Cronaca

Rosanna Ramponi, segni nel volto e nell'anima: "Ringrazio tutti per la solidarietà"

La titolare della gioielleria di via Cavour commossa da tanta partecipazione. Nella borsa di Brianti anche un coltello arrotolato in una felpa preso dai carabinieri come prova

CASALMAGGIORE – “Volevo ringraziare tutti per la grande solidarietà che ho ricevuto in questi giorni. Ho sentito vicina davvero tanta gente”. Rosanna Ramponi è a casa, a vegliare su di lei il suo angelo custode, Omar. Non fosse stato per lui, ora staremmo a parlare di una tragedia. Perché è a lui che deve la vita. A lui e al destino. Omar non rientrava mai verso le 19, ma quel mercoledì sera si è ritrovato davanti alla porta di casa mentre il rapinatore, Alberto Brianti, a cavalcioni di sua mamma a terra, la stava riempiendo di botte per portare a termine il suo piano criminale. Non ci ha pensato due volte, gli è saltato addosso ed ha cominciato a prenderlo a pugni, mentre la mamma che nel frattempo si era riuscita a divincolare, era corsa in strada a chiedere aiuto.

Ha ancora il volto tumefatto Rosanna, ed un cuscino sul fianco a reggere il dolore delle costole rotte. Ma è il dolore che ha dentro il male più grande. Quella paura che si trascinerà per un bel po’. Sa di essere stata ad un passo dalla morte, sa di essere fortunata a poterlo raccontare. Dio, o il destino, poco importa. Stava uscendo con il carlino, il suo amatissimo Lapo, come tutti i giorni. Ma Alberto Brianti era appostato davanti all’ingresso: “Dalla felpa vedevo solo gli occhi. Ho cercato di tenerlo fuori dalla porta – racconta – ma era più forte di me. Ha spinto la porta e sono caduta a terra e lui mi è saltato addosso”.

Il balordo ha prima cercato di infilargli la testa in un sacco della spazzatura da chiudere con il nastro adesivo. Rosanna è riuscita a tenere una mano attaccata al volto e Brianti non è riuscito nell’intento che già di per se avrebbe potuto costargli la vita. Allora ha cominciato a prenderla a pugni. Colpi pesantissimi di una brutalità inaudita per metterla a tacere, colpi che gli hanno rotto il setto nasale e lasciato lividi profondi sul volto. Poi l’arrivo di Omar, la colluttazione e l’intervento dei carabinieri qualche attimo prima che lo stesso Brianti soccombesse alla rabbia del figlio.

Era con lei Lapo, il giovane Carlino che la segue sempre, anche in negozio. E porta i segni dell’esperienza vissuta. “Era con me – racconta Rosanna – spaventatissimo. E’ scappato in strada anche lui, ed è stato difficoltoso anche per Omar e per chi gli ha dato una mano prenderlo”. I Carlini sono esseri sensibili, speciali. Piccoli cuori giganti. Era in strada, non si faceva avvicinare neppure dalle persone che conosceva bene, la coda tra le gambe e negli occhi la paura. Rientrato in casa ha scaricato le sensazioni negative, saltando ripetutamente avanti e indietro per tutta la casa. “Ieri notte ha dormito con me, non mi si staccava di dosso, l’avevo sempre vicino”.

Ma c’è un particolare che rende ancora più inquietante tutta la vicenda. Il giorno dopo, rientrata a casa, Rosanna ha notato a terra una borsa. Nella concitazione del momento e per l’arresto immediato non era stata notata il giorno prima. I carabinieri erano con lei per acquisire i filmati del sistema di registrazione interno. Grazie al filmato si è riusciti a notare che la borsa era quella di Brianti. Una sacca contenente abiti di ricambio, sacchi della spazzatura. Arrotolato in una felpa, un coltello dalla lunga lama che i carabinieri hanno acquisito come prova e che richiederà quanto meno, da parte dei PM, una verifica sui capi d’imputazione. Che al momento non prevedono il tentato omicidio “Rivedo quella lunga lama – conclude Rosanna – è la cosa che ancora adesso mi mette più paura”.

Passano gli amici a salutarla, e lei racconta. I segni sul volto passeranno. Quelli nell’anima avranno bisogno di tempo, di tranquillità e soprattutto della certezza che quell’uomo che le ha cambiato la vita abbia a pagare per tutto il male inflitto. Non sarà facile poiché già dal primo momento i PM non hanno riconosciuto il tentato omicidio. Ma il coltello e l’ulteriore valutazione potrebbero cambiare le carte in tavola. La vicinanza delle persone, di quelle legate agli affetti più prossimi e dei tanti semplici conoscenti che le hanno mostrato solidarietà intanto l’aiuta a farsi un po’ di coraggio. Prima di salutare ci ricorda ancora di ringraziare tutti. E’ quella – la preoccupazione di un’anima buona – la cosa che le interessa di più e che la commuove.

Nazzareno Condina

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