Fava, analisi del referendum: "Successo storico su tutta la linea: e vi spiego perché"
"Osservando la coalizione che quattro anni fa ha vinto le Regionali, abbiamo mandato alle urne 600mila persone in più: ciò significa che il discorso dell’autonomia è andato oltre i partiti, diffondendosi proprio come speravamo, nonostante l’opposizione anche poco corretta del Pd. E il 90% si è detto contento del nuovo sistema di voto".
Lo definisce un “successo storico”: perché secondo Gianni Fava, uomo del comprensorio originario di Pomponesco e soprattutto promotore del referendum sull’autonomia di Regione Lombardia, lunedì seduto in conferenza stampa di fianco al governatore Roberto Maroni, più della percentuale di affluenza contano i numeri effettivi. “E mandare al voto 3 milioni di lombardi, in questo momento storico in cui una persona su due non va alle urne – spiega l’assessore regionale all’Agricoltura – è davvero un traguardo molto significativo”.
Facciamo un po’ di cronistoria. E diamo qualche numero. Cosa si aspettava la base della Lega Nord a livello di affluenza? “Ci siamo guardati in faccia, abbiamo considerato che un 34%, stessa percentuale di votanti sul Titolo V della Costituzione, fosse un risultato realistico. Siamo arrivati sopra il 38%. Ma abbiamo preso in esame anche altri dati: per esempio alle ultime amministrative c’è stato un 46% in media, in Lombardia, di votanti, e parliamo di nemmeno sei mesi fa. Tenendo conto che il tema è stato osteggiato da alcuni, siamo andati davvero forte. Osservando infatti la coalizione che quattro anni fa ha vinto le Regionali, abbiamo mandato alle urne 600mila persone in più rispetto ai votanti che premiarono Maroni nel 2013: ciò significa che il discorso dell’autonomia è andato oltre i partiti, diffondendosi proprio come speravamo, nonostante l’opposizione anche poco corretta del Partito Democratico”.
Perché poco corretta? “Perché storicamente rinnega anche un po’ stessa: prendete la compianta figura di Guido Fanti, zoccolo duro del PCI, che sosteneva il regionalismo. Una tendenza di questo genere è arrivata negli anni anche da sinistra. Questa sinistra, invece, ha preferito attaccarsi e attaccarci per il discorso dei tablet, per tecnicismi: questa però non è più politica. Discutiamo su software e hardware e non su contenuti. E’ questa la vera sconfitta. Ma è la loro sconfitta”.
Certo però in Veneto è andata meglio. “Detto che mi fa molto piacere, perché non era una gara, il Veneto è stato favorito dal discorso del quorum. Guarda caso alle 19 era andato a votare il 51% degli aventi diritto, poi alle 23 “solo” il 57%. Significa che, una volta superato il fatidico scoglio dei 50%, l’esigenza delle urne è venuta un po’ meno. Il quorum da noi non c’era e questo paradossalmente non ci ha favoriti: anche per questo i 3 milioni al voto sono un risultato eccellente. Del quale, peraltro, deve tenere conto anche la “testa” della Lega Nord, che pensava forse di essersi liberata delle tendenze autonomiste dell’inizio del nostro percorso e invece dovrà fare una profonda riflessione”.
Un messaggio a Salvini. E ora al Governo? “Martedì il governatore Maroni parlerà in consiglio regionale. Lunedì ha già telefonato al Premier Gentiloni e al Ministro Minniti e presto si incontreranno a Roma. Terzo punto: con Lombardia e Veneto ci sarà anche l’Emilia Romagna: Bonacini ha capito che deve unirsi a queste due regioni, anche perché – a differenza della stessa Emilia – hanno una richiesta che è legittimata dal basso. Bonacini è andato solo, con una lettera e qualche richiesta. Noi andiamo con 3 milioni di voti del popolo, il Veneto con altri voti in più. Non possiamo essere ignorati: ma è quello che diciamo dall’inizio, da giugno, da quando si è mossa la più grande macchina organizzativa in oltre 70 anni di Repubblica. Una macchina non statale, si intende. Anche in questo è stato un successo”.
Meno bene alcuni problemi tecnici: i risultati si sono fatti attendere. “Dobbiamo distinguere i due piani: sull’affluenza un’ora dopo avevamo già il dato praticamente definitivo. Sulla distribuzione e l’esito effettivo del voto, invece, si può migliorare: ma ci può stare, era la prima volta e abbiamo pagato qualche errore umano di presidenti di seggio poco allenati. Può succedere, essendo la prima volta assoluta. A proposito, il 90% dei votanti si è detta soddisfatta del nuovo sistema di voto. E questo è un dato molto interessante perché il giudizio arriva da una fascia di età medio-alta. E’ molto più semplice votare con questo sistema, ci è stato detto da quasi tutti”.
Da giugno in pista per questo referendum, in prima persona. Stanco? “Diciamo che stanotte, smaltita l’adrenalina, dormirò. Per qualcuno è sempre campagna elettorale. Per noi è finita, almeno per adesso. Di elezioni ne riparliamo tra qualche mese”.
Giovanni Gardani