Cronaca

Ponte aperto alle auto ai 30 all'ora e a zig zag: la Provincia di Parma apre uno spiraglio

I dati ufficiali non sono emersi circa i controlli strutturali effettuati, ma si parla già - fonte Gazzetta di Parma - di cinque travi completamente da sostituire (ma la stima è al ribasso) e di 77 travi complessive che comunque devono essere sistemate e necessitano di interventi.

PARMA – A Parma sono evidentemente più ottimisti che sulla sponda Casalasca. Anche se, va detto, a livello di comunicazione di atti amministrativi non sono aggiornatissimi. Cercando di scoprire chi siano i tecnici e i professionisti che stanno effettuando i controlli sul ponte, infatti, proviamo a spulciare l’albo pretorio. Che però è aggiornato a luglio 2016 e dà problemi di accesso…

Rimangono allora le dichiarazioni, quelle di Gabriele Annoni, dirigente dell’ente parmigiano, che al Tg Regionale dell’Emilia Romagna ha dichiarato che non si esclude nei prossimi giorni, ma non prima di due settimane, l’apertura del ponte a senso unico alternato. Ovviamente per le sole auto, che dovranno procedere ai 30 all’ora. I dati ufficiali non sono emersi circa i controlli strutturali effettuati, ma si parla già – fonte Gazzetta di Parma – di cinque travi completamente da sostituire (ma la stima è al ribasso) e di 77 travi complessive che comunque devono essere sistemate e necessitano di interventi.

Resta inteso che, in attesa di progettare lavori approfonditi per riportare in salute il grande malato, l’apertura parziale al traffico (si parla di auto che viaggeranno a zig zag per non gravare sui punti in cui le travi sono maggiormente danneggiate e, come detto, non superando la velocità di 30 km all’ora) sarebbe già un grande sollievo per lavoratori e pendolari. Meno per le aziende che usufruiscono dei camion o dei mezzi pesanti per il trasporto, che dovrebbero comunque fare il “giro lungo” da Viadana o da San Daniele, ma evidentemente non si può, dopo giorni di grave crisi, pretendere troppo. L’attesa, in ogni caso, è ancora di 10-15 giorni prima di saperne di più.

Il problema comunque rimane a lungo termine, perché il ponte è quasi certamente giunto alla fine del suo ciclo di vita, il che significa che le eventuali spese (non meno di 10 milioni solo per i cosiddetti rappezzi e la sostituzione di travi) potrebbero essere parziali, e costituire un palliativo in attesa di un maxi intervento, il cui input dovrà però partire giocoforza da Roma.

Giovanni Gardani

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