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Ponti ko, Cavatorta: "Se Stato non interviene, sarà secessione infrastrutturale"

"Le nostre zone tra le più produttive e vivaci del Paese - conclude il sindaco viadanese - vivono di interscambi continui con l'altra sponda, non solo economici ma anche umani: ci sono esistenze stravolte. Con tutte le tasse che versiamo ci meritiamo una viabilità degna di una comunità civile".

VIADANA – “Il comunicato della Provincia di Parma sembrerebbe avverare le più fosche previsioni circa il problema del ponte di Casalmaggiore”: inizia così il commento di Giovanni Cavatorta, sindaco di Viadana, in merito alla chiusura del ponte casalese che si prolungherà. “Si parla di interventi tampone da milioni di euro che non farebbero altro che rimandare di qualche anno la chiusura definitiva dell’attuale manufatto e in prospettiva la costruzione di uno nuovo. Noi comuni assieme ai cittadini subiamo questa drammatica situazione: in particolare Viadana si fa carico di tutto il traffico dirottato sul nostro territorio, arterie e ponte, con gli inevitabili risvolti viabilistici, manutentivi, ambientali”.

“Non mi aspettavo nulla di positivo – prosegue Cavatorta – ma questa posizione, se confermata, mi induce a rilanciare neanche tanto provocatoriamente, anzi, quanto ho avuto modo di affermare qualche settimana fa: ferma restando la competenza provinciale sui ponti e ringraziando le Regioni per i fondi che ad esempio tutti questi enti hanno messo a disposizione per sistemare dopo anni di attesa quello di Viadana-Boretto, deve intervenire il Governo con un piano nazionale di interventi straordinari sui ponti di tutta l’asta del grande fiume. Così come più o meno 50 anni fa lo Stato costruì tutti gli attuali manufatti ora occorre rimettervi mano”.

“Le nostre zone tra le più produttive e vivaci del Paese – conclude il sindaco viadanese – vivono di interscambi continui con l’altra sponda, non solo economici ma anche umani: ci sono esistenze stravolte. Con tutte le tasse che versiamo ci meritiamo una viabilità degna di una comunità civile. Altrimenti visto lo stato degli altri ponti, tutti più o meno malati, si rischia davvero una secessione infrastrutturale clamorosa che metterebbe in ginocchio una fetta d’Italia, la più attiva”.

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