Sette amici casalesi a Barcellona: "Noi passati dalla Rambla 10 minuti prima della strage"
"La paura un po' si fa sentire perché dopo l'ulteriore attentato che è stato sventato stanotte (vicino a Tarragona, un centinaio di chilometri da Barcellona, ndr) non siamo molto tranquilli! Ora proviamo ad uscire ed andare verso la spiaggia per capire com'è la situazione però c'è pieno di polizia".
BARCELLONA – “Adesso sembra tutto normale”. Non fosse per l’elicottero che gira costantemente sopra la città “perché ne hanno arrestati due, ma l’autista, pare lo stiano ancora cercando”, Barcellona sarebbe, appunto, una città normale. Se non fosse, anche e soprattutto, che alle 17 di giovedì pomeriggio, una ventina di ore prima rispetto alla nostra intervista telefonica con i testimoni, sulla città spagnola s’è abbattuta la folle furia dell’Isis e la conseguente paura del terrorismo. Sette amici erano arrivati proprio lì, in centro, a pochi metri dalla Rambla percorsa dal furgone lanciato a velocità folle per falciare passanti, da Casalmaggiore. “Per un weekend di relax, l’ultimo prima di tornare al lavoro – racconta Tommaso Paltrinieri, terzino della Casalese e impegnato con la Macelleria Pagliarini – che invece si sta trasformando in un lungo momento di paura che difficilmente dimenticheremo”.
A Tommaso e agli altri sei casalesi è andata bene. Il pericolo è stato evitato, schivato, per pochi minuti. “Siamo arrivati qui alle 16.40, dieci minuti dopo siamo entrati in appartamento, che si trova in linea d’aria a meno di 30 metri dal luogo in cui il furgone si è fermato dopo avere ucciso 13 persone e averne ferite circa un centinaio. Quando siamo arrivati, tre di noi (Paolo Ghelfi, Giacomo Barilli e Maicol Garavaldi, ndr) sono scesi al vicino supermercato per fare un po’ di spesa per la cena e per i prossimi giorni. Il nostro appartamento non si affaccia sulla Rambla, ma dalla parte opposta ed è abbastanza protetto da varie case ed edifici, quindi per questo motivo non abbiamo sentito nulla. Siamo stati avvisati proprio da Paolo, Giacomo e Maicol, che dopo essersi barricati al supermercato, al telefono chiedevano a noi spiegazioni: “La gente scappa, tutti urlano, siamo chiusi in negozio, cosa è successo?”. Noi abbiamo acceso la tv e abbiamo compreso che era in corso un attentato. Siamo tuttora in piena zona rossa”.
Strade deserte e coprifuoco. “La paura un po’ si fa sentire perché dopo l’ulteriore attentato che è stato sventato stanotte (vicino a Tarragona, un centinaio di chilometri da Barcellona, ndr) non siamo molto tranquilli! Ora proviamo ad uscire ed andare verso la spiaggia per capire com’è la situazione però c’è pieno di polizia e girano ancora gli elicotteri perché l’autista non è ancora stato trovato. Dovremmo comunque restare fino a domenica: volevamo solo goderci un weekend di pausa e l’intenzione è di tornare col viaggio già prenotato, anche se non sarà lo stesso ovviamente”.
Subito dopo l’attentato, i sette amici hanno provato ad uscire in strada, ma la polizia ha imposto loro di stare in casa. “Era tutto chiuso – racconta Tommaso – solo dopo un po’ siamo riusciti a passare e le strade erano deserte. Fino a tarda sera è stato così, con tanta polizia in giro e pochissimi turisti, come ovvio che fosse. Solo a tarda notte hanno tolto qualche chiusura e qualche blocco. Stamattina (venerdì, ndr) la situazione sembra tornata alla normalità, il che è un grande segnale dato dalla città, anche se si percepisce naturalmente una sensazione molto strana, che a parole credo sia difficile descrivere: noi siamo passati da lì, dal punto della strage, dieci minuti prima, cerchiamo quasi di non pensarci ma ci è andata bene”.
Giovanni Gardani