Cronaca

Ponte verso la riapertura a senso alternato. Ma Fava avverte: "Stato non può intervenire, ecco perché"

Formalmente, secondo Fava, non c’è nessuna possibilità che lo Stato possa intervenire per una questione di competenze. Intanto Stefano Bonacini, presidente della Regione Emilia Romagna, sta negoziando con Roma l’autonomia su tre deleghe rispetto allo Stato. "Ora deve dire cosa vogliono fare", avverte l'assessore lombardo.

CASALMAGGIORE/COLORNO – Nel fine settimana potrebbe arrivare l’attesa notizia, che da quasi due mesi i territori tra Casalmaggiore e Colorno aspettano: il ponte sul Po potrebbe aprire ai mezzi non pesanti a senso unico alternato. C’è un progetto che però sarà svelato solo tra venerdì e sabato, se non vi saranno altri ritardi.

Intanto però quel ponte va rimesso a posto e in tal senso ecco la notizia che, come un fulmine a cielo nemmeno tanto sereno, arriva dall’assessore regionale Gianni Fava. Una novità che rischia di gelare facili entusiasmi non tanto sulla riapertura parziale ma su quelli che saranno poi gli interventi di sistemazione del manufatto. Regione Lombardia, come noto, ha stanziato poco più di 3 milioni di euro dopo la giunta di martedì, intanto però alla Gazzetta di Parma il sindaco di Colorno Michela Canova ha dichiarato di attendere novità dallo Stato e dal Ministero delle Infrastrutture.

Ferma tutto. Fava ha infatti fatto una precisazione molto importante in materia. “Lo Stato ha le mani legate – spiega l’assessore – perché le strade non sono di competenza statale. Cosa è accaduto? Che la Lombardia sta lavorando e finalizzando la cessione di queste strade, provinciali, a una società che al suo interno abbia anche quote importanti di Anas, unico ente statale che può permettersi di intervenire. In Emilia, invece, tutto questo non succede per volontà, presumo, politica. Ecco perché lo Stato non può intervenire su quel lato, perché la Regione Emilia si è rifiutata di cedere le sue infrastrutture, assieme a tutte le sue Province che, peraltro, non hanno fondi per operare”.

Formalmente, secondo Fava, ad oggi non c’è nessuna possibilità che lo Stato possa agire sul lato parmense, quello dove si registrano i danni maggiori. Intanto tra mercoledì e giovedì Stefano Bonacini, presidente della Regione Emilia Romagna, sta negoziando con Roma l’autonomia su tre deleghe rispetto allo Stato, che resteranno in capo alla Regione stessa. “Un modo abbastanza nascosto – spiega Fava – per evitare il referendum, come invece stiamo facendo in Lombardia. Beh, dato che è a Roma, Bonacini potrebbe anche provare a farsi dare i soldi dallo Stato e sentirà la risposta: se l’Emilia non cede le infrastrutture, siamo fermi, bloccati”.

Il tempo intanto stringe e i rinvii stanno esasperando pendolari, lavoratori, aziende. “L’Emilia – tuona Fava – deve dire quanti soldi mette e quanto costa l’intervento, tutto il resto è propaganda mentre i cittadini aspettano. Noi abbiamo messo 3 milioni, finanziando la Provincia di Cremona che così può fare la sua parte: non sono sufficienti? Può darsi, ma almeno un passo l’abbiamo fatto. E 3 milioni è meglio dello zero offerto ora dall’altra sponda del Po”.

Giovanni Gardani

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