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Il Parco Golena del Po non è un parco, ma un bosco Respinta la mozione di CNC

Il sindaco Bongiovanni: "Verrà sistemata la staccionata e rifatta la segnaletica orizzontale subito dopo la fiera di piazza Spagna". Sul resto è bagarre, a partire dalla definizione dell'area

CASALMAGGIORE – Si è parlato del Parco Golena del Po nella mozione proposta da CNC nel corso del Consiglio Comunale. Ad illustrarla Pierluigi Pasotto: “Il gruppo consiliare Casalmaggiore la nostra casa, dato che Casalmaggiore è uno dei paesi rivieraschi più vicini al Po e alla golena e i cittadini hanno da sempre uno stretto legame e una quotidiana frequentazione del fiume, del parco golena e dei tratti arginali preclusi al traffico delle macchine; ritenendo che sia nell’interesse collettivo consolidare, valorizzare e rendere sempre più sicuro e fruibile questo grande patrimonio comune; propone al consiglio comunale di dare un atto di indirizzo al sindaco e alla giunta per avanzare una proposta giuridicamente fattibile per cercare di sanare la situazione delle tre “casette”, oggetto di segnalazione alla procura, poiché considerate abusive, per riconvertirle in arredo integrato del Parco Golena, ad uso pubblico (ad esempio: ufficio G.e.v in golena o altro); realizzare l’adeguata manutenzione del parco, stante anche gli ultimi accadimenti, in modo da rendere sicuri i tratti di passaggio, aumentare la dotazione di bidoni per la raccolta dei rifiuti, cartellonistica e strutture eco-compatibili; porre in atto misure di maggiore controllo su tutti i veicoli a motore che accedono quotidianamente in modo promiscuo con ciclisti, podisti o semplici passeggiatori; risistemare l’area adiacente la sala Lido Po potenziandone l’illuminazione e ripristinando la staccionata a bordo strada, attualmente in condizioni di abbandono; realizzare gli stalli nei parcheggi antistanti l’Associazione Amici del Po per evitare situazioni di pericolo o sosta selvaggia”.

Il primo intervento in risposta è stato del sindaco Filippo Bongiovanni: “Visto che ci sono lavori in corso anche alla sala Lido Po, per l’illuminazione attendiamo un attimo di capire la situazione. Per quanto riguarda il rirpistino della staccionata e gli stalli nei parcheggi sono lavori già previsti nel piano dei lavori che dobbiamo fare. Sulla zona Lido Po aspettiamo il termine della fiera di Piazza Spagna. Stessa cosa per la staccionata. Per le casette, mi sono confrontato con Leoni, è chiaro che se ci fossero state a monte delle possibilità avremmo cercato di percorrerle, ma sono irrealizzabili. Sono strutture realizzate da privati almeno quarant’anni fa in area demaniale. Non sono cose precarie, ma manufatti. Ai sensi del Dpr 380 2001 per avviare una sanatoria in un area assoggettata a vincoli paesaggistici sono necessarie l’autorizzazione paesaggistica. Poi voi proponete di usufruirne ad uso pubblico, ma oggi c’è tutta una serie di normative che sotto l’aspetto strutturale non ci sono. Secondo alcune sentenze del TAR l’amministrazione deve intervenire a prescindere dall’epoca dell’abuso. Li il proprietario, non essendoci nessuno, è il demanio. Ora vediamo che cosa la procura potrà dirci, ma quello che proponete è irrealizzabile. Il controllo dei mezzi motorizzati c’è. Ci sono dei mezzi motorizzati autorizzati. Nel 2016 sono stati elevati 21 verbali, e 5 nel 2017. Dal 1995 c’è una certa manutenzione ed è sempre stata fatta. Siamo in un PLIS. Sino al 2001 erano riconosciute dalle Regioni. Dal 2001 sono direttamente in capo ai comuni, e riconosciuti dalle province. I vincoli sono dal PGT. Questo tipo di parchi non sono neppure riconosciuti. Il PLIS sono 727 ettari, non sono i 10 ettari del tunnel degli olmi piuttosto che il bosco dei nascituri. Sono 727 ettari così composti: il 14% è il fiume Po, che fa parte del PLIS. Poi ci sono zone agricolo forestali di prima fascia, cioè la golena aperta che è a destinazione agricola per lo più vocata a pioppicultura. Il pioppo è prodotto agricolo. E questo è il 54,58% del PLIS. e il 12,54% è di seconda fascia, cioè nella golena chiusa. Nel PLIS il 67% è zona agricolo forestale in mano a privati. Poi ci sono le zone di interesse naturale: cave, lanche, spiagge, il 16% del PLIS. Poi c’è un 1,25% a Fossacaprara, una ex cava che sta per essere recuperata. Poi c’è uno 0,78% di pianificazione che è pianificazione locale. E sono le cave di argilla o sabbia che ci possono essere all’interno. Poi c’è lo 0,37% che viene considerata zona attrezzata che coincide oggi con l’area Baia e zona limitrofa. Il comune ha la concessione delle aree dal demanio per il recupero boschivo. Non è un giardinetto pubblico, non è un parco come quello che troviamo in città”. Il sindaco ha poi parlato del riconoscimento in corso della Regione. Il sindaco ha accennato anche ai bidoni, che dal 2000 sono stati messi in prevalenza nella prima parte del parco perché spesso soggetti ad atti di vandalismo. La cartellonistica è sufficente, ma verrà comunque implementata. L’area del tunnel il demanio non l’ha data in concessione, per cui dipende direttamente dal demanio anche se il Consorzio ci fa manutenzione. Gli olmi che resistono sono quasi del tutto olmi siberiani perché si era pensato – erroneamente – che resistessero alla grafiosi, un parassita che invece colpiva ed aveva colpito gli olmi campestri, ormai quasi del tutto scomparsi nel casalasco. Così non è stato. “O il parassita si è evoluto, oppure l’olmo siberiano in un ambiente padano è diventato simile all’olmo campestre. Per cui avere certezze che non succeda niente chiaramente è impossibile”.

Alle parole del sindaco sono seguite quelle del consigliere Pierluigi Pasotto, che ha sottolineato l’importanza del ripristino della staccionata “Altrimenti tutti parcheggiano all’interno dell’area verde. Sui bidoni a me risultava che fossero stati spostati dalle piene. La cosa importante: sulle casette mi sono rimesso alla possibilità progettuale perché ritengo che sia una situazione spiacevole che ha coinvolto cittadini che non sono neppure i proprietari ma che le hanno condotte, non per interessi personali ne per atti nocivi alla comunità e che ora si ritrovano coinvolti loro malgrado in una situazione spiacevole. E’ anche vero che in tante aree di comuni quelle strutture sono presenti, per cui una possibilità credo ci sia. Per questo credo che in questa situazione si possa ragionare sull’utilità delle strutture. E’ un’area che con gli anni si è riqualificata, è stata riqualificata, ha avuto un’accezione diversa. Ha dato anche la possibilità a qualcuno di intraprendere un’attività. Quelle persone che hanno provveduto alle casette hanno anche provveduto ad una funzione di controllo. Un piccolo stabile con un ufficio per le GEV. La vicenda del barcone non so se l’avete approfondita, e sembra che fosse di proprietà del Comune. Ha detto bene il sindaco: il parco non è un giardino pubblico, ma è un bosco. Ma è una domanda che faccio, qual’è l’approccio in termini di sicurezza? Per chi va a funghi, per le scolaresche che entrano nel parco. Tutti i punti che abbiamo ribadito sono punti presenti nella carta del Po. Ma se è un bosco, non è meglio chiarire che tutto quel che avviene è di responsabilità del singolo”.

Poi è stato il turno di Giovanni Leoni, vicesindaco e assessore ai lavori pubblici: “Bisogna dare atto al consigliere Ferroni di aver sollevato una situazione non molto corretta sull’aspetto della fruibilità. E da allora qualcosa è stata sistemata. Detto questo Quelle strutture hanno una storicità. Da allora ad oggi la normativa ha fatto passi importanti. Quelle situazioni sono assoggettate alla normativa. Come amministratori ci siamo posti la questione”. Leoni ha ricordato che tutti i responsabili di strutture furono invitati a cavallo del 2003 e prima ancora a metà degli anni ’80 a Cremona per una sanatoria, all’interno di un percorso normativo. Oggi le situazioni nello specifico non hanno requisiti. “Convengo con la minoranza sull’opportunità del progetto. Ma oggi adattare quelle strutture vorrebbe dire demolire e ricostruire, poichè quelle strutture oggi non sono sostenibili, e vorrebbe dire coinvolgere il demanio. Dispiace che certi privati che vivono quella realtà devono sopportare una vicenda come quella, ma gli uffici non possono fare finta di niente. Le difficoltà per poterle sanare sono a mio avviso insanabili”.

Marco Micolo, a titolo personale, ha voluto aggiungere che “Mi sento di dire grazie a pescatori e cacciatori, poiché se nelle nostre lanche e nei nostri fiumi c’è ancora un pesce da pescare e qualcosa da cacciare è grazie alle associazioni che fanno un’attività di controllo e di prevenzioni. Se non ci fossero i cacciatori, in golena non ci sarebbero più ne un fagiano ne una lepre. Con tutto il rispetto per i pedoni e i ciclisti, a mio avviso farei accedere cacciatori e pescatori e cacciatori senza limiti di età. E grazie anche a loro se tanti bracconieri e pescatori di frodo sono stati arrestati e tante situazioni sono state fermate. Preoccuparmi della macchina che accede in golena mi sembra andare a guardare il problema in senso distorto”.

Successivamente è stato il turno del consigliere con delega al Parco Golena Orlando Ferroni. Incazzato come un riccio quando un mese fa lo spezzarsi di una pianta aveva messo a rischio la vita dell’amico Raineri, più fatalista ieri sera. “Quello che è stato richiesto attraverso la mozione è stato il mio primissimo pensiero. Metterle a posto. Nel mio lavoro, nel momento in cui mi danno un compito è chiedere informazioni sull’argomento per avere abbastanza nozioni per muovermi. Mi è stata data la delega sul parco Golena. La mia prima richiesta è stata quali sono i limiti sulla golena e i compiti che il comune può svolgere sulla golena. Gli attori in golena sono tanti, e tutta questa gente si intreccia all’interno di questa golena con confini che non sono ben precisi. L’occasione mi è stata data da quella caduta del ramo. Di chi è la colpa se succede un disastro? Quella non è una via, nella realtà quello è un bosco. Allora va bene, se è un bosco, ma chi lo gestisce e come lo gestisce? Ho chiesto se noi non dobbiamo gestire perché è area demaniale di competenza del demanio, perchè dobbiamo occuparci del taglio delle piante? Poi ho capito che vi sono giri contorti, tipici all’Italiana. Ho chiesto al Consorzio forestale chi aveva dato il permesso per il taglio e come mai vi avessero provveduto. Mi han detto per senso civico. Va be, capite anche voi che situazione complessa ci troviamo di fronte. Però è pur vero che la situazione comincia a chiarirsi”. Il consigliere Ferroni ha poi rimarcato l’operazione della finanza che aveva bloccato la Cava sulla strada per fossacaprara. “Un’operazione che mi aveva fatto sorridere”. Poi ha ripreso il filo del discorso sulle casette: “Una situazione di degrado come quella antistante agli amici del Po, non poteva continuare. Ho chiesto all’ufficio tecnico di cercare di mettere ordine. Chiamate chi è responsabile e fate mettere ordine. L’ufficio tecnico ha detto che quella situazione non era legale”. Poi ancora il tunnel degli olmi, con un passo indietro rispetto ai primi interventi. Un salto alla Ferroni, insomma. La responsabilità è dell’individuo: in fondo non sono problemi del pubblico, sono affari di chi ci va. “Se uno va sotto il tunnel degli olmi lo fa a suo rischio e pericolo”. Per le auto, a breve verrà realizzata da Santa Maria una strada. per i tagliatori di legna l’auspicio che vi siano maggiori controlli. Per l’area Porto una pressione sugli organismi provinciali affinchè intervenga. Poi la proposta di vedere se vi sono dei bandi che permettono di costruire una struttura in legno. “Sostituire quello che c’è con una struttura a norma, magari sfruttando un qualche bando”.

Altro intervento quello del consigliere Alessandro Rosa (Listone): “Credo che un tema come questo debba essere affrontato in maniera metagiuridica. Per fare questo sono andato a rileggermi la deliberazione del marzo 1992 con cui l’amministrazione di allora ha istituito il parco. In un intervento quando si parlava di GAL ricordo di aver detto che noi camminiamo letteralmente sull’oro perché possiamo vantare sia a livello storico che paesaggistico un patrimonio. Leggo nella delibera del 1992 che il Parco Golena del Po è uno dei primi parchi di questo genere ed è il primo dell’asta fluviale del Po in territorio Lombardo. Un parco in cui vi sono numerose varietà vegetali ed una grandissima varietà di specie animali. Ed è nato anche per l’attività umana. Un ambiente ideale per passeggiate domenicali”. Il parco, secondo Rosa da quello che si evince nella delibera è nato anche per la fruizione umana. “Chi è nato dal 90 al 96 ha una sua pianta nel bosco dei nascituri. Tradizione che da allora si è persa ed ora chi va nel bosco dei nascituri lo vede sommerso dalla zucchina americana, che non è una pianta con frutti buoni da grigliare o da mettere sott’olio, ma un infestante molto pericoloso che rischia di soffocare il patrimonio arboreo dell’area. Bisognerebbe segnalare il problema. Il parco racconta storie di alberi e di animali, ma soprattutto di persone. Tanti sono gli attori che in quel parco trovano un palcoscenico. Credo che la vicenda delle tre persone che hanno vissuto per anni il parco, tenuto pulito e vissuto sia una sconfitta per l’intera comunità, perché un procedimento giudiziario non è una bella vicenda per chi la vive, è un’inquietudine di fondo che queste persone non si meritano di vivere. Detto questo io credo che la mozione vada apprezzata per quello che è, un atto di indirizzo. Per quanto concerne le casette chiederei che all’interno del regolamento del Parco Golena, venga inserito una norma che valorizzi il patrimonio di quelle casette, che non avrà una valenza giuridica. Invito il consiglio ad accoglierla nei profili di fattibilità”.

Mirca Papetti ha spiegato che bisogna risolvere giuridicamente che una zona che definita come bosco viene utilizzato come parco. “Noi lo viviamo come parco e lo utilizziamo come tale. C’è qualcosa rispetto al rapporto come tale che non quadra: è sempre stato visto come un parco. La realtà è che quel parco viene vissuto come tale: la percezione diffusa è quella”. Giovanni Leoni ha spiegato che verrà messa della cartellonistica che spiegherà il rischio soggettivo dell’accesso al bosco parco, o al parco bosco. Pierluigi Pasotto “Va fatta corretta informazione. Nella visione collettiva il parco occorre per interesse di tutti, occorre che la cartellonistica sia chiara. Sull’accesso delle macchine non sono dell’idea che debbano entrare con facilità”. Poi Giuseppina Mussetola: “Rispetto agli inizi è un’autostrada. Uno quando entra in un parco è responsabile di se stesso”.

Poi sono seguiti cinque minuti di tira e molla tra chi aveva detto cosa e chi aveva compreso cosa. Alla fine l’opposizione ha votato la mozione compatta e la maggioranza ha votato contro. Il parco è parco solo di nome, ma è un bosco di fatto. Con cacciatori e pescatori che lo tutelano, e chi lo ha tutelato per anni che andrà in tribunale a difendersi, con situazioni insanabili, la norma che è norma, la poesia che è diversa dalla norma, strade che verranno fatte e chi il parco o bosco lo vede ben tenuto e chi no. Insomma, succeda quel che succeda, alla fine affari di chi ci va.

Nazzareno Condina

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