Pendolari, 320 vite cambiate dopo stop al ponte: la raccolta di CNC fa emergere le difficoltà
Non sono solo questioni lavorative, anche se sono quelle che maggiormente incidono e preoccupano. Sono importanti le questioni legate al lavoro, ma da quel che emerge dai questionari non sono le uniche.
CASALMAGGIORE – Le esigenze più disparate, quelle di 320 persone raggruppati in una ventina di aziende, più quelli della San Polo Lamiere (che informeranno questa mattina della loro situazione) più 13 casi singoli. Geograficamente così suddivisi: area di Sacca circa 40; area di Colorno circa 190; area di San Polo 30 più il dato di lamiere; Coltaro 30; Parma 30 pervenuti. Persone con una loro storia e un loro carico di problemi che la chiusura del ponte ha portato alla luce. Per alcuni al punto da far cambiare abitudini, far cambiare vita. Ci sono casi che meriterebbero approfondimenti singoli, casi seri e ‘disperati’.
“Molti studenti delle superiori e dell’Università. Emerge – fa sapere Annamaria Piccinelli (CNC), promotrice della giornata dedicata alla raccolta delle esigenze dei pendolari – il dato che il treni per quanto potenziati non può bastare perché la stragrande maggior parte lavora lontano dalle stazioni. Alcuni casi di persone che sono assolutamente costrette ad andare in macchina non hanno alternativa, chi fa i turni di notte, chi guida gli autobus a Parma, una signora che sta facendo terapie. Molti hanno scritto molto sul proprio cambiamento di vita: un signore che dorme nell’azienda in cui lavora, una famiglia ha dovuto andare in una materna privata a pagamento per la difficoltà di orari, una mamma dice che non riesce più a vedere i suoi bambini, tutti lamentano un grande aumento dei costi, dei rischi e la privazione di riposo”.
Non sono solo questioni lavorative, anche se sono quelle che maggiormente incidono e preoccupano. Sono importanti le questioni legate al lavoro, ma da quel che emerge dai questionari non sono le uniche. Gente che fatica e che si trova costretta a soluzioni alternative, nessuna comoda, qualcuna con un aumento dei costi. E a volte neppure la possibilità esiste, al momento, di risolvere il problema.
Al banchetto predisposto sotto il comune, messo in piedi da CNC per raccogliere le esigenze dei pendolari che si spostano dal casalasco al parmense o viceversa, è stato un via vai di persone che si assommano a chi ha invece deciso di rispondere al questionario predisposto dal Comune di Casalmaggiore via mail. A riempire i questionari imprenditori che hanno portato le istanze dei propri operai, gli stessi operai costretti a far fatica a raggiungere il posto di lavoro che, in linea d’aria magari dista non più di sette, otto km, studenti e mamme ma anche – è il caso di Matteo Zerbini al banchetto ieri un’ora prima della chiusura – presidenti di società sportive come il basket Casalmaggiore con una quindicina di atleti (tra prima squadra e giovanili) che provengono dal parmense.
“La prima squadra finisce tardi – spiega Matteo – e a quell’ora non ci sono più treni. Ma il problema è pure per le giovanili. I genitori sono costretti a fare il giro per Viadana”. Un costo (di tempo e denaro) che per lo sport una famiglia alla lunga può decidere di non sostenere più. “Basterebbe anche che potessero passare almeno le biciclette sul ponte – spiega Zerbini – poi alla fine del ponte li andremmo a prendere noi”.
Annamaria Piccinelli (CNC), promotrice dell’iniziativa che ha ricevuto il plauso anche dallo stesso sindaco Filippo Bongiovanni, spiega che: “Occorre lavorare molto su una maggior capillarità degli autobus nel parmense e dare la possibilità di mettete bici sul treno o potendo, far passare in bici o moto sul ponte. I dati raccolti diverranno oggetto di discussione nel prossimo consiglio comunale del 29 settembre”.
Nazzareno Condina