Cronaca

Ponte chiuso, con commercio e aziende in sofferenza anche l'ospedale Oglio Po

Si sa, perché le stime arrivano da percentuali assodate negli anni, che l’utenza parmigiana e parmense per l’Oglio Po va dal 15 al 25%, dunque un quarto del totale. Parliamo di ricoveri, di diagnostica e, appunto, anche di Pronto Soccorso. E chi magari dal Casalasco andava a Parma? Ha creato un turn over? Pare al momento di no.

VICOMOSCANO (CASALMAGGIORE) – Commercio, industria, pendolari: tutte categoria messe ko, o comunque in grave crisi, dalla chiusura del ponte sul Po di Casalmaggiore e dalle condizioni non certo ottimali anche dei manufatti alternativi, come quello di San Daniele Po ad esempio. Da qui l’intervento delle associazioni di categoria e le prospettive fosche soprattutto per i mesi a venire.

“Sì, perché l’impatto si noterà probabilmente in un futuro nemmeno troppo lontano più che nell’immediato. Tra un paio di mesi: quindici giorni sono troppo pochi per valutare”. Questa frase, a dirla tutta, va attribuita al dottor Rosario Canino, direttore sanitario aziendale della Asst di Cremona. Ed è proprio questo il punto, che forse non tutti considerano: la crisi tocca da vicino anche un ospedale, l’Oglio Po, che rappresenta un prezioso punto fermo per un’utenza che non si limita a Casalmaggiore e a Viadana ma che, essendo Vicomoscano un luogo di confine come tutto il comprensorio, spesso giunge anche dalle province limitrofe.

Considerate, per esempio, il caso di un residente a Colorno, o comunque nella Bassa parmense, che a Casalmaggiore può, anzi poteva arrivare, mediante il ponte in dieci minuti, di contro ai 25 minuti necessari per giungere al Maggiore di Parma. Impossibile, ad oggi, quantificare con certezza il danno, anche perché, come precisa la struttura ospedaliera, le vecchie prenotazioni per il momento non avrebbero subito disdette o richieste di cancellazione, ma il problema si pone sulle nuove prenotazioni, che dovrebbero venire a mancare. Già in sofferenza, invece, è ad esempio il Pronto Soccorso, dato che dalla Bassa parmense non arriva più nessuno. Da valutare, inoltre, anche la presenza di tanti medici e infermieri che abitano a Parma, o nella provincia del Ducato: tra gli ultimi ad aggregarsi alla grande famiglia dell’ospedale Oglio Po ricordiamo il primario di Ortopedia, molto apprezzato e considerato un vero e proprio mago della mano, Alessio Pedrazzini.

Quantificare il danno? E’ difficile, come abbiamo visto, soprattutto è pressoché impossibile farlo ora, senza un lasso temporale adeguato a calcolare la perdita. Ma si sa, perché le stime arrivano da percentuali assodate negli anni, che l’utenza parmigiana e parmense per l’Oglio Po va dal 15 al 25%, dunque un quarto del totale. Parliamo di ricoveri, di diagnostica e, appunto, anche di Pronto Soccorso. E chi magari dal Casalasco andava a Parma? Ha creato un turn over? Pare al momento di no, anche perché la città ducale offre alcune specializzazioni, ospitando un ospedale più grande, che all’Oglio Po non sono presenti. Dunque nemmeno il ricambio, al momento, consente di lenire le perdite create dalla chiusura del ponte.

Giovanni Gardani

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