle stime ma per il momento andiamo coi piedi di piombo. Una cosa è registrare le presenze nel centro storico di Cremona, altra cosa stabilire il numero dei passaggi in un vasto territorio». Diceva che qualcuno ha già chiuso ma spera di riaprire a problema risolto. Sembra utopia, in quanto, e qui la domanda la faccio all’ex amministratore pubblico, siamo di fronte a un ingorgo istituzionale: il ponte appartiene alle Province, che svuotate di risorse non hanno un euro, la Regione può intervenire fino a un certo punto, lo Stato per farlo dovrebbe finanziare l’Anas attraverso il Ministero. Come se ne esce? «Noi abbiamo avuto un incontro con l’Amministrazione comunale di Casalmaggiore che è sensibile sul tema, così come la nostra Provincia che ha già manifestato l’intenzione di cedere la proprietà all’Anas, attualmente l’unico organismo che sembra in grado di porre mano al manufatto per qualsiasi tipo di intervento. So che questo significherebbe ristatalizzare il ponte, ma soldi per intervenire non ce ne sono. Certo si andrà in là coi tempi, ma se Anas è l’unica in grado di fare in fretta, lo si faccia. Cremona ha già dato l’ok, si tratta di capire cosa faranno sull’altra sponda».

Dove tra l’altro la Provincia (di Parma) ha l’80% della proprietà del ponte, e dove la Regione non ha stanziato ancora un euro (la Lombardia è arrivata a 3). Intanto, cosa è possibile fare subito? «Abbiamo sollecitato la sensibilizzazione in primis dell’Amministrazione comunale di Casalmaggiore per individuare sgravi fiscali, ad esempio sull’Imu. Poi abbiamo svolto un’indagine normativa per ottenere sgravi fiscali a livello nazionale, ed è emerso che sembra possibile grazie alla modifica dei parametri degli studi di settore».

Tra le ipotesi prefigurate, c’è quella della parziale riapertura in attesa del ponte nuovo, che prevede il passaggio dei mezzi al di sotto di una certa portata. Che ne pensa? «Credo servirebbbe a poco dal punto di vista del tessuto economico. E’ una soluzione a metà, e le soluzioni a metà non mi sono mai piaciute». A proposito di soluzioni temporanee, giovedì il consigliere di Casalmaggiore Orlando Ferroni, che come noto ha incaricato personalmente l’azienda Janson Bridging di progettare un ponte mobile temporaneo, ha presentato il progetto al presidente della Provincia di Cremona Davide Viola, che si è detto interessato. A breve Ferroni sottoporrà il progetto al Prefetto e alla Provincia di Parma. Ricordiamo che si profila un’attesa di 6 mesi a fronte di un investimento di circa 15 milioni di euro. Tempi ridotti rispetto al ponte raffazzonato e spesa superiore. L’importante è che da qualche parte si cominci.

V.R.

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