Ponte, in Auditorium risveglio della politica e del civismo Uniti, dalla stessa parte
Mai come ieri sera le amministrazioni del territorio sono apparse unite, combattive e solidali. La lotta ora si fa dura e il tempo che attende la bassa Lombardia e l'alta Emilia a cavallo tra tre province sarà sicuramente di fatica, di lacrime e sangue
CASALMAGGIORE – La cosa più interessante vista ieri sera in Auditorium? I primi cittadini e la politica in generale vicine alla propria gente, senza paura di confrontarsi per parlare di problemi seri, di crisi e di infrastrutture fondamentali per un territorio che sta pagando un prezzo altissimo alla chiusura di un ponte (quello di Casalmaggiore), alla malattia di un altro (quello di San Daniele) e all’iperattività del terzo (quello di Viadana che, dalla chiusura del manufatto casalese, ha visto salire da 14 mila mezzi giornalieri agli attuali 23/24 mila al giorno. Una situazione che non può reggere a lungo, che rischia di creare – per dirla con le parole di Giovanni Cavatorta, primo cittadino di Viadana – “Insieme ai problemi che hanno tutti i ponti sull’asta del Po, una vera e propria secessione della Lombardia dall’Emilia”.
Ieri sera ha visto la luce, con la benedizione del sindaco di Casalmaggiore Filippo Bongiovanni, il Comitato Ponte Treno Tangenziale, un comitato trasversale con uno statuto e un compito a termine. Presidente l’avvocato Paolo Antonini, segretario il professor Stefano Prandini, tra i soci fondatori Raffaella Bonatto, Federica Tortella, Pierluigi Pasotto, Alessandro Rosa, Gabriel Fomiatti, Massimo Mori, Damiano Chiarini, Annamaria Piccinelli, Beatrice Gozzi, Daniele Fortunati, Giulia Conidi, Calogero Tascarella e Giuseppe Zani con Alberto Fazzi collaboratore esterno. Oltre due ore di dibattito, alla presenza dei sindaci di Casalmaggiore, Filippo Bongiovanni, di Gussola Stefano Belli Franzini, di Sabbioneta Aldo Vincenzi, di Viadana Giovanni Cavatorta, di Piadena Ivana Cavazzini, di Martignana Po Alessandro Gozzi, di San Giovanni in Croce Pierguido Asinari, di Bozzolo Giuseppe Torchio, di Commessaggio Alessandro Sarasini. Presente anche il presidente della provincia Davide Viola.
E’ stato il segretario Stefano Prandini ad introdurre l’assemblea, ripercorrendo la cronistoria del ponte e illustrando a grandi linee lo statuto e parlando di “Diritto negato per un territorio, quello della viabilità e di grande occasione per ripartire da zero, da una viabilità sostenibile”. La parola è poi passata al presidente Paolo Antonini, che si è soffermato sui punti salienti delle richieste, dalla tangenziale bassa slegata dalla TiBre e da ogni ipotesi autostradale ad un ponte da progettare “Tenendo conto anche di una mobilità leggera”, al potenziamento della linea ferroviaria in cui “I disagi sono sotto gli occhi di tutti. Quello che sta vivendo il territorio è un dramma socio economico”.
E’ stato poi il turno del sindaco Filippo Bongiovanni, che ha sottolineato come subito dopo la risposta delle province sul ponte ha cominciato a raccogliere tutte le carte necessarie per un’eventuale causa per danni. Un sindaco animato da sacro furore, scosso dalla “Doccia gelata che ci è arrivata col referto delle province sul ponte”. Il primo cittadino ha benedetto il Comitato: “Avete fatto bene a costituirvi, perché un comitato può esprimersi con potenza ed importanza, a patto che conduca un lavoro rigoroso che veda una raccolta di dati da portare poi sui tavoli di discussione. Sul ponte di Casalmaggiore passavano 13.900 veicoli. 9000 ora passano da Viadana che già aveva i suoi problemi, i restanti hanno scelto San Daniele che è a senso unico alternato. La provincia oggi ci ha detto che si potrebbe intervenire con un palliativo sistemando le 25 travi, senza la certezza che però poi i problemi non si ripresentino e che c’è bisogno di un ponte nuovo”. Altra cosa interessante spiegata dal sindaco, la richiesta di tutte le relazioni dei tecnici della provincia parmense, da quest’ultima alle precedenti: “Sono stati fatti in passato controlli? Con che esiti? Era monitorato il ponte? Al momento non ho neppure la relazione completa di quest’ultima verifica e non so neppure a chi questa verifica è stata appaltata. Io non so se ci sono responsabilità, magari non ce ne sono, intanto però raccolgo la documentazione nell’eventualità che ve ne siano”. Il comune è parte in causa ed eventuale parte lesa laddove si riscontrassero delle responsabilità e farà valere i propri diritti.
Il primo cittadino ha poi spiegato anche i problemi di competenza che dovranno essere risolti nel più breve tempo possibile: “In Lombardia, le strade regionali passano alla Regione mentre le interregionali passano all’ANAS. La 343R e il ponte passano all’ANAS”. Il problema serio è che solo il 20% del ponte dipende dalla provincia di Cremona, il restante 80% fa capo alla provincia di Parma: “In Emilia la situazione è diversa, perché la provincia si tiene le competenze”. Un problema serio dicevamo, poiché lo Stato spinge affinché vi sia un unico interlocutore.
A parlare successivamente il presidente della Provincia Davide Viola. “80 pagine di relazione tecnica sono difficili da sintetizzare. I tempi non saranno brevi – ha spiegato – e non possiamo intervenire senza avere la consapevolezza che un ponte nuovo serve. Perché la situazione del ponte di Casalmaggiore è diversa da quello di San Daniele. E’ impossibile pensare ad una riapertura parziale”. Si creerebbe il caos perché sul versante cremonese è impossibile pensare a code che non vadano a bloccare la viabilità complessiva. Un empasse non di poco conto. Viola ha anche confermato oggi alle 12 si aprirà il tavolo tecnico tra regioni, province e ANAS. Da registrare – è stato l’unico momento negativo dell’intera serata – la brusca interruzione del presidente per le intemperanze di alcune voci dal fondo sala. Un po’ piccato Viola ha posto fine al proprio intervento in maniera brusca.
Orlando Ferroni ha poi presentato il progetto di ponte alternativo. La cifra di realizzazione dovrebbe aggirarsi dai 13 ai 15 milioni di euro. La forbice della cifra è dovuta a due ipotesi differenti che dipendono dalla disponibilità dell’AIPO a concedere il permesso di ‘allungare’ il terrapieno in area parmense risparmiando duecento metri di ponte. La struttura verrà presentata questa sera in consiglio comunale. Tempi di realizzazione dai quattro ai sei mesi di cantiere, con la possibilità di riduzione dei tempi con l’utilizzo di particolari tecnologie a disposizione della ditta olandese. “In consiglio presenterò lo studio di fattibilità dell’opera. Il ponte di classe A2 correrà parallelo a quello che già c’è. Tre sono le variabili: fattibilità, costi e tempi. Sulla fattibilità le risposte ci sono, il ponte provvisorio è fattibile. Stessa questione sui tempi, che arriveranno massimo a sei mesi. Il costo, se rapportato alle centinaia di migliaia di euro che ogni giorno questo territorio perde, è irrisorio”. Naturalmente nell’eventualità non è detto che sia la ditta olandese a realizzarlo, anche perché dovrà essere previsto un bando europeo. Ma quantomeno si ha la certezza di una soluzione alternativa possibile a fronte dell’anno previsto (tempi pubblici, per cui con ogni probabilità dilatabili) per la riapertura con pezze di quello che già c’è e i quattro anni almeno per rifarlo nuovo.
Sono stati poi Cesare Vacchelli (Ambientalisti) ed Ezio Corradi a rilanciare il progetto della TiBre ferroviaria. Anche qui – velata ma non troppo – si è registrato un certo attrito tra comitati ambientalisti e nuovo Comitato. Gli ambientalisti al momento non hanno accettato di far parte del gioco. Stanno alla finestra ed osservano, riservandosi di entrare al limite in un secondo momento nella questione. Ezio Corradi ha spiegato che: “La Piadena Parma è in grado di reggere un traffico di 70 treni. Oggi ne passano 29. E non è neppure, per quanto riguarda la modernità dei mezzi, questione di elettrificazione della linea. Ci sono treni diesel moderni”. Altra questione messa sul tavolo dagli ambientalisti quella della TiBre autostradale: “A Roma, quando siete andati da Del Rio, la soluzione che avete avanzato – ha detto Vacchelli rivolto ai sindaci – è stata quella della TiBre autostradale”.
Vacchelli è stato poi smentito sia dal sindaco di Casalmaggiore che da quello di Gussola Stefano Belli Franzini, che ha rimarcato il fatto che a Roma sono state portate ben altre istanze. Lo stesso primo cittadino di Gussola ha rimarcato come l’incontro a Roma sia partito col piede sbagliato poiché non ha visto coinvolti tutti i sindaci della parte cremonese: “A Roma con tutta franchezza – ha spiegato Belli Franzini – si è parlato di tutt’altro. Si è parlato dell’ospedale che, con il venir meno dell’utenza parmense e già a rischio chiusura prima, oggi rischia ancora di più, si è parlato dei problemi che affrontano ogni giorno i pendolari, della questione treni, dei problemi degli imprenditori che poi si ripercuotono sui lavoratori e si è convenuto, era lo stesso Del Rio a sostenerlo, di quanto non avrebbe avuto senso rimettere in sesto un ponte vecchio o per dirla come l’ha definita lo stesso ministro, mettere soldi su un morto che cammina. Si è anche capito che l’ANAS ha disponibilità economiche per rifarlo il ponte”. Anche il sindaco Bongiovanni è tornato sulla questione: “L’unico accenno alla TiBre è stato fatto al termine, quando l’incontro era già finito. Ho chiesto io a Del Rio su TiBre autostradale e TiBre ferroviario. Sulla prima il ministro ha risposto spero non si faccia, e ci può pure stare tanto è privata. Sulla seconda questione ha risposto ‘spero si faccia’ e la risposta mi ha lasciato un po’ così, perché quella invece dipende unicamente dal pubblico, e non dal privato”.
Il sindaco di Bozzolo Giuseppe Torchio è stato il primo adi introdurre la questione che per la situazione ponte serve una legge nazionale perché sono tutte le infrastrutture sull’asse del Po ad essere in condizioni non ottimali: “Dobbiamo agire tutti con umiltà, chiedere, facendo pressioni sui nostri rappresentanti, che vi sia una legge ponti, che la politica torni ad essere come quella del 1957 su spinta di Baroni. Non basta solo la gestione dell’esistente, serve un passo in più”.
A portare la solidarietà della vicina Viadana il sindaco Giovanni Cavatorta: “Il problema del ponte di Casalmaggiore è un problema per tutto l’Oglio Po – ha spiegato – ed è un grosso problema su Viadana. Ci siamo ritrovati con 9000 mezzi in più che passano sulle nostre strade. Quello dei ponti è un problema che interessa migliaia di vite”. Anche Cavatorta non ne ha fatto solo questione dei tre ponti (San Daniele,Viadana e Casalmaggiore), ma ha parlato di un problema più ampio ch riguarda lo Stato: “Dobbiamo creare una serie di infrastrutture nel territorio nella modernità. E occorre che sia lo Stato a prendere in mano la situazione. Guardando alle condizioni dei ponti siamo di fronte ad una secessione. Deve essere lo Stato a mettere a disposizione risorse a macchia d’olio, da Pavia al Ferrarese perché le Regioni possono ben poco. Non soffermiamoci sulle ragioni di natura politica: con i 50 milioni del referendum avremmo fatto ben poco. Dobbiamo andare uniti a Roma a chiedere che lo Stato ci restituisca parte di quello che noi diamo”.
Alessandro Rosa (Listone) è tornato sulla questione treni, rammentando al pubblico di come quello dei ritardi fosse l’ultimo dei problemi di cui tenere conto: “Sulla Linea Brescia Parma viaggiano mezzi che hanno almeno 35 anni, mentre la media nazionale delle altre linee è di 17. Treni che si fermano con 40 gradi in aperta campagna e trasportano bambini ed anziani, che arrivano in stazioni dove non c’è più nulla, mezzi sporchi ed inquinanti, treni che non rispettano neppure gli standard previsti da contratto. Il ritardo è davvero l’ultimo dei problemi di questa linea”.
Pierluigi Pasotto (CNC), tra i promotori dedl Comitato, ha portato alla luce il fatto positivo della riunione dei vari comitati “Che da soli avrebbero contato poco, insieme hanno più forza” ed auspicato che la politica, al di là degli schieramenti, sia davvero unita per il territorio, per combattere una crisi davvero pesantissima. Zani ha ricordato che i problemi la linea ferroviaria se li trascina da un bel po’. Accorato anche l’appello di Annamaria Piccinelli, che ha spiegato di sognare tutti i sindaci con la fascia tricolore realmente uniti a combattere una battaglia per tutto il territorio “Il territorio deve stare unito – ha spiegato Piccinelli (CNC) – e i sindaci in primis a cui chiedo da due anni, da quando è nato il comitato Oglio Po, di muoversi tutti uniti con fascia tricolore, e alle associazioni di categoria di unirsi e rappresentare i disagi dei soci casalaschi, il territorio per essere considerato deve esserci”.
Ivana Cavazzini (Piadena) ha parlato del nostro territorio come Sud Lombardia: “Il ponte ci deve unire, serve un’azione politica forte”. Forte anche la critica di Aldo Vincenzi (Sabbioneta): “La politica del territorio si è dimenticata di questa parte. Se siamo una zona isolata lo si deve ad anni in cui non si è fatto nulla per questa parte della Lombardia. Avete giustamente parlato delle varie problematiche legate alla viabilità e al lavoro, io vi porto quelle di Sabbioneta e del calo del flusso turistico. Ho il 25% di visitatori in meno, il che vuol dire meno introiti per le attività e meno per il comune. Bisogna chiedere una legge nazionale, facendo pressione su tutti i nostri rappresentanti a Roma a prescindere dalle bandiere. Tra poco peraltro avremo le elezioni, ed è un momento importante per chiedere”. L’incontro si è poi concluso.
Note a margine: a parte confcommercio, mancavano tutte le rappresentanze delle associazioni di categoria, oltre che i sindacati e qualcuno lo ha fatto notare: “E’ difficile in ogni ambito farle muovere – ha sottolineato Mirca Papetti – ed io mi chiedo il perché”. “Dove sono tutte le bandiere? Dove sono i sindacati sempre pronti a difendere i diritti dei lavoratori? Anche qui c’è da difendere il diritto al lavoro, ma non si è visto nessuno” ha detto a margine dell’incontro Orlando Ferroni. La sala, nel momento di maggior afflusso, contava 150 persone. Davvero poche, considerando la questione. Pochi i leoni da tastiera, i rabbiosi da web e gli amanti del piangersi addosso presenti. Davvero difficile metterci la faccia in un territorio come il nostro. Altra nota negativa la contestazione a Davide Viola. Già le province contano poco o nulla ormai, fanno quasi tenerezza per come sono state ridotte da una riforma all’italiana, fatta col fondoschiena (per dirla alla francese). Istituzioni depresse, riformate a metà e sempre più ai margini insomma – ma Viola ci ha messo la faccia in un momento non semplice ed era l’unico in sala a poter dare delucidazioni di carattere tecnico visto che dei referti si è occupata la provincia di Parma in stretto contatto con quella di Cremona. Davvero poco gentile l’averlo interrotto così. Altra nota di demerito va al parmense. Vabbé, il giro è lungo, ma nessun amministratore della sponda al di là del Po è stato sicuramente un particolare che non poteva passare sott’occhio.
A parte questo inciso da rompiballe, è da sottolineare che mai come ieri sera le amministrazioni del territorio sono apparse unite, combattive e solidali. La lotta ora si fa dura e il tempo che attende la bassa Lombardia e l’alta Emilia a cavallo tra tre province sarà sicuramente di fatica, di lacrime e sangue. Ma la politica di ieri sera ha mostrato il volto che dovrebbe sempre mostrare: energia, voglia di lottare a fianco e per i cittadini, la giusta rabbia, coesione e partecipazione. Si riparte da qui, da questa piccola alba di un territorio di confine, depresso ed isolato ma che ha in se gli anticorpi per provare a combattere una battaglia gigantesca. Tra il vivere e il morire insomma. Una battaglia che comitato, rappresentanti politici e cittadini – e si spera da domani anche associazioni di categoria – hanno deciso al momento di combattere insieme, ognuno con le proprie specificità e le proprie funzioni.
Nazzareno Condina