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L'Oratorio di San Giovanni e la Ca' Nova, una realtà che rischia di perdersi per sempre

E' un Oratorio di non piccole dimensioni - spiega Costantino Rosa - perchè aperto anche al pubblico avendo la facciata prospiciente alla strada, mentre l'abside è all'interno del fabbricato. Fu eretto nel 1737 per volontà di certo Giovanni Fulgoni proprietario del fondo

MARTIGNANA DI PO – La porta è aperta. Uno vecchia porta in legno che protegge – o meglio proteggeva – la struttura in stato di abbandono che sorge ad uno degli angoli della cascina Ca Nova, appoggiata dalla parte della campagna che guarda a Martignana sulla statale asolana in territorio di Martignana Po.

Sino agli anni ’80 vi si diceva ancora messa e lì venivano celebrati matrimoni, qualche cinquantenne ancora li ricorda. Oggi le condizioni dell’Oratorio dedicato a San Giovanni Battista (sua la statua che sorge nella nicchia sopra la finestra trilobata che ancora domina i campi) sono quelle di una struttura in sofferenza.

Uno spesso strato di guano a terra, umidità nella parete più distante dall’accesso, una miriade di piccioni che – evidentemente trovando un pertugio in quell’accesso – vi vivono, e vi muoiono. L’altare probabilmente spostato rispetto alla collocazione originaria, i banchi ancora ben disposti e ricoperti anch’essi di guano. Nella piccolissima sagrestia visibile dall’ingresso ancora un arredo, e una candela sotto ad un Cristo alla parete. Forse un segno di devozione di qualcuno capitato per caso, o raccolto in preghiera.

L’Oratorio è un piccolo gioiello attribuibile peraltro a Pietro Antonio Maggi di Viadana, architetto del tardo barocco lombardo. Suo infatti, secondo gli studiosi, il disegno della piccola chiesetta. “E’ un Oratorio di non piccole dimensioni – spiega Costantino Rosa – perchè aperto anche al pubblico avendo la facciata prospiciente alla strada, mentre l’abside è all’interno del fabbricato. Fu eretto nel 1737 per volontà di certo Giovanni Fulgoni proprietario del fondo. E’ probabile che sia stato costruito su disegno di Pietro Antonio Maggi (1709-1770) esponente del tardobarocco lombardo emiliano ed originario di Viadana”.

La struttura all’angolo della quale sorge è la cascina Ca Nova, un classico esempio di architettura agricola ed una delle più grandi in territorio casalasco. Una vecchia corte tanto grande da ospitare, nel massimo del suo splendore, sino ad una ventina di famiglie. 1200 pertiche cremonesi, in parte vendute ad un agricoltore del luogo ed in parte di proprietà di due fratelli industriali bresciani.

“Ricordo il tempo delle feste – racconta il sindaco Alessandro Gozzi – negli anni 70 e 80, e il prete che vi diceva messa. Ma allora c’era qualche famiglia che vi abitava e che provvedeva anche alla Chiesa. E’ almeno da 30 anni, che io ricordi, alla morte del custode Buoli, che non vi abita più nessuno”. L’unica protezione una serie di telecamere ben nascoste in grado di riprendere anche di notte, contro i vandali.

E’ il destino di tante cascine, quello di una morte lenta e progressiva. Una storia che si perde, quella della Ca Nova, nei racconti. Pochi i documenti rimasti. Nell’800, secondo alcuni, era considerato un piccolo Borgo, una sorta di frazione di Martignana Po. Non esistono documenti – non ne abbiamo rintracciati – che lo attestino ma, vista l’ampiezza della struttura e la possibilità di ospitare una ventina di famiglie, non si fa fatica a crederlo.

Il tempo era segnato dal duro lavoro dei campi, da quello ancor più duro poiché senza pause delle stalle, quello dei filos sull’aia che qui, a valutare dalla struttura, dovevano essere simili a veri e propri incontri di una piccola piazza. Una storia che rischia di perdersi, come tante altre, come quella della Ca Novetta che sorgeva poco più avanti abbattuta una cinquantina di anni fa. Ci stiamo lentamente giocando la storia di queste terre, di queste piccole realtà agricole vera struttura portante nei secoli della bassa padana. E quell’Oratorio, 240 anni di storia custodita, rischia di subire la stessa amara sorte.

Nazzareno Condina

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