Altra doccia gelata da Parma: l'esercito non può costruire il ponte di tipo bailey
I ponti che il Genio Pontieri è solito costruire in situazioni di emergenza in altre parti d’Italia, sono pensati per tratti non troppo lunghi e soprattutto per periodi che siano, appunto, d’emergenza, e non destinati a durare per mesi, come dovrebbe accadere proprio tra Casalmaggiore e Colorno.
CASALMAGGIORE/PARMA – Ogni giorno una notizia, e purtroppo sembra non arrivarne mai una positiva. Il vertice di martedì mattina non ha coinvolto direttamente il comune di Casalmaggiore e la sponda Casalasca del fiume Po, dato che l’invito era esteso, in Prefettura a Parma, al Presidente della Provincia ducale Filippo Fritelli e al sindaco di Colorno Michela Canova, comunque in stretto contatto con quello di Casalmaggiore Filippo Bongiovanni. Proprio Bongiovanni però, dopo una telefonata con il Tenente Colonnello Mauro Altieri del Cocim, cui seguirà comunicazione ufficiale attesa per mercoledì, ha avvisato la collega Canova della brutta notizia.
Ebbene, stando a quanto è emerso da quella telefonata poi comunicata anche al Prefetto di Parma Giuseppe Forlani, la soluzione del ponte di barche, caldeggiata da più parti, non sarebbe in realtà percorribile. Almeno non con l’ausilio del Genio Pontieri e dell’Esercito, già contattato proprio dal sindaco casalese Bongiovanni. Il motivo? I ponti che il Genio Pontieri è solito costruire in situazioni di emergenza in altre parti d’Italia (generalmente si tratta di ponti di tipo bailey), sono pensati per tratti non troppo lunghi e soprattutto per periodi che siano, appunto, d’emergenza, e non destinati a durare per mesi, come dovrebbe accadere, pur facendo i debiti scongiuri, proprio tra Casalmaggiore e Colorno. Un problema, insomma, insormontabile, di lunghezze, sia a livello fisico (il ponte è lungo oltre 1.200 metri) sia a livello temporale.
L’idea del ponte di barche può restare valida, prendendo però in considerazione non più il coinvolgimento del Genio Pontieri, ma imprese ad hoc, come accaduto ad esempio a Piacenza, per la costruzione di un passaggio alternativo di collegamento sul Po con Lodi dopo il crollo del ponte che si verificò nel 2009. In questo caso l’azienda Cimolai costruì un manufatto provvisorio con elementi galleggianti che consentivano il passaggio ai vari mezzi. Di certo però in questi casi i tempi dovrebbero prolungarsi: un colpo da ko per quella che sembrava una soluzione tutto sommato rapida, anche se dai costi non certo contenuti, che era piaciuta molto ai vari sindaci del territorio e appariva come la scorciatoia migliore in attesa di guarire il grande malato, ossia il ponte Casalmaggiore-Colorno. La speranza ora è che, dopo tante brutte notizie, ne arrivi pure qualcuna in grado di dare un po’ di ottimismo.
Giovanni Gardani