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Sette anni fa Andrea Devicenzi sul tetto del mondo. Il video dell'emozione del Manali Leh

L’India fu il punto di partenza, probabilmente l'impresa più dura portata a termine, in futuro altre imprese lo aspettano. Già nella primavera/estate prossima ne ha in programma un’altra di cui non possiamo al momento svelare nulla ma che già di per se vale davvero molto

MARTIGNANA PO – Quella avventura, in sella ad una bicicletta, iniziata come lui stesso ha più volte ripetuto “Quasi per gioco”, la passione che diviene via via agonismo e che lo porta ad imprese già complesse con due gambe, straordinarie quando di gambe te ne resta una sola.

Sette anni fa Andrea Devicenzi conquistava i 5602 metri della Manali Leh, la carrozzabile indiana più alta del mondo, insieme all’amico Stefano Mattioli, in completa autosufficienza. In condizioni atmosferiche a tratti proibitive non demorde e – spinto dall’incitamento che l’Italia e la sua gente non gli fa mancare e da quello delle persone incrociate sulla strada – arriva sul tetto ‘stradale’ del mondo. “Le barriere sono fatte per essere superate, nulla è impossibile ripete spesso”.

Quella indiana fu davvero un’avventura straordinaria per l’atleta di Casalmaggiore domiciliato a Martignana Po dove vive con la sua splendida famiglia, la moglie Jessica e le due figlie. QLa prima delle grandi imprese del campione e mental coach. L’anno dopo la Parigi Brest Parigi (randonnèe di 1230 km), primo atleta amputato a percorrerla in 72 ore e 42 minuti, poi il Paratriathlon, le medaglie in Israele e Turchia, i guai fisici che non gli consentono di partecipare alle Paraolimpiadi di Rio.

Uno stop? No, tutt’altro perché il ragazzo non è tipo da arrendersi. Altre imprese straordinarie portate a termine: dai passi più duri del giro d’Italia al Machu Picchu in Perù, dalla salita sull’Etna sino all’ultimo Capo Nord che di sportivo invero ha avuto poco ma che lo stesso ha significato tanto per lui e per chi come lui ha un handicap che non costituisce un limite, ma solo un punto di partenza. A tutto questo unisce l’attività di formatore e con il Progetto 22 continua ad incontrare migliaia di ragazzi in tutta Italia. Per mostrare che tutto è possibile, quando lo si vuole.

L’India fu il punto di partenza, probabilmente l’impresa più dura portata a termine, in futuro altre imprese lo aspettano. Già nella primavera/estate prossima ne ha in programma un’altra di cui non possiamo al momento svelare nulla ma che già di per se vale davvero molto. Sarà una esperienza legata al trekking di cui avremo modo di parlare in futuro. Intanto però vi riproponiamo le immagini dell’India e l’indescrivibile emozione di Andrea che – a sette anni di distanza – emoziona ancora tutti coloro che lo conoscono e lo apprezzano. Nella sua semplicità, nella sua forza e nel suo incredibile ottimismo.

Nazzareno Condina

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