Politica

Giorgetti e Comaroli in auditorium E sul ponte ecco la novità: "Emendamento da 10 milioni"

"Per quanto concerne la trafila sopra riportata, i tempi sarebbero davvero troppo lunghi e l’unico modo per avere soldi dallo Stato è che il Governo finanzi direttamente le Province con quell’emendamento alla Legge di Bilancio: è la strada più breve per poter riaprire il ponte. La stima è di 10 milioni di euro" ha detto Comaroli.

CASALMAGGIORE – Non solo referendum sull’autonomia del 22 ottobre. Ma anche legge costituzionale, il cosiddetto Rosatellum, nuova Finanziaria e pure una novità, che peraltro conteneva una conferma di quanto avevamo svelato martedì scorso con l’anticipazione dell’assessore regionale Gianni Fava, sul ponte di Casalmaggiore. Partiamo da quest’ultima, dato che probabilmente è la più sentita dalla popolazione tra quelle emerse giovedì sera in Auditorium Santa Croce a Casalmaggiore nell’incontro organizzato dalla Lega Nord del Casalasco con l’onorevole Giancarlo Giorgetti e la senatrice Silvana Comaroli.

PONTE – La stessa Comaroli ha rivelato di avere presentato formale richiesta ad Anas, ricevendo l’11 ottobre come risposta la conferma che, senza cessione delle infrastrutture da parte delle Regioni e delle Province, questo ente non può fare nulla e, di conseguenza, anche lo Stato si ritrova con le mani legate. “In particolare – ha attaccato Comaroli – Regione Emilia ha risposto di volersi tenere le infrastrutture paragonabili a statali, e il ponte di Casalmaggiore per l’80% insiste su parte emiliana. L’unica strada è proporre un emendamento alla Legge di Bilancio (la cosiddetta Finanziaria, ndr), cosa che faremo come Lega Nord, perché vengano destinati 10 milioni di euro alla Provincia di Cremona vista la situazione di emergenza. Ma questo emendamento deve prima passare. E qui si ripropone il problema delle lunghe trafile”.

I tempi, cioè, almeno a livello di competenze e di passaggio delle stesse, si prospettano molto, troppo, lunghi. Lo ha rimarcato anche il sindaco di Casalmaggiore Filippo Bongiovanni (era presente in sala quasi l’intera giunta), che ha moderato dopo l’introduzione di Simone Agazzi, segretario locale della Lega Nord. “Non sappiamo neppure chi siano i tecnici incaricati dalla Provincia di Parma per questi controlli, alla faccia della trasparenza. E non stiamo avendo risposte” ha detto il primo cittadino – . La trafila prevede che vi sia un accordo, poi uno schema di decreto e altri successivi passaggi burocratici che portino Anas, alla fine, a entrare in possesso della infrastrutture. In Lombardia, con una società per metà di Regione e per metà, con competenza sulle infrastrutture interregionali, di Anas, questo processo è partito tempo fa, in Emilia no”.

“Dall’altra parte del Po erano convinti di avere le stesse risorse per chilometro – ha attaccato Comaroli – di Anas: e si è scoperto che era una convinzione sbagliata in pieno. La Provincia di Cremona a marzo ha fatto un esposto per i 15 milioni di euro di disavanzo a bilancio, per evitare il commissariamento. Intanto in Sicilia Anas ha investito 3 miliardi di euro sui ponti di quella regione. Per quanto concerne la trafila sopra riportata, i tempi sarebbero davvero troppo lunghi e l’unico modo per avere soldi dallo Stato è che il Governo finanzi direttamente le Province con quell’emendamento alla Legge di Bilancio: è la strada più breve per poter riaprire quel ponte. La stima dei lavori è di 10 milioni di euro per la sistemazione” ha spiegato Comaroli. “Paghiamo – ha incalzato Giorgetti – il collasso delle istituzioni, dove non si capisce più nulla e vi è un rimpallo continuo di responsabilità, mentre tutto resta fermo”. Bongiovanni ha anche attaccato i rappresentanti politici di Regione Emilia Romagna: “Non sono venuti mai a Casalmaggiore o sul ponte, nemmeno per una passerella. Non avrebbero cambiato le cose, ma almeno avrebbero dato un segnale”.

REFERENDUM – Per quanto concerne il referendum sull’autonomia, Giorgetti ha aperto il dibattito, in un Auditorium Santa Croce non molto caldo (meno presenze rispetto al precedente incontro), con una mezzoretta di ritardo, dopo avere salutato assieme a Bongiovanni e Agazzi le giocatrici della Pomì Casalmaggiore. “Per noi leghisti è un momento storico, atteso 30 anni – ha detto Giorgetti – ma è la possibilità di dare una svolta anche per tutti i lombardi, al di là della bandiera. Possiamo cioè legittimare la nostra richiesta dal basso, dal popolo. Non è più la richiesta di un partito o di un governatore”. Intanto però l’Emilia Romagna ha richiesto con una semplice “lettera” in carta bollata a Roma di tenersi le proprie competenze. “Al di là del fatto che ha chiesto quatto competenze ridicole, vedremo come andrà. E’ da anni che ci proviamo in questo modo, senza ottenere nulla. Per esperienza storica il referendum è l’unica molla che possa obbligare il Governo moralmente e politicamente ad agire: perché è l’unica mossa che viene dal popolo. A Roma è andato un presidente, una sola persona, per Regione Emilia Romagna, qui in Lombardia facciamo votare 8 milioni di persone. Il peso è assolutamente diverso”.

Referendum, soldi sprecati? “Quando si dà la possibilità al cittadino di esprimersi, per me, non sono mai soldi sprecati – ha risposto Comaroli – . Dal 2001 abbiamo fatto richieste di maggiore autonomia e in 16 anni non abbiamo avuto risposta. Ora passiamo a dare voce al popolo. Mi spiace sentire il Ministro Martina, così come il comico Crozza, dire che bastava una lettera di richiesta… Anche perché il Governo italiano spiegava, nel 2015, che il referendum preventivo, pur non essendo vincolante, ha il potere di fare pressione sugli organi competenti. Sempre nel 2015 una sentenza della Corte Costituzionale diceva che il referendum assolve alla funzione di avviare o influenzare processi decisionali pubblici. Se la Lombardia ottiene l’autonomia, per i cittadini lombardi vi stanno servizi migliori e a basso costo: qui c’è gente che si spacca la schiena dalla mattina alla sera e merita il meglio per questo”.

“Il sistema non tiene più, le Province sono sopravvissute ma non ci sono risorse – ha incalzato Giorgetti – e mentre lo Stato cerca una riforma centralizzando, noi siamo sempre stati per il federalismo. Preciso che, di fatto, buona parte delle competenze vengono decise a Bruxelles e non a Roma, e lì il referendum non ve lo hanno fatto fare… Domenica vedremo quanta gente vuole riprendersi un po’ di potere che gli è stato sottratto: se si va a votare con numeri larghi, allora l’autonomia non è più un discorso da bar, ma diventa una richiesta legittima che Roma non può ignorare. Possiamo dare la scossa e ridisegnare così il sistema delle competenze”.

LEGGE ELETTORALE – Il cosiddetto Rosatellum non è la legge migliore possibile, ma di certo è la meno peggio. “Anche perché sono 4 anni che non abbiamo una vera maggioranza – ha detto Giorgetti – . Mi preme porre l’attenzione soprattutto sui collegi territoriali: ho più volte detto e ribadisco che vi saranno i parlamentari di serie A, che saranno eletti in quei colleghi e che saranno più importanti perché espressione diretta del territorio. E vi saranno parlamentari di serie B scelti dalle liste di partito. Fare collegi di questo tipo significa portare a Roma un 36% di parlamentari – e noi volevamo fossero almeno due terzi – che siano rappresentanti di ogni singolo collegio, ovvero di ogni singolo territorio. Significa che Silvana Comaroli, come giusto che sia, si candiderà a Cremona e non a Como, perché è sul suo territorio che può spendere le proprie competenze. Andrà un solo nome, che può vincere anche per un solo voto e questo renderà la battaglia nei collegi uninominali davvero all’ultimo sangue”. Sulla protesta dei 5 Stelle, che si ritiene l’unica forza politica davvero penalizzata, Giorgetti ha spiegato che “è vero che questa legge elettorale favorisce le coalizioni e i 5 Stelle non scendono a patti con nessuno, ma a volte una alleanza può anche essere controproducente. Quanti nostri potenziali elettori ci stanno dicendo per strada: “Se andate con Berlusconi non vi votiamo più”. In politica, in questa politica, non c’è nulla di matematico. E i 5 Stelle, restando da soli, potrebbero anche guadagnarci”.

FINANZIARIA – La legge di bilancio deve arrivare in aula entro il 20 ottobre, ma l’approvazione del Consiglio dei Ministri consente già di presentarla. “Parliamo di una manovra da 20 miliardi di euro – ha spiegato Comaroli – e ben 15 miliardi servono per non fare scattare le aliquote Iva almeno fino al 2019 quando poi, e qui sta la fregatura, vi sarà una nuova spada di Damocle. I cinque miliardi avanzati vengono distribuiti un po’ a macchia d’olio, quasi per accontentare tutti, ma senza un vero spirito e un lavoro d’insieme che davvero faccia ripartire l’economia. Sento il Governo festeggiare perché abbiamo aumentato dell’1.5 per cento il Pil, quando la media europea è del 2.5 e la Spagna, con tutti i suoi problemi, è al 3 per cento. Non vedo un piano lungimirante: la decontribuzione alle imprese per l’assunzione di giovani va benissimo, ma se le aziende non hanno lavoro che giovani possono assumere? Bisogna pensare al problema che sta alla base e questa impostazione manca. Per finanziare le opere, peraltro, andiamo a fare un nuovo debito da 11 miliardi, quando già siamo il terzo paese col debito più alto al mondo. Si punta sulla lotta all’evasione per il recupero di fondi, ma questa non è stimabile, e allora si finirà a fare cassa sui piccoli artigiani, oppure si continuerà a speculare sul gioco e sulle lotterie, altra grande piaga. Io credo sia meglio fare una sola cosa, ma fatta bene, piuttosto che tante fatte male come accade qui. Per esempio, potremmo abbassare le tasse alle imprese, che possono, a quel punto, davvero tornare ad essere competitive, tornare ad assumere, assumere giovani in quel caso anche senza incentivi, e ridare slancio all’economia. Da lì poi può ripartire tutto”.

Giovanni Gardani

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