Sit in in stazione, poca gente e tanto coraggio: nasce il comitato dei viaggiatori
Dario Balotta ha dato cifre: “La navetta Trenord la deve fare - ha spiegato - non deve nemmeno pensarci su. Servono due milioni di euro per il potenziamento, se li dividano Trenord, Tper e le regioni. La navetta è il minimo"
CASALMAGGIORE – Una novantina di persone, forse qualcuna in meno. Non è andata proprio come previsto il sit in che si è tenuto in stazione a Casalmaggiore questo pomeriggio a partire dalle 16.30. Ci si aspettava almeno parte di quelle 1000 persone del gruppo facebook, almeno una parte di quei 350 che hanno dato i loro riferimenti al banchetto di domenica scorsa. Così non è stato.
Ci fosse stata Trenord o RFI – a parte l’inadeguatezza della stazione di un sobborgo africano e quella ancor più seria dei treni – probabilmente non se la sarebbe presa più di tanto. Segno della mancanza di volontà di esserci, dell’effettiva impossibilità per impegni pregressi (il sabato è giorno di famiglia e di riposo un po’ per tutti) o del disinteresse? Alla sociologia le risposte più adeguate, noi ci limiteremo alla cronaca, o poco più.
A parlare Annamaria Piccinelli, Pierluigi Pasotto e Mirca Papetti (per Casalmaggiore la nostra Casa), Alessandro Rosa (Listone), Ezio Corradi e Cesare Vacchelli (ambientalisti), Dario Balotta (legambiente), Giuseppe Torchio (sindaco) e Franco Bordo (parlamentare). Tra il pubblico anche il consigliere regionale M5S Andrea Fiasconaro.
Tra le cose importanti emerse, oltre a quelle che già erano state portate alla luce nei giorni scorsi (potenziamento del servizio ferroviario, adeguamento delle strutture e della linea, interesse al TiBre ferroviario) la nascita di un comitato di viaggiatori in grado di fare pressione su Trenord, un comitato in grado di far pesare il proprio peso specifico nei tavoli di trattativa costringendo Trenord (e RFI per quelle che sono le responsabilità dell’ente proprietario della rete) a fare quel che deve: offrire un servizio all’altezza di un paese civile, ed agire nell’immediato per far fronte all’emergenza che esiste, tangibile, al di là della partecipazione al sit in. Un comitato al quale l’avvocato Paolo Antonini darà il proprio apporto legale, in caso di necessità.
E’ stato Alessandro Rosa a presentare l’iniziativa del Comitato, dopo che Annamaria Piccinelli aveva evidenziato la necessità di un potenziamento del servizio a fronte del dramma di un territorio in cui, tolta la strada, resta ben poco su cui contare dopo anni di trascuratezza e di disinteresse.
Dario Balotta ha dato cifre: “La navetta Trenord la deve fare – ha spiegato – non deve nemmeno pensarci su. Servono due milioni di euro per il potenziamento, se li dividano Trenord, Tper e le regioni. La navetta è il minimo, in una linea in cui il materiale ferroviario ha almeno 40 anni. Visto che Trenord non ha personale, si mettano daccordo. Trenord ci mette i mezzi, che ha, nel deposito di Iseo e Tper ci mette il personale viaggiante. Bisogna che questo territorio chieda a gran voce, che abbia un’importante forza d’urto sin da subito”.
Altre interessanti notizie sono emerse da Franco Bordo che solo qualche giorno fa ha avuto modo di accennare la questione al ministro del Rio: “Già a conoscenza della questione e della sua importanza, ma siccome io non mi fermo, ho posto anche un’interrogazione a cui verrà data risposta in uno dei prossimi question time”. Altro dato da aggiungere quello di Ezio Corradi che ha parlato della Parma Brescia come di linea sottodimensionata, nonostante il binario unico, rispetto alle sue reali capacità: “Nel 2005, quando erano stati effettuati lavori a Torrile e la linea ferroviaria era stata chiusa – ha spiegato – avevamo chiesto l’elettrificazione di tutta la tratta. Allora nessuno ci aveva ascoltato e adesso paghiamo le conseguenze di quel che non si è fatto allora. Comunque un potenziamento è fattibile: la linea può arrivare a reggere sino a 70 mezzi al giorno. In questo momento ne circolano 30”.
Si tratta solo di organizzare dunque un servizio fattibile. Cesare Vacchelli ha parlato dell’importanza che il TiBre ferroviario riveste e sull’opportunità che passi da Casalmaggiore. L’elettrificazione della linea sarebbe a quel punto una conseguenza e la linea acquisterebbe una importanza fondamentale, sia dal punto di vista dei passeggeri che – ancor più importante – da quello del trasporto merci su rotaia. Da registrare, al termine, un vivace confronto tra una commerciante e i relatori rimasti sino alla fine. Tema del contendere: la sola ferrovia non può bastare. Cosa più che logica invero. “Ho clienti dal parmense – ha spiegato – che ora andranno a Parma. Io sono favorevole al potenziamento della ferrovia, ma a me non cambia le cose”.
L’attività l’ha a Vicobellignano. Difficile che il suo cliente prenda il treno per poi giungere a Casalmaggiore e ritrovarsi a piedi. La quadra dopo un po’ di discussione è stata trovata grazie al fatto che il potenziamento deve essere intermodale, deve necessariamente coinvolgere ogni ambito e che il potenziamento della linea ferroviaria non esclude quello del ponte. Alla fine l’incontro che doveva essere apolitico – come ha fatto notare un rappresentante del gruppo del Listone – così apolitico non è parso a molti. Poco male, il ‘problema’ in fondo non è quello.
Quello che a detta di Pierluigi Pasotto rischia di divenire “Il più grave danno economico della storia di questo territorio” ora è la questione più urgente da affrontare. E tutto, se ci si pensa, che va nella direzione del ripristino di una qualità di vita – legata alla diminuzione dei disagi dovuti alla chiusura del ponte – migliore è importante. Tutti devono spingere in un’unica direzione, e farlo sul serio: la direzione che permetta al territorio di non cadere in un isolamento foriero solo di drammi ulteriori a quelli che si aggiungono a quelli di questi giorni.
Dalle attività appena al di là del Po sono giunte le prime voci di licenziamenti. Il dramma vero è questo, tutto il resto – compresa la politica – passa in secondo piano.
Nazzareno Condina