Economia

Pomodoro, obbligo dell'origine in etichetta: OI Nord dice "sì". Pronta la sperimentazione

Una sperimentazione su larga scala contribuirebbe a sensibilizzare concretamente i consumatori e l’opinione pubblica italiana ed europea, nonché a dimostrare alle autorità europee la maturità della richiesta italiana di etichettatura obbligatoria dell’origine.

“Siamo decisamente a favore dell’introduzione dell’obbligo dell’indicazione di origine in etichetta in Europa anche per il settore del pomodoro da industria, tanto da essere disponibili ad un progetto sperimentale di etichettatura volontaria. Sarebbe una fondamentale forma di tutela verso la produzione Made in Italy, una garanzia ulteriore per il consumatore ed un importante riconoscimento per una filiera di grande qualità come quella del Nord Italia”.

Questa la dichiarazione di Tiberio Rabboni (in foto), presidente dell’OI Pomodoro da industria del Nord Italia, all’indomani dell’audizione alla Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati sul tema dell’etichettatura d’origine promossa dai deputati Mongiello, Gallinella, Romanini e Zaccagnini.

L’OI chiede che a livello europeo sia introdotto l’obbligo di indicazione del Paese di origine della materia prima agricola utilizzata, con la facoltà per i produttori di utilizzare una delle seguenti diciture:

  • singolo Paese di origine europeo”, se tutta la materia prima giunge da un unico Paese;
  • “origine in Ue”, quando la materia prima agricola proviene da due o più Paesi dell’Ue, ma solo da essi;
  • “origine Extra Ue”, quando anche solo una quota della materia prima proviene da Paesi ExtraUe;
  • origine in un singolo Paese Extra-Ue” quando la materia prima proviene da uno specifico Paese Extra-Ue.

La proposta di progetto sperimentale di etichettatura volontaria

“Crediamo fermamente nel progetto di etichettatura – annuncia Rabboni – tanto che siamo disponibili ad attivare una sperimentazione di etichettatura volontaria sull’origine e sui valori distintivi del pomodoro Made in Italy in collaborazione e con il sostegno del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

Una sperimentazione su larga scala contribuirebbe a sensibilizzare concretamente i consumatori e l’opinione pubblica italiana ed europea, nonché a dimostrare alle autorità europee la maturità della richiesta italiana di etichettatura obbligatoria dell’origine. La filiera del territorio dell’OI Pomodoro Nord Italia è già interamente tracciabile e consente di risalire alla provenienza di ogni singolo pomodoro in ingresso agli stabilimenti. Questa trasparenza permetterebbe di indicare esplicitamente in etichetta la provenienza della materia prima utilizzata per la realizzazione del prodotto finito a disposizione del consumatore”.

Le ragioni del sì all’obbligo di indicazione dell’origine in etichetta

“L’obbligo di indicazione dell’origine in etichetta – spiega Rabboni – consentirebbe di rispondere innanzitutto ad un bisogno informativo dei consumatori Ue e al tempo stesso di valorizzare, anche in termini di marketing, le diverse materie prime utilizzate, qualunque esse siano, a vantaggio dei rispettivi produttori.

Dal nostro punto di vista – aggiunge – siamo convinti che la produzione nazionale di pomodoro da industria esprima oggi valori sottovalutati e sottopagati dal mercato per cui una più puntuale conoscenza da parte dei consumatori potrà favorire un più corretto posizionamento competitivo. Pochi sanno, ad esempio, che nel Nord Italia il pomodoro viene coltivato al 96% con tecniche di produzione integrata – ossia viene impiegata una ristrettissima lista di agrofarmaci, aggiornata ogni anno dalle regioni con i prodotti meno impattanti per ambiente, colture e persone – e per il restante 4% con tecniche di produzione biologica. C’è grande attenzione anche al risparmio d’acqua, tema di strettissima attualità vista la crisi idrica di questi giorni, tanto che in campagna è ampiamente utilizzata l’irrigazione a goccia, che garantisce che l’acqua vada effettivamente alla piantina evitando sprechi, mentre nell’industria di trasformazione sono ormai generalizzati gli impianti di lavaggio e di lavorazione del pomodoro a circuito chiuso che consentono di utilizzare per lungo tempo la medesima acqua, oppure, ancora, è diffuso l’utilizzo dell’energia da fonti rinnovabili e dei sistemi di risparmio ed efficienza energetica. Quella del Nord Italia, tra l’altro, è la prima filiera agroalimentare ad aver completato uno studio Pef (Product environmental footprint), ossia uno studio finalizzato a misurare “l’impronta ambientale” di un prodotto in tutto il suo ciclo di vita in ogni fase della filiera: dal seme allo smaltimento dei rifiuti da imballaggio. Tutto questo in un quadro generale di trasparenza dei rapporti tra agricoltori e trasformatori, utilizzo generalizzato dei contratti scritti di acquisto e fornitura, rispetto dei tempi di pagamento e rispetto dei contratti e dei diritti dei lavoratori dipendenti. Tutti valori, quelli elencati, che potrebbero essere comunicati ed adeguatamente valorizzati dalla certificazione sull’obbligo dell’origine”.

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