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Mondiali Rotary di ciclismo, beffa all'arrivo per Devicenzi A casa, senza riconoscimento

“Concluso il Mondiale Rotary di Ciclismo in prima posizione. Al momento delle premiazioni, sparisce per incanto la categoria Paralimpica. Rammaricato! Si rientra a casa. L'occasione l'avete persa voi!”. Lapidario come non mai

MARTIGNANA PO – “Concluso il Mondiale Rotary di Ciclismo in prima posizione. Al momento delle premiazioni, sparisce per incanto la categoria Paralimpica. Rammaricato! Si rientra a casa. L’occasione l’avete persa voi!”. Lapidario come non mai. E a sentire un commento così da un atleta in genere molto equilibrato e tranquillo fa male. Allo sport e alle coscienze di tutti. “Ho investito giorni di preparazione, ci ho messo la faccia, messo dei soldi e mi sono fatto 800 km per niente. Sì, sono arrabbiato”.

Strano sentirlo così, perché Andrea Devicenzi, per chi lo conosce, è l’emblema del coraggio e dell’ottimismo. Ma a tutto c’é un limite, e quel limite, questa volta, è stato valicato. Aveva deciso sei mesi fa di partecipare ai mondiali Rotary di ciclismo, il ‘Cycling to serve’ che si è tenuto a Montegranaro nelle Marche. Oltre una cinquantina di atleti, provenienti da vari paesi, pronti a sfidarsi e suddivisi per categorie. La partenza è stata unica. “Sono in forma – spiega – e mi sentivo bene. A metà percorso mi è caduta la catena e mi sono dovuto fermare a rimetterla su. Ero in compagnia di un francese e siamo ripartiti. Andavamo davvero forte, in prossimità del traguardo vedevo il gruppo di testa, ci fossero stati altri chilometri li avrei raggiunti”. Alla fine, nella classifica generale, è un ottavo posto. Un risultato straordinario se si pensa alla sfortuna della caduta della catena e al fatto che Andrea, qualla corsa, l’ha fatta con un unica, seppur ‘esplosiva’, gamba.

Segno inconfutabile che lui, atleta, lo è davvero a prescindere dalla gara. Era l’unico atleta paralimpico, ma poco importa. Perché quella gara l’ha onorata e quel piazzamento valeva una medaglia. “Già il fatto di avermi inserito nella categoria degli over 60 è stata una decisione che non ho capito. Se mi fai fare la corsa, me la fai fare nella mia categoria. La sera prima della corsa avevo partecipato al galà, sembrava tutto a posto. E invece non era così”. Al traguardo avrebbe dovuto essere premiato come primo atleta paraolimpico. Sarebbe bastato poco. E invece nulla. Nessun premio, nessun riconoscimento, niente di niente. Andrea è ripartito da Montegranaro con tanta amarezza: “E’ il concetto che è sbagliato. O mi fai fare la gara, e mi riconosci che l’ho fatta, oppure mi dici che non c’è spazio, e non me la fai fare. Ho tante cosa da fare, tanti progetti da portare avanti, tanto lavoro. Ed ho gente e sponsor che credono in me. Gente e sponsor ai quali credevo di poter portare almeno un riconoscimento, e invece nulla. Sono rimasto lì sino alla fine delle premiazioni e poi me ne sono andato, con l’amaro in bocca. Va bene, è andata così. Ho fatto festa lo stesso con una macedonia e due palline di gelato. Si riparte”.

Sorride Andrea, anche se per una volta è un sorriso amaro. La strada per il riconoscimento delle qualità sportive degli atleti non normodotati è ancora lunga e non sarà una gara, seppur un mondiale, seppur organizzata dal Rotary a fermarla. Questa volta è andata così. Andrea Devicenzi resta il campione che è, un esempio per tutti. Uno dei migliori atleti che questa terra, di golene, nebbie e zanzare abbia mai espresso. Questo l’unico dato inconfutabile, a prescindere da tutto. Anche da una medaglia non data.

Nazzareno Condina

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